L'esperienza di Adel Taarabt al Milan è stata una delle migliori della sua carriera, nonostante sia durata praticamente 6 mesi. 14 presenze e 4 goal tra gennaio e giugno 2014. Poi l'addio, per molti inaspettato. E in primis per lui.
"ERO IL PIÙ FORTE"
Il Milan di Taarabt si stava preparando ad affrontare una lunga fase di transizione. La stagione 2013-2014 dei rossoneri sarebbe stata l'ultima in Champions prima del ritorno 7 anni dopo.
Era un Milan comunque dai grandi nomi, ma in quei 6 mesi Taarabt ha avuto il merito di riaccendere una luce che dalle parti di Milanello era rimasta spenta da un bel po'.
"Ero il miglior giocatore del Milan in quel periodo - ha raccontato in una lunga intervista ad Abu Dhabi Sports Channel - nonostante ci fossero calciatori come Kakà, Robinho, El Shaarawy e Balotelli. C'era Seedorf come allenatore, poi la società ha deciso di esonerarlo ed affidarsi ad Inzaghi che aveva idee differenti"
"MI SENTIVO PERSO"

Il mancato riscatto da parte del Milan ha aperto in Taarabt una voragine. Non se lo spiegavano i tifosi e non se lo è mai spiegato neppure lui il motivo del suo addio.
In quei 6 mesi aveva lasciato il segno. E ancora oggi, se chiedi a un tifoso del Milan di Taarabt, la risposta non può che essere positiva.
"Ad essere onesti, dopo il periodo al Milan ho perso un anno. Non capivo perché non fossi riuscito a rimanere. E non era di certo perché non l'avessi meritato in campo, perché tutti i tifosi dicevano di non credere al fatto che la società non mi avesse riscattato"
Un addio forzato al Milan che lo ha portato persino alla depressione.
"Penso sia stato un test di Dio per vedere se fossi riuscito a rialzarmi nuovamente. Ho avuto 6-8 mesi dove mi ero un po' perso. Ad un certo punto ero anche depresso, ma pensare al Milan mi ha aiutato, perché ho lavorato una vita per arrivare in un club come quello. Chiaramente è stata anche una questione di clausole e accordi, ma alla fine penso che tutto accada per una ragione"
"IL BENFICA NEL CUORE"
Rialzarsi non è stato semplice, specie per un tipo emotivo come Taarabt, ma il Benfica gli ha restituito una carriera che sembrava ormai in declino.
In 7 anni, tra alti e bassi, si è reinventato come giocatore, facendo persino il mediano. 129 presenze, 2 titoli e i quarti di Champions League prima del trasferimento negli Emirati Arabi all'Al-Nasr.
"Il Milan rimane ancora oggi un club che amo, lo seguo sempre. Ma la squadra alla quale sono più legato è il Benfica. Sette anni, un club incredibile, il miglior settore giovanile. Al Milan è differente: se va tutto bene i tifosi vanno allo stadio, al Benfica che tu perda o tu vinca i tifosi ci sono sempre"

