Caro Simon, ti scrivo per dirti solo una parola: grazie.
La professione in questi anni mi ha portato a seguire da vicino le vicende rossonere ma non ho avuto il piacere e l’onore di conoscerti personalmente. Eppure da ieri ti considero un amico, mio e di tutti coloro che hanno vissuto, seppur da spettatori, quei minuti drammatici. Ti sono grato Simon, perché hai saputo dare a tutti noi una lezione di vita, un insegnamento profondo, hai trasmesso un messaggio che non ha lingua, colori, barriere. Un messaggio d’amore, così naturale e universale.
Ieri sei stato un eroe, nel senso più puro e commovente del termine. Sei stato un esempio, un modello, una fonte d’ispirazione. E hai dimostrato al mondo cosa vuol dire essere un vero uomo, un amico, un leader, un campione, un capitano. In campo e nella vita.
Come dicevo, non ho avuto ancora il privilegio di conoscerti, ma parlando con chi frequenta Milanello, dai racconti dei compagni, dalle testimonianze dei dirigenti e dello staff tecnico è sempre emerso inconfutabile tutto il tuo spessore umano. Serio, posato, gentile e sempre disponibile, un ‘leader calmo’, come quello teorizzato da Ancelotti, che sa conquistare menti, cuori e vittorie.
E ieri, nel momento più difficile, in cui ci sentivamo smarriti, hai saputo gestire la situazione con una lucidità ammirevole. E ti ringrazio di aver ricordato a tutti quanto è importante conoscere i fondamenti di primo soccorso. Sei rimasto calmo ma hai agito prontamente, assicurandoti di mettere Christian in posizione laterale di sicurezza, soccorrendolo con coraggio e permettendo ai medici di intervenire in tempo.
Hai reso onore a quella fascia che porti con grande orgoglio sul braccio, invitando i tuoi compagni a proteggere Eriksen e la sua privacy, formando uno scudo, una barriera che agli occhi di chi assistiva aveva il valore di un abbraccio. Tutti uniti per Chris.
GettyHai distolto lo sguardo da lui soltanto quando hai visto entrare in campo, affranta dal dolore e sopraffatta dalla paura, Sabrina, compagna di Eriksen e madre dei suoi figli. Quell’abbraccio resterà impresso nella mente di tutti noi, un’immagine lancinante, che trasuda umanità e commozione. Con quel gesto ti sei preso cura di lei ma anche di chi era a casa, attonito e incredulo per quello che stava accadendo.
Sei stato un eroe ma non per questo hai perso la tua sensibilità, anzi. E vederti lasciare il campo perché troppo scosso da quanto successo, con in testa soltanto la preoccupazione per le condizioni di un amico fraterno, ha sottolineato ulteriormente la tua umanità.
Essere un capitano significa anche essere una guida, e tu ieri hai preso tutti per mano, in campo e fuori. Non solo Chris, Sabrina e i tuoi compagni. Non solo la Danimarca. Oggi siamo tutti fieri di te e orgogliosi che il mondo del calcio possa vantare esempi positivi come te.
E sicuramente sei un vanto anche per il Milan, che ha trovato in te un punto di riferimento, un totem, una granitica certezza. Per l’esempio che dai, per i valori che incarni, per il tuo spessore tecnico e soprattutto morale, aspettiamo di rivederti in Italia con la fascia rossonera sul braccio.
Grazie Simon, ti sarò e ti saremo tutti per sempre grati.


