38 goal in due in Serie A, un'intesa che trascende il terreno di gioco: Romelu Lukaku e Lautaro Martinez sono prima di tutto amici, ingrediente perfetto nel mix vincente che ha consentito all'Inter di festeggiare il suo 19° Scudetto con quattro giornate d'anticipo.
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Ai microfoni di DAZN, i due hanno ripercorso le tappe del percorso vincente: l'argentino ha menzionato la sconfitta nel derby d'andata che però non ha intaccato le certezze della truppa di Conte.
"E' stato difficile, ma sapevamo di essere stati la squadra più forte. Per noi ha dato l’energia per iniziare il percorso verso lo Scudetto".
Il feeling ha radici lontane e nasce con l'approdo di Lukaku a Milano: fu proprio il belga a 'gettare l'amo' facendo una promessa poi effettivamente concretizzatasi.
"Appena sono arrivato il primo giorno gli ho detto che con me avrebbe fatto tanti goal, 15 almeno. Ho parlato con suo papà e gli ho detto che tra due anni avremmo vinto qualcosa insieme".
Inter dominante in tutti gli scontri diretti e Lukaku non perde l'occasione per ricordarlo, sottolineando lo spirito guerriero della squadra.
"Abbiamo vinto tanti scontri diretti quest’anno, dimostrando di essere i più forti. Li abbiamo battuti tutti.Nicolò (Barella, ndr) parla sempre, io e lui litighiamo ogni giorno. A colazione siamo amici, ma quando camminiamo per andare in campo lì si inizia… Io e lui, come anche Lautaro e Brozovic, siamo pazzi nella testa. Ma ci diamo energia. Ogni squadra ha bisogno di giocatori che vadano in guerra".
"Il derby? Abbiamo preparato la partita con la primavera, ci eravamo allenati a un livello più alto. Già dal secondo giorno gli ho detto che non l’avremmo persa. Ero carico. Al mister l’avevo detto che avrei ammazzato io la partita".
Tra Lautaro e Conte c'è un grande rapporto: il recente battibecco in panchina è già stato superato con i sorrisi di un finto incontro di boxe tra i due.
"Conte nei torelli corre sempre in mezzo, ora dice che ‘si è fatto male’ al ginocchio e non gioca più. Dice così, però…".
Il primo allenamento di Eriksen impressionò Lukaku, capo-popolo nei caroselli per lo Scudetto immediatamente successivi al pari dell'Atalanta contro il Sassuolo.
"Eriksen è un artista, un maestro. Ricordo al primo allenamento ha fatto due goal, ha preso due palloni da fuori area e ha calciato. Ho fermato l’allenamento e ho detto al mister di tornare a casa".
"Sono sceso in strada in macchina col mio amico, dietro c’erano mia madre e mio figlio, c’erano 30 macchine dietro di me, mi sentivo un capo".


