GOALDopo aver vestito le maglie di Ancona, Palermo, Padova, SPAL e Bassano Virtus oggi Cristian La Grotteria, ex onesto attaccante sbarcato in Italia nel 1998, è rimasto a vivere nella terra dei suoi nonni dove ricopre il ruolo di responsabile del Settore giovanile al Cittadella.
Un modo forse per dimenticare i difficili inizi in Argentina, quando La Grotteria fu costretto a ripartire quasi da zero a causa del divorzio dei suoi genitori.
Il giovane Christian inizia a tirare calci a un pallone da piccolissimo ma fino all'adolescenza nessuno, compreso il diretto interessato, crede che quello possa diventare il suo lavoro. Tanto che La Grotteria prosegue gli studi arrivando alle porte dell'università, quando decide di fermarsi per dedicarsi esclusivamente al calcio. Una scelta che, come raccontato qualche anno fa a 'Il Mattino di Padova', la mamma non prende benissimo.
"Sono sempre andato a scuola, e sempre con ottimi risultati in quegli anni. Papà e mamma ci tenevano che studiassi, il mio percorso formativo si è interrotto all'Università, dopo le superiori, avevo frequentato un equivalente del vostro liceo scientifico. Ricordo che quando dissi in casa che volevo solo fare il calciatore mia madre si mise a piangere, e non mi parlò per una settimana. Mio padre non c'era mai, lavorava sempre...".
La Grotteria ha già 19 anni quando finalmente debutta nella Serie A argentina con l'Estudiantes, società che lo avvicina dopo un derby e lo strappa al Gimnasia.
"Mi regalavano le scarpe, mi pagavano i biglietti per il pullman che mi portava agli allenamenti. Mi pareva tutto bellissimo".
La favola però, come spesso accade, viene interrotta sul più bello: i genitori di La Grotteria divorziano e il padre non si assume più le sue responsabilità economiche nei confronti della famiglia. Tanto che il primogenito Cristian è costretto ad accantonare il sogno di giocare stabilmente in Serie A per aiutare mamma e fratelli.
"Fu un momentaccio. Io stavo per firmare il primo contratto di giocatore di serie A, ma intanto dovevo trovarmi un lavoro: perché occorrevano i soldi per mangiare. Mi presentai ad un supermercato, sempre di La Plata: mi presero. Ma due giorni dopo fui licenziato, avevo rotto una bottiglia di olio. La firma per il club di serie A tardava. Allora, mi decisi: mi trasferii a 700 chilometri da casa, per uno stipendio mensile di 1 milione e mezzo di vecchie lire. La squadra partecipava ad un campionato tipo quello di Eccellenza qui in Italia. Era l'Estacion Quequen: mi diedero vitto e alloggio gratis, cosi i soldi li potevo mandare tutti a casa".
Dopo pochi mesi il presidente si suicida a causa dei debiti e La Grotteria decide di tornare a La Plata per ripartire da zero. Ma nel parco della città, durante un allenamento in solitaria, Cristian incrocia proprio l'Estudiantes guidato dal ex tecnico delle giovanili Daniel Cordoba. E' l'occasione che aspettava.
"Andavo in panchina, ma il mister mi buttava sempre dentro, anche per pochi minuti, perché cosi potevo guadagnarmi il premio-partita".
I soldi d'altronde continuano a essere il grande problema di La Grotteria, che dopo un paio d'anni non rientra più nei piani dell'Estudiates ed è costretto a ripartire dalla Serie B: prima al San Martin di Mendoza, poi al San Martin di San Juan.
Il tutto fino alla chiamata dall'Italia. Le cose migliori La Grotteria le farà vedere tra Palermo e Padova, con cui assaggia anche la Serie B italiana. Abbastanza per lasciarsi definitivamente alle spalle le difficoltà economiche dell'adolescenza.
"Ora la mia famiglia può respirare, con i soldi guadagnati in questi anni i problemi si sono ridotti. Ma Antonella (la moglie) e io vorremmo portare qui le mie due sorelle e Martin. Cosi, alla fine, anche mamma Lucy si convincerà".
Il calcio, d'altronde, ormai è diventato davvero un lavoro. E quella bottiglia d'olio rotta in un supermercato di La Plata oggi resta solo un brutto ricordo.
