GOALTra fine anni '90 e inizi 2000, la Nigeria partorisce alcuni dei più grandi talenti del calcio mondiale. Pensiamo ovviamente ad Okocha, ma anche a Kanu, Babayaro, Ikpeba, Finidi George, Taribo West e tanti altri.
La trafila è più o meno la stessa per tutti. Trasferimento in Europa e consacrazione ad alti livelli, magari in un grande club o in un grande campionato come la Serie A. Ed è così che nell'estate del 2000 il neopromosso Napoli acquista il 20enne difensore centrale Rabiu Afolabi.
Arriva in prestito dallo Standard Liegi, dove gli addetti ai lavori avevano visto in lui una somiglianza con Thuram, per ruolo e qualità atletiche. "Fisico da corazziere che ricorda Thuram", titola non a caso il quotidiano 'La Repubblica' per presentare il nuovo acquisto del Napoli.
Afolabi ha il passaporto da extracomunitario e deve guadagnarsi un posto tra i cinque disponibili da regolamento. A dire il vero Matuzalem, protagonista della promozione, non è in discussione, quindi ne rimangono quattro. A giocarselo insieme a lui ci sono il brasiliano Paquito, Stojak, Kamara e soprattutto un giovane centrocampista ceco che dice di voler imitare Nedved. Il suo nome è Marek Jankulovski.
Nonostante la strenua concorrenza, Afolabi riesce a far parte della rosa del Napoli in quella che si rivela una stagione faillimentare, per lui e per gli azzurri che ritornano immediatamente in Serie B. Il nuovo Thuram non gioca neppure un minuto in tutto il campionato e a stento va in panchina, sia con Zeman che con il suo successore Mondonico.
Nemmeno un'occasione, nemmeno una possibilità. Ma perché? In realtà c'è un precedente, anzi più di uno. La scarsa fiducia in Afolabi inizia durante il ritiro, quando Zeman capisce che il nigeriano è lontano anni luce dai suoi metodi di allenamento. Ha persino paura di sfidare i torrenti di Brusson perché "l'acqua è troppo fredda... ".
Immaginate uno come Zeman ad avere a che fare con un giovane straniero svogliato che fa di testa sua, che non ha voglia di seguire il suo metodo. E' una storia che può finire solo male, con tanto di stroncatura in pieno stile boemo.
"Penso che un pensionato abbia più capacità atletiche di Afolabi".
Boom. Spiegato tutto. Negli ambienti azzurri circola questo attestato di stima da parte di Zeman nei confronti di Afolabi, che a fine stagione saluta in fretta e furia il Vesuvio per tornare in Belgio. Dice addio alla Serie A senza mai giocare, da retrocesso.
Eppure Afolabi negli anni successivi si prende persino la soddisfazione di giocare il Mondiale 2002 con la sua Nigeria. Un attimo, aspettate, giocare è ancora una volta il verbo sbagliato. Diciamo partecipare, che è meglio, perché Afolabi ovviamente non scende in campo neppure per un minuto.
Getty ImagesPoco male, Afolabi si costruisce una discreta carriera in Ligue 1 al Sochaux, con cui conquista anche una Coppa di Francia in finale contro il Marsiglia ai rigori, stavolta da protagonista, giocando tutti e 120 minuti.
Chiude la sua carriera nel 2012 al Monaco, ma poi ci ripensa a va a giocare in Danimarca dopo quasi un anno di inattività. Arriva a marzo e se ne va a luglio, annunciando per la seconda volta il ritiro. Forse c'era troppo freddo, forse ha ripensato ai torrenti di Zeman. Povero Afolabi.


