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Lucas CastromanGetty

Lucas Castroman, l'eroe del derby oggi vende santini

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Può una partita conquistare a vita un intero popolo? Sì. Lo sa bene Lucas Castroman. Lo sanno bene i tifosi della Lazio. Data: 29 aprile 2001, derby contro la Roma, l'argentino da fuori area segna all'ultimo minuto e completa la rimonta, da 2-0 a 2-2. Un goal, per usi e costumi capitolini, finito di diritto nella storia biancoceleste.

Rientrato in patria, ora, il 41enne di Lujan aiuta il padre nel negozio di famiglia dedicato alla vendita di santini. A raccontare la sua storia era stato proprio il diretto interessato a "Sportweek":

"Il calcio non mi interessa più, ora seguo solamente la Nazionale di Leo Messi ".

Lucas Castroman

Gli aneddoti sulla Lazio, squadra in cui Castroman ha militato dal 2001 al 2003, però non mancano:

"Avevo lo stesso agente di Simeone, fece vedere alcuni video ad Eriksson e si convinse subito. Ma arrivati a Roma c’era Zoff, Sven era andato ad allenare in Inghilterra. Con Dino sono stato da Dio, avevo vent’anni, ero circondato da campioni come Crespo, Veron e il Cholo, mi aiutavano con l’italiano. Avevo anche un’insegnante privata ma durò due giorni: troppi verbi, troppe regole. Ascoltavo i compagni e capivo, in sei mesi avevo già imparato tutto “.

Mentre con Roberto Mancini e parte della dirigenza dell'epoca il feeling non è mai stato dei più ottimali:

"Rimasi deluso da due persone: Roberto Mancini e Oreste Cinquini, ex direttore sportivo della Lazio. Andai via per colpa loro. Uno mi diceva una cosa, l’altro un’altra: non c’era chiarezza, non erano trasparenti. Ricordo una partita contro il Besiktas in Coppa Uefa, ero una furia. Mancini non mi parlava da un mese e mi fece giocare titolare. Segnai e vincemmo 2-1, qualificandoci in semifinale contro il Porto. Poi a fine partita ci fu una discussione, così mi tolsi la maglietta e gliela tirai in faccia. Fu la rottura definitiva ".

Ed è proprio vero che una rete possa restare indissolubile nel tempo:

"Solo in seguito ho capito quanto fosse importante, le persone mi riconoscono più a Roma che in Argentina. Grazie al derby diventai una celebrita, diventò un'impresa anche andare al supermercato".

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