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La storia di Empereur: da 'Calciatori - Giovani Speranze' al trionfo in Libertadores

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C'è Alberto Rosa Gastaldo, finito a giocare nei dilettanti. C'è Giacomo Ruggeri, che ha quasi 28 anni e un futuro già alle spalle: sperava di sfondare nel calcio, ma si è accorto che troppe porte si erano chiuse davanti a lui e così si è iscritto a infermieristica. C'è Saverio Madrigali, 28 anni pure lui e pure lui costretto a riporre il pallone in un angolino della vita: ha cambiato direzione, aprendo una pasticceria, perché, come raccontato un paio d'anni fa a 'La Nazione', vedevo che il merito veniva sempre dopo:per andare avanti servivano determinate scelte, non bastava lavorare sodo durante la settimana per finire in campo la domenica”.

E poi c'è anche chi ce l'ha fatta. Come Cedric Gondo e Leonardo Capezzi, che nel curriculum hanno un paio di promozioni in Serie A a testa. O come Luca Lezzerini, oggi al Brescia, per anni nella rosa della prima squadra viola. O come Alan Empereur. 29 anni a marzo, difensore di piede mancino, origini brasiliane. Oggi gioca in patria con il Cuiabá, ma la gavetta se l'è fatta tutta in Italia. Si è messo in testa un sogno, l'ha inseguito, l'ha raggiunto. Ha giocato in Serie A e ha alzato una Copa Libertadores, all'inizio del 2021 col Palmeiras. Ha ricominciato dal basso, ha scalato le gerarchie, ha toccato il cielo con un dito.

Medesimo punto di partenza, destini diversi tra loro. Rosa Gastaldo, Ruggeri, Madrigali, Capezzi, Gondo, Lezzerini ed Empereur erano compagni di squadra, un tempo. Una decina d'anni fa facevano parte della Primavera della Fiorentina e il loro allenatore era Leonardo Semplici, oggi allo Spezia, che l'ha appena scelto per rimpiazzare Luca Gotti. Sognavano di sfondare nel grande calcio, come tutti. E parevano avere le carte in regola per farlo, come tanti. Tanto che MTV aveva deciso di accendere gli occhi delle telecamere su di loro. Nel 2012 aveva creato e messo in onda il docu-reality 'Calciatori – Giovani Speranze', dedicato alla rosa di Semplici e durato un paio di stagioni. Una sorta di eredità, seppure alla lontana, di “Campioni – Il sogno” e del boom Cervia. Puntava a raccontare al grande pubblico la vita professionale e quella privata di un gruppo di baby calciatori, le loro speranze, le angosce, le gioie, i turbamenti.

Erano una dozzina, i ragazzi scelti per essere scrutati e regalati al pubblico ventiquattr'ore su ventiquattro. Tra loro anche Roberto Everton, Axel Bangu, Leonardo Di Curzio e Leonardo Costanzo. Il primo ha deciso di abbandonare il calcio, gli altri tre non giocano più.

Io ne parlo male, non è stata un’esperienza positiva - ha detto qualche mese fa Filippo Bandinelli, oggi all'Empoli ma in rosa in quella Fiorentina, in un'intervista alla 'Gazzetta dello Sport' – Le telecamere secondo me hanno fatto perdere a tanti l’aspetto calcistico”.

Ancor più celebre il rifiuto di Federico Bernardeschi:

“Ho lasciato che mi riprendessero mentre giocavo, ma non ho voluto le telecamere nella mia vita privata. L’iniziativa sembrava interessante, ma alla fine credo che possa deviare dall’obiettivo di diventare calciatore”.

Delle giovani speranze scelte per il programma, Empereur è l'unico ad aver vinto un trofeo in una prima squadra: la Libertadores del 2020 col Palmeiras, appunto. Al Verdão era tornato pochi mesi prima, a sorpresa, ceduto in prestito con obbligo di riscatto dal Verona. Nel momento in cui torna in patria, stampa e tifosi cominciano freneticamente a chiedersi chi diavolo sia. Ed è normale: laggiù non lo conosce nessuno, ma proprio nessuno. Perché Alan, semplicemente, in Brasile non ha mai giocato prima. Favorito dalle origini italiane del nonno paterno Alessandro, partito dalla Val d'Aosta a metà degli anni cinquanta, ha lasciato le giovanili dell'Atlético Mineiro nel 2008 per tentare l'avventura dall'altra parte del mondo. A scoprirlo ai tempi è Pantaleo Corvino, direttore sportivo della Fiorentina, uno che di talenti se ne intende.

A Firenze Empereur lotta con la saudadedi casa, trova spazio, diventa capitano della Primavera. Vince Coppa Italia e Supercoppa di categoria nel 2011, accetta di far parte del progetto 'Calciatori – Giovani Speranze', viene chiamato ad allenarsi con la prima squadra, entra a far parte della scuderia di Mino Raiola. Però, nonostante le premesse, la svolta vera non arriva mai. E così, nel 2014, l'ancor giovane Alan è costretto a rimboccarsi le maniche e ripartire da zero: pare fatta con il Teramo, ma alla fine la destinazione si chiama Ischia. In Lega Pro Seconda Divisione, ai tempi la quarta serie del calcio italiano.

Empereur riparte dal basso. E diventa un uomo chiamato gavetta. L'Ischia, poi il Livorno, il Teramo, la Salernitana, il Foggia, il Bari. Sempre nelle serie minori d'Italia. In Toscana assapora la Serie B, a Salerno prova a tenersela stretta, a Foggia vince il campionato di C, a Bari vive gli ultimi mesi pre-fallimento del club. Un'onesta carriera che poco si confà, almeno all'apparenza, a un personaggio come lui, già finito sotto i riflettori delle telecamere di MTV.

E poi arriva il Verona. Nell'estate del 2018 i veneti sono appena retrocessi dalla A alla B e hanno tutta l'intenzione di riconquistare il Paradiso perduto. Nell'opera di rinnovamento gialloblù entra anche Empereur, che nella prima stagione gioca diciotto volte nella stagione regolare e altre quattro nei playoff, conclusi col trionfo in finale nel derby col Cittadella.

Allan Empereur, do Hellas VeronaAllan Empereur, do Hellas Verona

L'anno successivo, il primo con Ivan Juric in panchina, è finalmente Serie A. Proprio Empereur segna la prima rete dell'avventura veronese del croato, in Coppa Italia contro la Cremonese, anche se a passare sono i grigiorossi. Si piazza alle spalle al trio Rrahmani-Kumbulla-Gunter, ma alla fine un discreto spazio riesce a guadagnarselo (13 presenze). E quando nel novembre del 2020 lo chiama il Palmeiras, il giorno dopo un posticipo col Milan in cui peraltro ha disputato il quarto d'ora finale, il brasiliano accetta.

Penso di aver fatto un grande lavoro con Empereur – spiega Juric qualche giorno dopo l'addio – Con noi il suo livello si è alzato tanto, è arrivato a esprimersi su buoni livelli anche in Serie A. Mi è dispiaciuto vederlo andarsene. Ma lui mi ha detto che il Palmeiras era una grande occasione e che avrebbe voluto tornare in Brasile dalla sua famiglia. Non aveva senso mettersi di traverso. Gli ho augurato buona fortuna, anche se un po’ ci sono rimasto male”.

Se del resto è vero che nessuno è profeta in patria (sarà?), Empereur non ha mai avuto l'opportunità di provare il contrario. Semplicemente perché, essendosene andato giovanissimo, in patria non ci ha mai giocato. Non in una prima squadra, almeno.

Non potevo rifiutare il Palmeiras – dice appena arrivato – La mia volontà era quella di tornare e acquisire una visibilità nel paese in cui sono nato. Io sono brasiliano. Ho vissuto per lungo tempo in Italia, ma il mio sangue è brasiliano”.

Il suo mondo cambia per l'ennesima volta pochi mesi più tardi. Il 6 gennaio del 2021 si gioca River Plate-Palmeiras, la semifinale d'andata della Copa Libertadores, torneo traslato di qualche mese causa Covid. Empereur non è un titolare ed è destinato a sedersi in panchina. Ma durante il riscaldamento Luan, uno dei titolari difensivi, avverte dolori alla schiena e deve dare forfait. Dentro all'ultimo minuto Alan, lo sconosciuto, che vive una delle serate più intense della propria carriera. E nel contesto di una vittoria trionfale (3-0 per i brasiliani) se la cava bene: sicuro, attento, torna da Buenos Aires con zero falli commessi in 90 minuti.

Il 30 gennaio successivo si gioca la finalissima, in un contesto che più brasiliano non potrebbe essere: l'avversario del Palmeiras è il Santos, lo scenario è il Maracanã di Rio de Janeiro. Derby equilibrato, sul filo della tensione. Empereur è in panchina, ma tutti lo vedono precipitarsi in campo quando Breno Lopes indirizza di testa in rete, al nono minuto di recupero del secondo tempo, il pallone che consegna la coppa al Verdão. L'ex veronese, per la cronaca, verrà inserito da Abel Ferreira per gli ultimissimi secondi di partita. Giusto in tempo.

Il Palmeiras è campione del Sudamerica. E Empereur capisce una volta di più in quel momento che sì, abbandonare il calcio europeo per provare a farsi un nome in Brasile è stata una decisione saggia. Anche perché, un paio di mesi dopo, l'ex gialloblù aggiungerà alla propria bacheca personale anche la Copa do Brasil. Questa volta giocando dal primo all'ultimo minuto la finale di ritorno, vinta per 2-0 contro il Grêmio dopo il successo di misura già ottenuto a Porto Alegre.

Non dura molto, a dire il vero. Nell'estate del 2021, il Palmeiras e il Verona non trovano un accordo per trasformare il prestito di Empereur in un'operazione a titolo definitivo. Alan rientra in Italia, ma solo per risolvere il proprio contratto coi veneti e per scegliersi una nuova destinazione: il Cuiabá. Che non è il Verdão, ma poco importa: ora sì che il ragazzo che sognava di sfondare anche grazie a MTV si è fatto un nome in Brasile.

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