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Paolo Maldini MilanGetty

Maldini a DAZN: "Prima del ritorno al Milan ci fu un interesse del PSG"

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La stagione del Milan può, fin qui, considerarsi più che positiva: primo posto in campionato e accesso ai sedicesimi di Europa League alla portata. Una buona parte del merito spetta al lavoro svolto da Paolo Maldini.

L'ex capitano rossonero è tornato nell'organigramma societario nel 2018 e da allora, prima nel ruolo di direttore dello sviluppo strategico dell'area sport e poi in quello di direttore tecnico, ha messo a disposizione le sue conoscenze per costruire una squadra temibile in Italia e in Europa.

Nel corso dell'intervista concessa a DAZN (qui gli altri estratti), Maldini ha raccontato il suo stile di vita durante gli anni trascorsi lontano dal calcio, in cui si è dedicato con maggiore attenzione ai piaceri degli amici e della famiglia.

"Credo di essermi preparato facendo tutt'altro in 9 anni, quindi ho cercato di riprendere in mano un pochino la mia vita e di seguire le cose che avevo un po' tralasciato: la famiglia, i figli, li ho seguiti nel percorso scolastico e calcistico, mia moglie naturalmente e anche gli amici. Ho iniziato a fare cose che non avevo mai fatto nella vita, tipo andare a prendere un caffè con gli amici che era una cosa veramente strana per me. Devo dire che mi sono goduto questi anni come un ritorno alla normalità e mi sono preparato staccandomi da quella che era la realtà quotidiana del calcio, sempre seguendo il Milan, le partite e la Champions con un occhio più distaccato".

Il ritorno al Milan in veste da dirigente si è sviluppato in pochissimo tempo: prima, però, c'era stata l'opportunità di un'avventura all'estero tra le fila dell'ambizioso PSG dell'amico Leonardo.

"Al momento di entrare, probabilmente, non ero prontissimo perché è stata una cosa veramente improvvisa. Una chiamata di Leonardo mentre ero a Miami: 'Devi essere qua tra 10 giorni, dobbiamo partire insieme perché ti voglio con me'. Sinceramente è stato facile dire di sì. Nel recente passato c'era la possibilità di entrare con l'altro gruppo, con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d'accordo su determinate cose. Prima ancora c'era stata la possibilità di entrare con Barbara (Berlusconi, ndr) ma sono successe tantissime altre cose. La mia scelta, a parte un interessamento del PSG sempre attraverso Leonardo, era comunque legata ai colori rossoneri".

Il figlio Daniel è uno degli attaccanti a disposizione di Pioli nella rosa milanista: dopo l'esperienza con papà Cesare, ecco la storia che si sta ripetendo.

"E' tutto difficilissimo ma nella mia vita sono stato abituato a delle storie incredibili: mio papà allenatore dell'Under 21 e io nell'Under 21, mio papà allenatore dell'Italia al Mondiale e io sono capitano, mio papà allenatore del Milan e io sono capitano. Dico la verità: è piacevole? No. Avere il papà tra le scatole non lo è e so che per mio figlio è così. Quello che magari mio papà mi ha dato e quello che spero di aver dato a mio figlio era comunque un'idea di vita, una sorta di linea che tu dai con l'educazione che insegni ai tuoi figli.

So benissimo che il momento più brutto è quando tu devi tornare dalla partita in macchina con tuo papà che è stato calciatore e ti dice quello che avresti dovuto fare e quello che hai sbagliato. Io me lo ricordo benissimo, era il momento che più odiavo della settimana. La stessa cosa succedeva a mio figlio e me l'ha detto più volte, ai miei due figli. Daniel rispetto a Christian ha la fortuna di giocare in un altro ruolo, quindi la mia opera di convincimento su certe cose non si basa sulla mia esperienza personale di difensore ma su una mia linea di visione di calcio. Per Christian credo che sia stato ancora peggio".

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