
Ci sono giocatori che non hanno bisogno di vincere chissà quali trofei per rimanere nel cuore dei tifosi. Ci sono giocatori che non vincono nulla o quasi in carriera, eppure restano impressi, scolpiti nella mente e nei ricordi di quella pazza esultanza allo stadio o sul divano per quel goal indimenticabile.
Ci sono giocatori come Emanuele Calaiò , che ti entrano dentro a prescindere da tutto. Sarà anche per quella sua di esultanza, nata per essere diversa, quasi per caso, come nascono le cose più belle.
"Eravamo a cena con mia moglie e degli amici. All’epoca vari campioni avevano la loro esultanza e tutti cercavano di emularli. Così cercai un’esultanza tutta mia, anche per tramandarla nel tempo. Venne fuori di esultare come Robin Hood, o Cupido , per festeggiare insieme ai miei tifosi“.
'L'Arciere', è così che lo ribattezzano a Napoli. Un soprannome che si porterà dietro per il resto della carriera. Appena lo senti dire, in qualsiasi occasione, non puoi fare altro che pensare a Calaiò, inginocchiato, che finge di prendere una freccia, tirare la corda dell'arco e scoccarla verso la curva.
Non è ancora l'Arciere quando nel 2000 Mondonico lo fa esordire in Reggina-Torino. E' solamente un ragazzino di 18 anni che impiega otto minuti a segnare il primo goal in Serie A. A quei tempi però non basta una rete per valere 40 milioni di euro e finire nel mirino delle big. E allora Calaiò parte dal basso, diventando il trascinatore del Pescara a soli 23 anni.
Promozione in Serie B e conseguente esplosione: Calaiò segna 30 goal in una stagione e mezzo . Sembra più che pronto al ritorno in Serie A, ma fa una scelta di vita, quella di tornare in Serie C per vestire la maglia del Napoli. La scelta che lo fa diventare l'Arciere, per tutti e per sempre.
GoalPrima di Osimhen, prima di Higuain, prima di Cavani, al Napoli c'è Calaiò, l'ultimo vero bomber italiano degli azzurri. Capocannoniere della squadra nell'anno della promozione in Serie B e in quello del tanto atteso ritorno in Serie A dopo 7 lunghe stagioni. Contro il Lecce, al San Paolo, di fronte a quasi 60.000 spettatori, scocca la freccia dei sogni.
I sogni però hanno un difetto ed è quello che prima o poi finiscono. Ti svegli e capisci che devi fare i conti con la realtà. E in Serie A la realtà di Calaiò è ben diversa. Reja gli preferisce Zalayeta come prima punta accanto al Pocho Lavezzi e le frecce dell'Arciere rimangono nella faretra.
"Quell’anno di Serie A è l’unico mio rimpianto della carriera di Napoli . Dopo anni di sacrifici in serie minori è stato difficile non avere avuto l’opportunità di dimostrare il mio valore in quella categoria. Ho segnato solo due goal, contro il Livorno, ma furono una rivincita per me".
La rinascita di Calaiò si chiama Siena. Tra Serie A e Serie B segna 50 goal in 154 partite, sfiorando persino la Nazionale. Si sta giocando un Cesena-Siena e allo stadio c'è Rocca, collaboratore del ct Prandelli. E' lì per seguire la super coppia d'attacco dei toscani composta da Calaiò e da un giovane Mattia Destro.
"Era venuto a vedere me e Destro per convocarmi per lo stage di Coverciano. Ma mi ruppi il perone in quella partita e le cose per me e la mia carriera cambiarono. Il treno Italia è poi partito senza di me...”.
Calaiò rimane sei mesi fuori, ma quando torna a correre riceve una chiamata inaspettata. Mazzarri lo rivuole al Napoli, stavolta come vice-Cavani. La seconda esperienza in azzurro dura poco, l'Arciere stavolta non segna ma si prende la soddisfazione di esordire in Europa. Poi è tempo di ripartire, di scoccare altre frecce tra Genoa, Catania, Spezia, Parma e Salernitana.
Non esiste una piazza dove Calaiò lascia un brutto ricordo. Accetta anche la sfida di giocare nel Catania, da palermitano. "Quando sono arrivato la gente diceva: ma che ci fa un palermitano qui?" . Beh, fa 18 goal e fa dimenticare a tutti di essere palermitano. Parma è un Napoli-bis, col ritorno in Serie C e la cavalcata fino alla Serie A da assoluto protagonista, con 32 reti in 79 presenze.
Ma anche qui il sogno finisce sul più bello. Nel luglio 2018 Calaiò viene condannato a 2 anni di squalifica(poi ridotta a 5 mesi) con l'accusa di aver tentato di 'alterare il regolare svolgimento e il risultato finale ' di Parma-Spezia, inviando mesaggi su WhatsApp ai suoi ex compagni Terzi e De Col.
"Sai che devi stare fermo 5 mesi per qualcosa che non hai fatto, in più hai la coscienza a posto. Non mi sta bene di passare per un criminale a causa di un’ingenuità. Non sono mai stato un criminale, non sono mai stato coinvolto in brutte storie, mai. Nemmeno in un processo. Invece sono finito in prima pagina come un criminale . La cosa più dura è stata dovermi giustificare con i miei figli “.
L'ultima maglia che indossa è quella della Salernitana, dove successivamente ha anche occupato il ruolo di dirigente. Le ultime frecce scoccate non gli permettono però di raggiungere il traguardo dei 200 goal in carriera. L'Arciere si ferma a 197, dice addio al calcio a 37 anni. Forse si è sempre fermato sul più bello, ma con la sua esultanza è riuscito a fermare il tempo. Tramandata tra il bambino che l'ha fatta e quello che magari, quando il papà gli racconterà di Calaiò, proverà a farla.
