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AntunesGetty Images

La rinascita di Antunes: l'ex flop della Roma si è ritrovato al Getafe

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“Anvedi Antunes”: il 13 dicembre 2007 il ‘Romanista’ apriva così la sua edizione. Era l’indomani della sfida di ChampionsLeague contro il Manchester United, gara ininfluente ai fini della classifica del girone: sia la Roma che i Red Devils erano già promossi. Così LucianoSpalletti decise di dare una chance a diverse seconde linee. Tra queste, anche un ragazzo portoghese che quella sera fu tra i migliori in campo, prima di finire nel dimenticatoio ed esser bollato come un flop. Lo stesso flop che l’anno scorso è stato inserito nella squadra dell’anno della Liga, dove con il Getafe è arrivato a essere un top nel suo ruolo di terzino sinistro.

L’avventura di Vitorino Antunes a Roma era iniziata sotto i migliori auspici. Il classe 1987 aveva esordito tra i grandi con il Paços de Ferreira nella stagione 2006/07. Il piccolo club chiuse il campionato con un sorprendente sesto posto, risultando uno dei migliori terzini sinistri portoghesi. Aveva fatto tutta la trafila delle giovanili della Seleção lusitana, arrivando anche all’esordio con la nazionale maggiore nel giugno 2007, in amichevole contro il Kuwait. Poche settimane dopo sarebbe partito per il Mondiale Under 20, dove ben figurò. Una sorta di predestinato.

Non era un caso, insomma, che Antunes fosse cercato da mezza Europa. Compresa la Juventus, con cui aveva già firmato un preaccordo: prestito al Vicenza in Serie B per farsi le ossa e poi spazio in prima squadra. Poi, però, arrivò la Roma a ribaltare tutta la situazione. Arrivarono Daniele Pradé e Bruno Conti, convinsero l’allora ventenne ad abbandonare l’idea di vestire il bianconero per andare subito tra i campioni giallorossi, per giocare in Champions League. Lui non esitò. Prestito con diritto di riscatto, con un lungo contratto già pronto. Totale: un milione e mezzo.

Il 12 dicembre, all’Olimpico, anche i tifosi conobbero le doti di un giocatore che sembrava effettivamente avere tutto per potersi imporre su quella fascia. Antunes ha raccontato di essersi sentito subito a proprio agio: venne stato accolto bene dallo spogliatoio, si ambientò presto. Ancora oggi quando parla di Totti, De Rossi e Panucci lo fa con parole al miele, così come di Spalletti. Non aveva molto spazio. Aveva iniziato come riserva di Tonetto, quella contro lo United fu la prima presenza assoluta. Finirà la stagione con soltanto 8 gettoni, ma con tanta fiducia per il futuro. Anche perché i giallorossi lo avevano riscattato ben prima della scadenza dell’opzione.

Nel 2008, però, l’inizio della fine. La Roma girò Antunes in prestito al Lecce, con obbligo di riscatto e contro-riscatto. L’obiettivo era farlo crescere in Serie A, farlo adattare al meglio al campionato. Qualcosa andò storto, la squadra chiuse l’anno ultima in classifica e andò in Serie B. Antunes iniziò da titolare quello che sembrava un anno di utile apprendistato, ma da gennaio in poi non vide più il campo per una decisione arrivata dall’alto e imposta a MarioBeretta, che guidava la squadra.

“A un certo punto l’allenatore ebbe una sorta di indicazione dal club di non schierare più i giocatori arrivati in prestito. Tra cui il sottoscritto. Ero ancora di proprietà della Roma”.

Svolta, in negativo. Tra agosto e settembre 2008 era ancora nel giro della nazionale, poi ne uscì. Ci è rientrato soltanto cinque anni dopo, quando la Roma era un capitolo chiuso. Entrò nella spirale dei prestiti: a gennaio 2010 venne rispedito al Leixões. Sperava di mettersi in mostra per guadagnare un posto al Mondiale: non funzionò. A giugno tornò a Roma, di nuovo. Sempre ai margini della prima squadra, spesso non andava neanche in panchina. Nelle gerarchie era dietro Riise e Castellini, il vice del norvegese voluto da Ranieri.

A gennaio 2011 diventò un vero e proprio caso: il procuratore si arrabbiò perché la Roma non rispondeva alle richieste di prestito. Finì al Livorno in Serie B, ancora una volta a fare panchina. L’anno dopo un altro prestito a gennaio, stavolta al Panionios in Grecia. Anche in questo caso, senza brillare. Il suo rapporto con la Roma si è interrotto nell’estate 2012, quando tornò al Paços a zero. Un ritorno che segnò l’inizio di una nuova carriera.

Nel gennaio 2013 un altro prestito. Stavolta, però, con prospettive diverse, quasi di titolarità. Lo ha voluto il Málaga sulla fascia sinistra: era stato scelto come erede di Nacho Monreal, passato all'Arsenal. Cambiò tutto. Antunes divenne subito titolare, giocò anche i quarti di Champions League contro il Borussia Dortmund, sfiorando la semifinale. Anche nella Liga convinse. Tanto da guadagnarsi la conferma per poco più di un milione di euro e un nome importante nel calcio spagnolo.

UEFA, Champions League, Borussia Dortmund vs. FC Malaga, Vitorino Gabriel AntunesGetty

Dopo 24 mesi, accettò la chiamata e il ricco contratto della Dynamo Kiev, dove è rimasto soltanto un anno e mezzo, fino all’estate del 2017, prima di fare ritorno in Spagna.

La chiamata giusta è stata quella del Getafe di PepeBordalas, appena tornato in Primera. Antunes è stato un ‘colpo promozione’ e da subito ha legittimato il suo acquisto, mostrando tutto quel potenziale mai sviluppato fino in fondo che si intravedeva già nelle sue prime partite alla Roma. Solido in fase difensiva, veloce e con un piede di qualità quando deve spingere in avanti. È stato uno dei segreti della corsa della scorsa stagione che ha portato il club in Europa League, dopo aver sfiorato anche la Champions.

A Getafe si sente a casa, si rivede nel calcio espresso dal club e lo difende a spada tratta. Nelle ultime settimane ha fatto notizia un suo tweet in risposta a una calciatrice che definiva “una vergogna” il gioco di Bordalas, chiedendo rispetto, perché “il calcio è anche strategia e ognuno combatte con le armi che ha”. Lui, di certo, ha imparato a combattere: ha recuperato da un infortunio al crociato subìto l’anno scorso. Al rientro, a dicembre, è stato accolto con euforia dall’ambiente, come manifestato dal suo allenatore.

“Abbiamo recuperato un grande calciatore e una grande persona”.

Il problema fisico gli ha fatto perdere la titolarità, vista anche la grande concorrenza che c’è sulle fasce tra Olivera, Nyom, Suarez, più Cucurella e Kenedy che possono giocare su tutta la corsia mancina, anche se abitualmente giocano più avanti. Il suo valore, comunque, lo ha già provato lo scorso anno: è stato inserito nella squadra dell’anno della Liga. Ha trovato la sua dimensione, quella che sembrava aver smarrito a Roma. Anvedi Antunes...

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