
Uniformarsi alla massa del calcio moderno o distinguersi? Affrontare il mondo del pallone ligio al dovere o andare oltre gli schemi? Una questione soggettiva, che nel terzo millennio del pallone vira pesantemente verso una direzione univoca, in cui qualsiasi deviazione dal comportamento integerrimo che ci si aspetta da un atleta professionista viene sbattuta in pubblica piazza, condannata dalla voce della strada e dalle parole sui social. Essere Kyle Lafferty, personaggio mistico e fuori dal tempo, non è facile. Sembra uscito dagli anni '70, tra vizi e virtù, tra goal e scherzi, oltre la serietà del mondo in cui è finito a metà anni 2000, professionista in terra inglese dopo la partenza dalla natia Irlanda del Nord.
Figlio di Enniskillen, paesino del Regno Unito conosciuto soprattutto per tristi motivi legati all'IRA, l'organizzazione paramilitare che ha scosso l'Irlanda nel secolo scorso. La città viene ripresa dagli U2 per menzionare eventi di morte e distruzione accaduti nel 1987, due mesi dopo che Lafferty, il cittadino più famoso, veniva al mondo.
Lafferty è talmente possente che al Burnley gioca con i ragazzi più grandi sembrando loro coetaneo, ama il pallone e la vita. Ama andare oltre il concetto della serietà sferica, sfruttando lo sport divenuto lavoro per permettergli di farsi tanti amici, di creare storie e raccontarle, di far innamorare tifosi e condurre il presente a rifugiarsi nel passato, quando faceva parte dei Rangers, del Sion, del Palermo.
Se Lafferty ha legato la sua importanza sotto porta ai Rangers, riuscendo a segnare più di quaranta reti (44 per la precisione), il suo volto è spesso accostato al Palermo. Il motivo? Vi è approdato per mano di Zamparini in una squadra pregna di qualità, ma in Serie B. Era la formazione che contava su Belotti, Abel Hernandez, Dybala, il Mudo Vazquez e sì, Kyle. In mezzo alle giocate col baricentro basso e il telecomando nel piede, la forza di un toro.
Nel 2013/2014, nell'anno della promozione rosanero in Serie A, segna undici reti. In Serie B è una furia, i tifosi del Palermo lo vedono come parente con cui andare in guerra, padre da cui farsi insegnare la vita, fratello per le questioni che contano e amico con cui desiderare baldoria. Forse troppa baldoria, per Maurizio Zamparini. Dopo essere stato tra i migliori marcatori del campionato e dello stesso club isolano, dietro il primatista uruguayano Abel Hernandez, fa i bagagli. Controvoglia.
GettySulla panchina del Palermo siede Iachini, un uomo leggendario capace di resistere dentro al tornado zampariniano per un triennio, senza essere esonerato fino a metà 2015/2016, dopo due stagioni e mezzo: un traguardo quasi emozionante. Beppe deve salvare il Palermo, ha la qualità per farlo, sta creando un gruppo incastrato perfettamente. Se un pezzo cade, il club cade. E così, addio a Lafferty:
"Lafferty è andato via su richiesta di Iachini. Stiamo parlando di un giocatore ingestibile, un donnaiolo, un irlandese senza regole. Il mio allenatore mi ha detto che non riesce a sistemarlo".
Alla 'Zanzara' di Radio 24, Zamparini non lascia spazio ai dubbi, come suo solito. Spiega per filo e per segno come Lafferty sia un grande giocatore, ma legato all'idea di calciatori di decenni prima. Più là, inteso come lontano da Palermo, che qua, dentro il centro storico:
"Lafferty è uno che sparisce una settimana e va a donne a Milano, ha due famiglie con sei figli, non fa allenamento, è uno scoordinato. Poi sul campo è un grande giocatore perché dà tutto quello che ha e anche di più.
Gli insulti sul web per la cessione di Lafferty? Questi tifosi sono dei vigliacchi. Se te li ritrovi di fronte, non direbbero le stesse cose. Siccome sono rincoglioniti possono dire tutte le porcherie che vogliono".
A Lafferty piace la vita, la vita sorride a Lafferty. Sposa non una, ma ben due Miss Scozia. Una, realmente incoronata, Nicola Mimnagh, regina del 2010, e dunque Vanessa Chung, sul tetto dei castelli di Edimburgo come wag più bella di Euro 2016, compagna del ragazzone nord-irlandese nello stesso anno della competizione francese. E' dopo l'eliminazione dal torneo conquistato da Cristiano Ronaldo e soci portoghesi che avviene il più famoso episodio della carriera del 34enne 'bomber', definizione che riporta alla sua abilità comunque considerevole sotto porta, ma anche al più moderno termine 'di stima' verso un amico o un mito.
L'Irlanda del Nord cade contro i cugini del Galles negli ottavi di finale. La fine di un sogno, in cui comunque ci si è ben trovati. E' stato bello per McGinn, Mc Auley, anche per il commissario tecnico Michael O'Neill. Un buon allenatore, che sa prendersi le sue responsabilità, tanto da lasciare fuori il giocatore più rappresentativo, monsieur Lafferty, nel match contro l'Ucraina, nell'unico match vinto dalla rappresentativa del Regno Unito, essenziale per passare il turno come terza del girone dietro Germania e Polonia.
Lafferty non gioca, Lafferty non segna. L'Irlanda passa, viene eliminata, applausi, peccato, andiamo avanti. Prima un po' di riposo collettivo, in attesa di vacanze separate per tutti. Per Kyle è il momento di salutare a suo modo il commissario tecnico, raccontando a Open Goal la sua idea:
"C’erano sempre tre guardie di sicurezza che venivano con noi. Erano i migliori e portavano sempre le pistole. Non si scherza con questi ragazzi. Il giorno dopo la sfida contro il Galles stavamo tornando a casa e siamo diventati amici, da lì anche loro iniziarono a bere qualcosa con noi.
Si sono allontanati un attimo e sono riapparsi con le loro pistole ovviamente scariche. Michael O’Neill era seduto lì vicino e io sono andato da lui, gli ho puntato la pistola in testa e ho detto: ‘Ti dispiace di avermi lasciato fuori contro l’Ucraina adesso?".
Gelo in sala, risate forzate, questioni legate al dito? No, perché Lafferty continuerà a giocare costantemente con l'Irlanda del Nord, diventando il secondo maggior cannoniere della rappresentativa dietro David Haley, mito tra Leeds e Preston, senza fortuna al Manchester United. Altra storia, anche se intrecciata con quella del nostro, amici in Nazionale e nella vita, massimi rappresentanti delle terre del Nord.
Lafferty delude al Norwich, poi si accorge, in un'epifania attesa forse troppo a lungo, che la Scozia è la sua vita. Sua moglie, la sua gente, il suo calcio. Viene dall'Irlanda del Nord, ma ha un cuore scozzese. Dimenticati i canarini del City, gioca e segna per l'Hearts, si guarda allo specchio e torna ai Rangers, felice, soddisfatto, meno donnaiolo, piedi al suolo e non campati in aria. Non completamente.
Perché dopo la mancata gloria con Sarpsborg e Sunderland, torna in Italia, ancora in Serie B, stavolta alla Reggina. Nello strano e variegato calciomercato a Reggio Calabria c'è anche lui nel 2020. Colpo come Menez e il Tanque Denis, verso i gradini che portano al Paradiso della Serie A.
Non sarà minimamente così, perché a gennaio 2021 rescinde. 11 presenze, una rete e i migliori auguri per il futuro. Utili, considerando una nuova esplosione, al Kilmarnock (con parentesi annessa a Cipro con l'Anorthosis), prima di qualche mese al Linfield, nella seconda metà della passata stagione. In estate il passaggio al Johnstone Burgh.. Non c'è niente da fare, dici Lafferty e dici Scozia. Ci prova a staccarsi, ma la calamita della realtà lo riporta lì: è un big tra i big, nell'antica serie britannica. Un ritorno al passato che non ha funzionato in Italia, che forse Lafferty ha sempre visto come una pausa dalla serietà del goal in terra scozzese, rispetto alla volontà di difendere la sua nuova patria, della moglie e un po' anche sua, dal sud al nord della Scozia.
