Nessuna scusa. Questa Juventus avrebbe dovuto battere questo Lione. La prima della classe del campionato italiano contro la settima forza della Ligue 1. Insomma, puro e nitido divario tecnico. Non emerso, affatto, al Groupama Stadium.
Pur senza proporre cose trascendentali, gli uomini di Garcia – con oculatezza tattica – hanno portato la qualificazione verso il proprio binario. Impensabile alla vigilia. Pura realtà. Ancora una volta, e più indizi iniziano a fare una prova, la Juve ha fallito completamente l’approccio al match. Palesando limiti non più tollerabili giunti ormai a fine febbraio.
La quinta sconfitta stagionale, in casa bianconera, fa dannatamente male. E, al tempo stesso, fa capire come questa rosa conviva con evidenti problemi strutturali e, soprattutto, con un allenatore che non ha ancora saputo trovare la giusta chiave di lettura. Sebbene, ad oggi, la rosa sia ancora in linea per provare a vincere tutto.
Pensieri lontani. Conta l’attualità, la stessa che vede la Juve incapace di creare occasioni contro un OL ancora in pieno cantiere aperto. Aggravante. Il ritorno al 4-3-3, al di là di aver riportato gli uomini nelle proprie posizioni, non convince. Non convince il ritmo. Non convince come l’area resti vacante, a maggior ragione puntando su Dybala, solito abbassarsi per favorire le trame di gioco.
Nessun passo in avanti. Nuda e cruda attualità, con alle porte (chiuse?) la sfida di domenica contro l’Inter. Una gara che potrebbe segnare in maniera indelebile la stagione juventina. In parole povere, il bicchiere resta mezzo pieno ma i campanelli d’allarme iniziano a essere troppi.
Getty ImagesResta un mistero come mai la Juve non riesca ad avere un impatto ottimale in termini di mentalità. E, ora, anche il discorso relativo alle motivazioni evidentemente non può più reggere. Il problema c’è ed è dei più grossi. Nonché dei più complicati da risolvere nell’immediato.
Sarri parla una lingua ancora sconosciuta ai suoi giocatori. Un vorrei ma non posso. Un ibrido che, al momento, ha portato la Signora a perdere usi e costumi consolidati nel passato. Zero certezze. Zero, come le conclusioni nello specchio della porta contro il Lione. Zero.
Si comprende, inoltre, come mai Sarri associ la Champions League a un sogno. Perché, allo stato attuale delle cose, di tale si tratta. La Juve non dà l’impressione – da nessun punto di vista – di essere un’autorevole candidata alla vittoria finale. Le altre corrono. Madama, invece, vive di incognite. Troppe.


