Estate 2019. Antonio Conte approda all'Inter e chiede Romelu Lukaku come rinforzo per l'attacco in vista della cessione di Icardi ormai già decisa. Il leccese martella Marotta e Ausilio notte e giorno, fino all'annuncio ufficiale ad inizio agosto dell'acquisto dal Manchester United. Il belga diventa - con 65 milioni di euro, più una decina di bonus - il colpo di mercato più caro della storia dell'Inter, superando i 46 milioni di Vieri del 1999.
Conte aveva già chiesto Lukaku ad Abramovich nell'estate 2017 dopo aver vinto la Premier League col Chelsea. Non se ne era certamente innamorato osservandolo dalla panchina nei tre match in cui lo aveva affrontato sul campo: zero goal segnati in Italia-Belgio di Euro 2016 e nel doppio scontro di campionato tra Everton e Chelsea. In realtà Conte sapeva già tutto, lo sapeva da molto prima che il belga di origini congolesi mettesse per iscritto la sua storia di riscatto su 'The Players' Tribune'. Sapeva la fame, la voglia, l'urgenza di affermarsi.
"Ricordo il momento esatto in cui ho capito che eravamo al verde. Avevo sei anni e tornavo a casa per pranzo durante la nostra pausa a scuola. Mia mamma aveva sempre la stessa cosa sul menu: pane e latte. Quando sei un bambino neanche ci pensi, ma immagino che fosse quello che potevamo permetterci. Poi un giorno sono tornato a casa, sono entrato in cucina e ho visto mia mamma al frigorifero con la scatola del latte come al solito. Ma questa volta stava mescolando qualcosa, lo stava agitando. Poi mi ha portato il pranzo e sorrideva come se fosse tutto a posto. Ma io ho capito subito cosa stava succedendo. Stava mescolando l'acqua con il latte. Non avevamo abbastanza soldi per farcelo durare tutta la settimana. Non eravamo poveri, peggio".
Sportweek"Mio padre era stato un calciatore professionista, ma era alla fine della sua carriera e il denaro era finito", raccontò il centravanti nato ad Anversa. Roger Lukaku aveva avuto una dignitosa carriera spesa tra Ostenda, Mechelen e Germinal Ekeren, riuscendo a farsi spazio dopo essere arrivato in Belgio come un signor nessuno all'età di 23 anni. Papà Lukaku aveva anche giocato con la nazionale dello Zaire - come allora si chiamava l'attuale Repubblica Democratica del Congo - disputando match di Coppa d'Africa e qualificazioni ai Mondiali.
Ma che la situazione in casa Lukaku fosse davvero a livelli di sussistenza minima lo spiegano altre parole su 'The Players' Tribune'.
"La prima cosa a sparire fu la TV via cavo. Niente più calcio, nessun segnale. Poi capitava di tornare a casa la sera e le luci erano spente. Niente elettricità per due, tre settimane. Quando volevo fare il bagno non c'era l'acqua calda. Mia mamma scaldava un bollitore sul fornello ed io mi mettevo nella doccia gettandomi acqua calda sulla testa con una tazza".
Fu in quel momento che dentro quel bambino si accese un fuoco che non ha smesso mai di ardere.
"Ho fatto una promessa a me stesso, sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto. Un giorno tornai a casa da scuola e trovai mia mamma in lacrime. Così alla fine le dissi: 'Mamma, vedrai che cambierà. Giocherò a calcio nell'Anderlecht e succederà presto. Staremo bene. Non dovrai più preoccuparti'. Avevo sei anni".
La promessa sarà mantenuta. In mezzo ci sono gli anni trascorsi nelle giovanili di squadre minori del circondario di Anversa: Lukaku entra bambino nel Rupel Boom e ci resta 4 stagioni, poi un anno nel Wintam, dove nel 2004 lo notano gli osservatori del Lierse, club con un affermato settore giovanile. Ha appena 11 anni ma fisicamente è di una superiorità imbarazzante nei confronti dei pari età: in due stagioni segna 121 goal in 68 partite.
Nel 2006 il Lierse retrocede e l'Anderlecht preleva dal club delle Fiandre addirittura 13 giovani: tra loro ovviamente c'è il 13enne Lukaku, che vede avvicinarsi la realizzazione della promessa fatta alla mamma. Le motivazioni si fanno ancora più feroci e Romelu in 3 anni di giovanili a Bruxelles scaraventa nel sacco 131 goal in 93 partite, un diluvio.
All'inizio della stagione 2008/09 - a 15 anni - Lukaku tuttavia scivola in panchina. La reazione è veemente, niente deve impedire al suo sogno di realizzarsi. Scommette con l'allenatore dell'Under 19 - Romelu sta giocando clamorosamente sotto età - che entro dicembre segnerà 25 goal se schierato titolare, altrimenti resterà in panchina per il resto della stagione. "Questa era la scommessa più stupida che l'uomo avesse mai fatto. Arrivai a 25 goal a novembre".
Poi, finalmente, arriva il giorno dell'esordio in prima squadra. Inatteso e folle. È il 24 maggio 2009, si gioca il ritorno dello spareggio per il titolo tra Anderlecht e Standard Liegi, arrivati a pari punti a fine campionato. Il giorno della vigilia squilla il telefono di Romelu, che ha visto in tv la gara di andata: è l'allenatore delle riserve biancomalva che lo convoca per unirsi immediatamente in ritiro a Biglia e compagni. "Sono un giocatore dell'Anderlecht, papà!".
Minuto 65 del secondo tempo, lo Standard è avanti 1-0: il tecnico Jacobs si gira verso la panchina e chiama a sè Lukaku. Dentro! Ha 16 anni e 11 giorni. La partita non cambierà e l'Anderlecht perderà la sfida per il titolo. Ma da lì comincia una corsa inarrestabile: "Abbiamo perso la finale quel giorno, ma io ero già in paradiso. Ho mantenuto la promessa fatta a mia madre. Quello era il momento in cui sapevo che saremmo stati bene per sempre".
L'anno dopo Lukaku vincerà campionato e classifica marcatori della Jupiler League, a 17 anni appena compiuti. Qualche mese prima - il 3 marzo 2010, ancora 16enne - aveva esordito in nazionale da titolare contro la Croazia. Giocherà un altro anno all'Anderlecht, prima di lasciarlo col bottino di 41 reti in 98 gare ed essere acquistato dal Chelsea. Poi il prestito al West Bromwich, l'esplosione all'Everton, il bienno allo United - dove diventa il giocatore più giovane a toccare il traguardo delle 100 reti segnate in Premier - infine l'approdo all'Inter.
Una squadra affamata di successi, dopo un decennio di delusioni: secondo posto in Serie A, finale di Europa League. Niente conquiste, ma nome nerazzurro nuovamente al top. Grazie a chi? A Lukaku: un 2019/2020 con record di reti in carriera (34) per entrare nell'olimpo dei massimi cannonieri meneghini e la nuova stagione iniziata ancora a suon di goal. Nonostante qualche dubbio di troppo, difficile da capire. Per Romelu nessun problema: sa reggere alla pressione, come ha sempre fatto.




