"La Juventus al completo, con Di Maria, Chiesa, Pogba e gli altri infortunati è una squadra mediocre. Allegri dovrebbe fare un miracolo non per passare il girone di Champions, per cui i tanto decantati 10 punti per me potrebbero non bastare, ma anche solo per qualificarsi per la Champions del prossimo anno finendo nelle prime quattro in Serie A".
L'opinione decisamente forte è di Giovanni Galeone, ex allenatore oltre che mentore e grande amico di Massimiliano Allegri intervistato da 'La Gazzetta dello Sport'. Parole le sue destinate a fare il giro del web e alzare un polverone: quanto vale davvero la rosa della Juventus?
Detto che alcune lacune sono evidenti, prima tra tutte quella relativa ai terzini dove un innesto sulla corsia mancina sarebbe servito, sembra difficile sposare la tesi secondo cui questa squadra al completo non valga uno dei primi quattro posti in Serie A.
Analizzando la rosa ruolo per ruolo infatti Allegri può contare su giocatori che sono punti fermi delle rispettive nazionali (da Bonucci a Danilo, da Paredes a McKennie e Cuadrado). Per non parlare di Vlahovic, acquistato lo scorso gennaio come salvatore della patria e già finito sul banco degli imputati con poche colpe.
In estate poi dal mercato sono arrivati Angel Di Maria e Paul Pogba, giocatori destinati ad alzare inevitabilmente il tasso tecnico generale nonostante qualche dubbio più che lecito su età e integrità fisica. Dubbi purtroppo subito confermati alla prova dei fatti. Il tutto in attesa del recupero di Federico Chiesa, vero e proprio trascinatore della Nazionale agli Europei appena un anno fa e con l'aggiunta di un certo Bremer, ovvero il miglior difensore dell'ultima Serie A.
GettyMa anche volendo sposare la tesi di Galeone, sul tavolo resta un altro banale quesito: questa Juventus, per quanto mediocre, può davvero farsi mettere sotto da Fiorentina e Salernitana e rischiare in casa contro lo Spezia?
Gli uomini di Allegri in questo inizio di stagione infatti non hanno mai convinto sotto il profilo del gioco, neppure nella gara vinta al debutto contro il Sassuolo, quando Perin ha salvato in più occasioni la porta bianconera.
La sensazione, insomma, è che a questa Juve serva trovare un'idea di gioco, uno spartito da recitare senza aspettare ogni volta la giocata del singolo che tiri fuori le castagne dal fuoco. Esattamente l'opposto della filosofia da sempre propugnata da Allegri secondo il quale "il calcio è estro, libertà, fantasia" ed i protagonisti devono restare i giocatori.
Tutto vero, tutto giusto, ma anche nella migliori orchestre serve un direttore che indirizzi il talento per il raggiungimento di un obiettivo finale. Una guida che coordini le operazioni per evitare che ognuno suoni il suo spartito trasformando la più bella delle melodie in una cacofonia inascoltabile. Proprio quello che propone ormai da settimane la Juve di Allegri.


