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Maicosuel Udinese Braga gfxGoal

Maicosuel, il Mago dal cucchiaio sghembo che eliminò l'Udinese

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Forse il signor Rebit aveva capito immediatamente tutto. Forse immaginava sin dal principio che non tutto sarebbe andato per il verso giusto nella vita del figlio. E quel funzionario dell'anagrafe certamente ci aveva messo del suo. Aveva storpiato il nome al piccolino, imprimendogliene un altro che gli sarebbe rimasto appiccicato per l'eternità, nei secoli dei secoli. Un piccolo segnale d'allarme. Maicosuel Reginaldo de Matos l'ha raccontato qualche anno fa: “Mio padre voleva chiamarmi Maxwell”. E invece, per colpa di un qui pro quo e di una fonetica ballerina, ecco Maicosuel. O Mago. L'uomo del cucchiaio piegato.

Perché è così che funziona: a volte puoi entrare nella storia dalla porta sbagliata. E Maicosuel se ne rende conto in una calda serata agostana, anno di grazia 2012, Udinese a un passo dai gironi della Champions League. Il brasiliano ci entra, nella storia. L'Udinese, no. Eliminata dai portoghesi del Braga, scaraventata fuori dai preliminari. Colpa di un errore sciagurato dal dischetto da parte di quel ventiseienne che ha acquistato appena un mese prima, la testa un po' così, il piede non sempre registrato a dovere. Mo je faccio er cucchiaio,ma è un cucchiaio piuttosto sghembo, fragile, che si spezza all'istante e spezza pure i sogni europei dei friulani.

Il contesto è ancora nella mente di tutti. Braga e Udinese hanno pareggiato per 1-1 all'andata e per 1-1 pure al ritorno. Prima nei 90 minuti, poi nei 120. Un equilibrio totale, apparentemente inscalfibile e immutabile. Armero ha realizzato la rete dell'illusione al Friuli, prima del pareggio a 18 minuti dalla fine di Ruben Micael. Maicosuel è entrato tardi, all'81'. Ma ai supplementari si è messo a disposizione della squadra, con volontà e desiderio di cambiare le carte in tavola. Niente da fare. E lotteria dei rigori sia.

Tutti coloro che si presentano dal dischetto per la sequenza finale, nonostante l'enorme posta in palio, sembrano dotati di un animo glaciale. Domizzi segna. Lima segna. Pinzi segna. Custodio segna. 2-2 ed equilibrio che, ancora una volta, non muta. Poi arriva Maicosuel. Il passo tranquillo, gli occhi di chi vuol spaccare il mondo. Ha in mente Totti e la sua impresa di 12 anni prima, ma anche la prodezza di Pirlo contro l'Inghilterra, roba di giugno. Si è messo in testa di emulare i due italiani. Ma Beto non è Van der Sar e non è neppure Hart. Vai a sapere perché, rimane fermo. Non cade nell'inganno del cucchiaio e si ritrova tra le mani un pallone triste e floscio.

Non è ancora l'errore che condanna l'Udinese e fa gioire il Braga. Ma lo diventerà ben presto. Perché segnano anche Eder, Armero, Paulo Cesar, Di Natale e infine Ruben Micael, sempre lui. Bianconeri a casa, portoghesi avanti. E via al dramma di Maicosuel. Il brasiliano inizia a piangere e non la smette più. Totò Di Natale sa bene cosa significhi sbagliare dal dischetto: lo ha fatto contro l'Arsenal 12 mesi prima, lo aveva già fatto contro la Spagna nel 2008. Da buon capitano prova a consolare il compagno, ma non c'è nulla da fare. Perché questo non è un semplice sbaglio: è anche un marchio a fuoco sull'avventura europea di Maicosuel.

"Dopo 6 anni non riesco ancora a sputarlo fuori. Mi perseguita – ha raccontato nel 2018 Francesco Guidolin, intervistato dalla 'Gazzetta dello Sport' – Non gli ho chiesto perché aveva fatto quel cucchiaio. Ma l’errore era stato mio, tra i cinque rigoristi avrei dovuto mettere chi aveva portato la squadra fin lì, non l’ultimo arrivato".

E dire che “l'ultimo arrivato”, preso in estate dal Botafogo, in fondo si era presentato col piede giusto. All'Udinese, che lo cercava da anni e nel 2009 se l'era fatto soffiare dall'Hoffenheim, aveva regalato appena tre giorni prima del fattaccio la speranza di espugnare il Franchi di Firenze. Suo il sigillo del momentaneo vantaggio, prima della rimonta della Fiorentina firmata da Jovetic, con tanto di seconda rete decisiva al 91'. Friulani sconfitti, ma insomma, vuoi vedere che questo Maicosuel ci farà divertire?

E invece no. Il rigore col Braga non segna l'immediato punto d'arrivo dell'avventura italiana di Maicosuel, ma la complica terribilmente. Tanto che l'Udinese decide di escluderlo dalla lista UEFA per l'imminente avventura in Europa League, dov'è retrocessa dopo l'eliminazione. Il direttore sportivo Larini giura: “È una scelta tecnica, non una punizione. Il numero di giocatori da inserire in lista è limitato”. Ma la coincidenza è troppo forte. Rafforzata dal fatto che il brasiliano intristito rivedrà il campo solo un mese e passa più tardi, all'inizio di ottobre, al San Paolo di Napoli. Partita nella quale, peraltro, Maicosuel fornirà a Pinzi il pallone del momentaneo 1-1 (finirà 2-1 per gli azzurri).

Un episodio come quello del 28 agosto non si può dimenticare, ma la vita va avanti e l'Udinese pure. Maicosuel, in quel 2012/13, gioca parecchio. Spesso da titolare, altre volte subentrando dalla panchina. Il 22 ottobre segna il goal decisivo per superare la resistenza del Pescara ed esulta in maniera speciale, inchinandosi dinnanzi alla gente del Friuli per chiedere scusa. Al termine della gara, Guidolin sorride: "Se non fosse successa quella cosa, non avremmo scritto quella pagina di storia ad Anfield". Si riferisce al 3-2 in casa del Liverpool nei gironi di Europa League, una serata leggendaria.

Maicosuel Udinese Serie AGetty

Niente rancore, amici come prima. Maicosuel chiude la stagione in panchina, ma viene confermato per la stagione successiva. Nelle prime 10 giornate del 2013/14 gioca parecchio, ancora una volta da titolare e non. Si è lasciato alle spalle quell'episodio, è deciso a “entrare nella storia dell'Udinese”, come aveva annunciato durante la conferenza di presentazione.

“I tifosi sono stati importantissimi – dice a ottobre all'emittente ufficiale dell'Udinese – Dopo quel rigore sbagliato ho visto chi mi voleva veramente bene. Poi non è una cosa che dimentichi e vai avanti. È una cosa che ti rimane in testa, ma che mi ha dato la spinta di scrivere quest'altra pagina di storia. Ora voglio ripagare l'affetto dei tifosi e farmi acclamare per i goal e per le belle giocate".

Di goal, in realtà, Maicosuel da quel momento non ne mette a segno più nessuno. Tanto che alla fine della stagione l'Udinese decide di cederlo all'Atletico Mineiro, che sborsa più di tre milioni di euro per riportarlo in Brasile a titolo definitivo. Un'operazione che finirà davanti alla FIFA, e che si è conclusa solo a gennaio con il pagamento dell'ultima rata da parte del Galo. Maicosuel torna nell'anonimato. Dimenticato dal calcio europeo, dal mondo in cui sperava di sfondare e da cui si è fatto travolgere.

Però in patria un nome ce l'ha e continua ad averlo. Ha vestito per anni maglie importanti del panorama brasiliano. All'Atletico Mineiro e al Botafogo ha vissuto i momenti migliori di una carriera meno brillante di quanto qualcuno si sarebbe aspettato. A Rio si è guadagnato ben presto il posto da titolare e poi la chiamata dell'Hoffenheim, nel 2009, con tanto di rapido ritorno alla base. A Belo Horizonte ha conquistato da protagonista una Copa do Brasil nel 2014, lasciando il segno su una storica doppia rimonta su Corinthians e Flamengo ai quarti e in semifinale.

Al Botafogo ha lasciato il cuore. Più volte ha rivelato di aver rifiutato in passato la corte del Flamengo, rivale bianconero. E anche oggi che non gioca più da tre anni e le primavere sulla carta d'identità sono diventate 36, si è proposto per aiutare il club carioca, crollato in Serie B: “So che loro hanno più da offrire a me di quanto io abbia da offrire a loro, ma se fosse una cosa buona per entrambi, perché no?”. Però è rimasto inascoltato. Le figlie, invece, sono innamorate dell'Atletico: “Dicono di essere tifose, hanno anche la maglia”.

Su Maicosuel c'è pure un documentario, pensato e costruito per il web. Lo trovate su YouTube, si chiama 'El Mago, Maicosuel'. Racconta la sua traiettoria di vita e nel calcio, da Cosmopolis, comune dello Stato di San Paolo dov'è nato e cresciuto, al Brasileirão e all'Europa. I sogni nel cassetto? Due: “Uno arrivare in Nazionale, ma è molto lontano... e l'altro indossare la maglia del Corinthians”.Non ci è mai riuscito. Ha giocato nel Palmeiras e nel San Paolo, le altre grandi statali assieme al Santos, ma anche nel Cruzeiro e nel Gremio. Sempre da trequartista, il suo ruolo preferito, nonostante il grande ex Marcio Amoroso all'arrivo a Udine ne avesse predetto un futuro da esterno offensivo.

A proposito di San Paolo: lì proprio non è andata bene. Anzi. Un portale legato al club paulista, dove è stato frenato da infortuni in serie senza mai riuscire a trovare continuità, ha definito Maicosuel "nettamente il peggior acquisto della gestione Leco", ovvero l'ex presidente, in carica fino allo scorso dicembre. Lo ha voluto lui personalmente, l'ex giocatore dell'Udinese. Uno dei concorrenti alla poltrona, Roberto Natel, racconta di aver provato a dissuaderlo, ma inutilmente:

"Sono andato da lui e gli ho detto di non prenderlo. E lui mi ha risposto che lo avrebbe preso lo stesso, perché gli piaceva come giocava. Io gli ho detto: "Presidente, guarda su internet, non gioca dal 2014". Ma non mi ha ascoltato. E poi ha dato la colpa allo staff medico".

Non è andata troppo bene nemmeno al Paraná, dove Maicosuel ha aperto e chiuso la carriera da professionista. A 17 anni lo chiamavano “Maicoshow”, a 32 anni hanno ringraziato il cielo quando se n'è andato. Anche perché non ha chiuso benissimo con la sua ex squadra: nel marzo di tre anni fa è rimasto coinvolto in una pesante polemica col direttore sportivo Marcos, ex portiere, che ha raccontato: “Ero in tribuna ad assistere all'allenamento e lui è venuto verso di me, insultandomi di fronte a tutti”. Marcos se n'è andato all'istante sbattendo la porta; Maicosuel tre mesi più tardi. E quella porta non l'ha ancora riaperta. L'ultima, triste esibizione del Mago.

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