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Dnipro Europa LeagueGetty

La squadra scomparsa che ha fatto piangere il Napoli: dalla finale di Europa League al fallimento

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Oggi, quando si parla del Dnipro, purtroppo bisogna usare il passato. Il Dnipro non è, il Dnipro era una squadra di calcio ucraina. Per giunta un'ottima squadra di calcio, capace di rendersi assolutamente protagonista anche in Europa, brillando e poi sparendo come una meteora.

Il Dnipro è stato un'istituzione già prima dell'indipendenza dell'Ucraina: ancora oggi è infatti l'unico club ad aver vinto tutti i trofei possibili nella ex Unione Sovietica. Due campionati, una coppa nazionale, due coppe di Lega e una Supercoppa. Il Dnipro aveva una storia, che non meritava di essere calpestata in questo modo.

E' successo tutto molto in fretta, quasi senza il tempo di rendersene conto. Nel 2013-2014 il Dnipro raggiungeva uno storico 2° posto nel campionato ucraino alle spalle del colosso Shakhtar, conquistando così l'accesso all'Europa League per il quinto anno consecutivo. Era la squadra della stella nascente Konoplyanka e di un bomber croato che in Italia abbiamo imparato a conoscere benissimo, Nikola Kalinic.

Europa League final Sevilla Dnipro 27052015Getty Images

La stagione dei sogni è durata quasi un anno: è iniziata il 30 luglio 2014 con il preliminare di Champions perso contro il Copenaghen ed è finita il 27 maggio con la finale di Europa League. Eppure le prime tre partite della fase a gironi non facevano presagire affatto ad un epilogo del genere. Il Dnipro aveva infatto conquistato appena un punto, frutto di due sconfitte contro Inter e Qarabag e un pareggio contro il Saint-Etienne. Il tutto senza segnare neppure un goal.

Ma quando il Dnipro veniva dato ormai per spacciato, ecco che il 4-2-3-1 del tecnico Markevych ha cominciato a dare i suoi frutti. Niente calcio spettacolo, costruzione dal basso, tiki-taka o robe del genere, ma soltanto una semplice e spaventosa concretezza: pochissimi goal presi e pochissimi goal segnati, ma al momento giusto. Sei punti conquistati nelle successive tre partite ed approdo ai sedicesimi alla spalle dell'Inter.

Da qui in poi la concretezza del Dnipro è diventata quasi fastidiosa. La Dnipro Arena non era uno stadio, ma una sentenza. Ci andavi e perdevi, senza segnare neppure un goal. Non c'era scampo, sia se ti chiamavi Olmypiacos che se ti chiamavi Ajax o addirittura Napoli. 2-0, 1-0, 1-0, 1-0. Un percorso netto, quasi meccanico, che ha portato il Dnipro in finale di Europa League.

L'emblema del 'dniprismo', se così lo vogliamo chiamare, è stata la doppia semifinale contro il favoritissimo Napoli. Già dall'andata al San Paolo si era capito che i pronostici sarebbero andati a farsi benedire. Vuoi perché il portiere del Dnipro, Boyko, ha parato tutto dopo aver preso goal da David Lopez ad inizio secondo tempo. E vuoi perché Seleznyov, appena entrato in campo, ha pareggiato la partita a dieci minuti dalla fine con un goal in palese fuorigioco.

Il Napoli, comunque, era nettamente più forte e avrebbe ancora potuto tranquillamente passare il turno. Ma della legge della Dnipro Arena vi abbiamo già parlato: lì si perdeva senza segnare, punto e basta. Ed è quello che è accaduto anche al Napoli, punito dall'ennesimo goal dubbio di Seleznyov e dagli errori grossolani di Gonzalo Higuain. 1-0, Dnipro in finale e Pipita sbeffeggiato dal difensore Fedetskyi al fischio finale per certe dichiarazioni che è sempre meglio evitare prima di qualsiasi partita. Specie prima di una semifinale.

"Prima della gara Higuain ha detto che se il Napoli non avesse vinto contro di noi, lui avrebbe smesso di giocare a calcio. Ora voglio aspettare domani, ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità per le cose che dice. Forse credeva che noi non fossimo una squadra"

Alla fine, però, il Dnipro ha dovuto fare a sua volta i conti con un'altra sentenza inattaccabile: il Siviglia in finale di Europa League. 6 finali e 6 vittorie nella sua storia, compresa appunto quella col Dnipro. La partita tra l'altro è stata bellissima: vantaggio immediato degli ucraini con Kalinic, ribaltone del Siviglia nel giro di tre minuti con Krychowiak e Bacca, pareggio di capitan Rotan già prima dell'intervallo e 3-2 decisivo ancora di Bacca nel finale.

Nikola Kalinic Europa League final Sevilla Dnipro 27052015Getty Images

Sembrava l'inizio del consolidamento del Dnipro come nuova realtà del calcio europeo, invece era soltanto l'inizio della fine. Debiti, grandi cessioni, poi altri debiti e ancora altre cessioni. Tutto questo però non è bastato ad evitare una squalifica di 3 anni da tutte le competizioni europee per violazione del fair play finanziario. L'addio di ben 18 giocatori e il ridimensionamento del progetto non è bastato ad evitare una penalizzazione di 12 punti e la retrocessione sul campo nella seconda serie ucraina, nel 2017, appena due anni dopo la finale di Europa League.

Ma nemmeno tutto questo è bastato. E allora è arrivata persino la retrocessione d'ufficio in terza serie, con una clamorosa beffa. Il patron Kolomoyskyi ha deciso infatti di mollare il Dnipro e fondare una nuova squadra, il Dnipro 1, che oggi milita nella massima serie ucraina. Il Dnipro è stato letteralmente saccheggiato: oltre allo stadio, che i due club condividevano, il Dnipro 1 si è preso l'accademia giovanile e pure l'allenatore. Le due squadre gemelle hanno giocato per un anno nello stesso campionato e nello stesso girone, ma al termine della stagione i destini furono totalmente opposti: Dnipro 1 promosso, Dnipro retrocesso tra i dilettanti per delibera della FIFA.

Un calvario che si è concluso definitivamente nella stagione 2018-2019, l'ultima nella storia del Dnipro. La dicitura è straziante, fa quasi male leggerla:

"Il club cessa le proprie attività"

Il Dnipro, quello che tutti abbiamo imparato a conoscere, quello che eliminava il Napoli e teneva testa al Siviglia in finale di Europa League non esiste più. Non è più una squadra di calcio, ma solo un malinconico ricordo.

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