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Joe ColeGetty Images

La parabola di Joe Cole: il 'Peaky Blinder' del calcio

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Se oggi apri Google e digiti Joe Cole, la prima voce che ti appare è quella di 'attore'. Ma come attore? Non dirmi che oggi Joe Cole fa l'attore? In realtà no, si tratta soltanto di un classico caso di omonimia.

Scorrendo i risultati, si legge infatti che il Joe Cole in questione ha lasciato la celebre serie tv ' Peaky Blinders' e che non interpreterà più il ruolo di John Shelby. Anche i video principali e il primo collegamento a Instagram riguardano quest'altro Joe Cole. E' lui oggi, quello più famoso, più ricercato.

Dieci anni fa, o poco più. Il Joe Cole che tutti conoscono oggi era ancora un ragazzino e ce n'era un altro, che monopolizzava praticamente tutti i risultati di Google. Non era un attore, ma a modo suo, per il calcio, è stato comunque un 'Peaky Blinder'.

Innanzitutto, conoscete la storia dei 'Peaky Blinders', no? Erano una gang criminale attiva a Birmingham nel XIX e XX secolo. Il significato del nome è stato oggetto di diverse interpretazioni. Peaky deriverebbe dal modello di cappello che i componenti della banda indossavano e Blinder è un termine del dialetto di Birmingham che indica un qualcosa tanto elegante da accecare

Elegante, accecante. Joe Cole era proprio questo, non certo un criminale. A 17 anni esordiva in Premier League a Old Trafford con la maglia del West Ham e a 21 era già capitano degli Hammers. Numero 10 disarmante, il classico trequartista dotato di quella lucida follia che contraddistingue i campioni.

Come detto Joe Cole non era un criminale, ma un traditore sì. Ha tradito non una ma due volte. La prima poco dopo aver ricevuto la fascia da capitano del West Ham. Ha deciso di firmare per il Chelsea, proprio per l'odiato Chelsea, rifiutando il rinnovo del contratto.

A Stamford Bridge è rimasto sette anni, vincendo campionati e coppe. La svolta della sua carriera è stato l'incontro con Josè Mourinho, che lo ha trasformato, rendendolo un giocatore più concreto e maturo, ma probabilmente meno luccicante del primo vero Joe Cole.

Joe Cole FC Chelsea Jose Mourinho 12282005Getty

È la teoria del giornalista inglese Tom Mason, che ha seguito molto da vicino il processo di 'normalizzazione' di Joe Cole. Un patto con Mourinho, che l'ha reso vincente ma non più Blinder. Un cambio di ruolo, dalla trequarti alla fascia, necessario per essere non più il giocatore chiamato a vincere le partite da solo, ma bensì ingranaggio fondamentale per la macchina dello Special One.

Eppure, liberato da quelle catene dorate, Joe Cole sapeva ancor essere accecante. Come nei Mondiali 2006, quando ha segnato uno dei goal più belli della storia. Era uno Svezia-Inghilterra, fino a quel momento sullo 0-0. A un certo punto il pallone è arrivato a Joe Cole, a 25 metri dalla porta, in posizione defilata. Dopo il suo stop di petto, il telecronista ha giusto il tempo di dire "Why not?", "Perché no?". Il tiro è già partito ed è un arcobaleno che si alza e si spegne sotto l'incrocio. Meraviglia assoluta.

Il 2006 è stato forse l'anno migliore della sua carriera, se non fosse stato per quella fuga dalla finestra finita su tutti i tabloid. Joe Cole era andato in un night con alcuni compagni del Chelsea a festeggiare la vittoria in FA Cup contro l'Huddersfield. Lì ha avuto la fortuna di incontrare Keeley Hazell, modella inglese dalle forme straripanti, protagonista della celebre pagina 3 del 'Sun'. Ovviamente è finito a casa sua, ma l'epilogo è stato tutt'altro che dolce.

Joe Cole è stato preso praticamente d'assalto mentre dormiva. Fu costretto a scappare dalla finestra, scalzo, senza maglietta e col volto insanguinato. E' così che si presentò alla stazione dei taxi, chiedendo di essere riaccompagnato a casa. Si disse che a ridurlo così fosse stato il fidanzato di lei, ma pochi giorni dopo è venuta fuori l'ipotesi che il pestaggio sia stato opera di un tifoso del West Ham che non ha mai digerito il suo passaggio al Chelsea. "Sei un traditore!", gli avrebbe gridato. E via di botte.

"Ero nel posto sbagliato al momento sbagliato e il tipo avrebbe potuto uccidermi. Sono stato fortunato che la finestra era aperta, così sono potuto scappare", ha raccontato lo stesso Cole qualche tempo dopo.

Probabilmente non esiste un calciatore inglese che non abbia avuto a che fare con storie del genere. Ma il problema di Joe Cole non erano le donne, l'alcol o una vita sregolata alla Gascogine. Il problema di Joe Cole sono stati gli infortuni, troppi infortuni, il più grave nel 2009, quello che ha praticamente messo fine alla sua carriera di calciatore ad alti livelli. Al Chelsea ha sfiorato pure la vittoria della Champions, quella della finale che verrà ricordata a vita per lo scivolone di Terry ai calci di rigore.

Joe Cole PSGoal

Dopo il Chelsea è ripartito dal Liverpool, ma non era più lo stesso. Gerrard, non uno qualunque, disse che "Messi può fare cose incredibili, ma tutto ciò che fa lo può fare anche Joe, se non meglio". Probabilmente esagerava, ma probabilmente aveva ragione. Con i Reds, comunque, le cose non andarono bene. In mezzo ci fu un prestito al Lille, dove per un periodo tornò a luccicare, proprio lì, nella sua trequarti, spalleggiato da due giovincelli che faranno strada: Dimitri Payet ed Eden Hazard. Il primo andrà al West Ham, l'altro al Chelsea. Non a caso, le due squadre simbolo della carriera di Joe Cole.

Il ritorno al Liverpool e poi quello romantico al West Ham segnarono di fatto l'inizio del suo declino. Dopo ci fu l'Aston Villa e infine un altro tradimento, tanto rumoroso quanto inaspettato. Joe Cole scelse di trasferirsi al Coventry City, uno degli acerrimi rivali dell'Aston Villa. Oltre a questo, c'è però un altro dettaglio clamoroso, ossia che il Coventry si trovava in League One, la terza divisione del calcio inglese. Quando il club annuncia il suo arrivo sui social, praticamente non ci crede.

"Voglio solo giocare a calcio, indipendentemente della categoria. Calcio corretto, calcio competitivo".

L'obiettivo è riportare il Coventry in Championship, ma Joe Cole non ci riuscirà. In quell'unica stagione ha capito però che ha ancora voglia di divertirsi. Così è volato in America, ma non per firmare un ricco contratto in MLS. A 34 anni è ripartito dai Tampa Bay Rowdies, una piccola realtà della seconda divisione.

CI è rimasto per un paio di stagioni, tornando a divertirsi e a divertire senza nessun vincolo tattico. Ha chiuso la carriera da 'Peaky Blinder', elegante e luccicante, fuori dagli schemi, senza regole precise. Nel 2018 ha detto basta, chiudendo una carriera comunque importante.

Fra qualche anno, magari, digitando Joe Cole su Google troverete come primo risultato la voce 'allenatore'. Perché, come dice lui, "nessuno può restare in cima all’Everest e viverci". Ma tornarci, lì in cima, "why not?".

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