Pubblicità
Pubblicità
Vitali KutuzovGetty/Goal/Youtube

Una vita da Kutuzov: il Milan, i consigli a Cristiano Ronaldo e l'hockey

Pubblicità
Banner archivio storieGOAL

1980, guerra fredda. Da oltre tre decenni la contrapposizione tra le due grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale si gioca sulla distanza e le ideologie differenti. Da una parte gli Stati Uniti, che a fine anno eleggeranno Ronald Reagan come 40esimo presidente a stelle e strisce, dall'altra l'Unione Sovietica, composta da quindici repubbliche socialiste e 22 402 000 km² di estensione. Tra queste anche la Bielorussia, un territorio che nel corso della sua storia è rinato continuamente. Ricostruito come la sua capitale, Minsk, distrutta svariate volte nel corso di pochi secoli. Ricostruita come Vitali Kutuzov, atleta che ha saputo rinascere e reinventarsi per proseguire la propria esistenza da sovietico, bielorusso, imprenditore. Sportivo.

Ragazzo di Pinsk, a circa 300 km dalla capitale, Kutuzov è nato e cresciuto in una città che potrebbe essere facilmente confusa con Minsk a livello di denominazione. Un centro abitato che come la sua collega ha vissuto distruzione e ricostruzione, tra incendi nel quattordicesimo secolo, saccheggi nel sedicesimo, occupazioni francesi, tedesche e polacche con tanto di devastazione totale. Chissà se Vladimirovich ha avuto modo di prendere spunto dalla continua rinascita delle vecchie generazioni per continuare a trovare nuovi modi di occupare il proprio tempo.

La distanza tra le due città non è siderale, ma neanche così limitata. Chiamato dalla voce della capitale, indipendente come il resto dalla nazione dopo il disfacimento dell'URSS, Kutuzov si trasferisce a Minsk nel 1995, a quindici anni. Lo sceglie infatti per le proprie giovanili il RUOR, squadra della capitale che riveste il ruolo di team riserve per il Slavia Mozyr, club capace di ottenere un risultato storico tra il 1995 e il 1997: promozione nella massima serie, coppa nazionale al primo anno e titolo al secondo. E' lo stesso periodo in cui rimarrà in squadra anche Vitali, una ventata d'aria fresca per un territorio che ha dato i natali a Sergey Aleinikov e Andrei Zygmantovich tra gli altri.

Kutuzov ci sa fare. E' alto poco più di un metro e 80, ma per gli avversari sembra di avere a che fare con un gigante di due metri. E' scaltro e si sa muovere su tutto il fronte d'attacco, ma pesa anche qualche kg più del dovuto, riuscendo ad essere difficilmente marcabile senza adottare le durissime maniere. Vengono adottate , ma non sempre hanno efficacia. Perché Vitali è un adolescente, ma guadagna sin da minorenne la chiamata in prima squadra, riuscendo a mettersi in mostra nel massimo torneo dominato dalla Dinamo Minsk.

A 17 anni ha già segnato 29 reti nella Vysheyshaya Liga, guadagnandosi la chiamata di un club di Borisov, il BATE, nato negli anni '70 ma sciolto nel successivo decennio. Un club dalle grandi ambizioni, capace di ripartire dalla terza serie scegliendo i migliori giovani della nazione, puntando sulla loro fame di gloria. Seconda serie, massimo campionato, esperienza di giocatori locali e terribili adolescenti. Un mix in cui Kutuzov, così come il compagno Hleb - tra i più conosciuti atleti bielorussi di tutti i tempi - si trova a meraviglia. Fa segnare, ma soprattutto segna: 60 goal in poco più di cento gare.

LA CHIAMATA DEL MILAN

Il BATE Borisov vince il primo campionato della sua storia e Kutuzov si guadagna l'ammirazione di una serie infinita di pretendenti. Lo cercano i team russi e britannici, ma ad avere la meglio è il Milan. Il team rossonero ha un fascino a cui dir di no è impossibile. Il solo incontrarlo sulla propria strada è qualcosa di incredibile, ma Vitali non vuole essere da meno al cospetto dai campioni. Nel 2001, infatti, rossoneri e gialloblu si incontrano in Coppa UEFA: si tratta del primo tempo di qualificazione, in cui il Milan è impegnato dopo il deludente sesto posto dell'anno precedente.

Il Milan vince sia l'andata che il ritorno, con sei goal a favore e zero incassati. La stella di un altro ex giocatore nato in URSS come Shevchenko guida i rossoneri sotto ogni difficile tormenta, compresa la notte di Borisov in cui Kutuzov è uno dei pochi giocatori di casa a salvarsi. Niavinski e Aliaschkevich non bastano per un risultato favorevole, davanti alla classe degli avversari. Avversari di cui da lì a poco farà parte anche Kutuzov. Galeotta la sfida europea? Non proprio. Gli osservatori del Diavolo hanno posizionato i loro forconi allo Stadio Haradzki cittadino, giudicando il ragazzo pronto per la Serie A. La sfida d'andata è decisiva per ufficializzare il passaggio al Milan, confermato da Galliani prima di tornare a San Siro.

Quando una settimana dopo, il 27 settembre 2001, il BATE affronta il Milan nel match di ritorno. Kutuzov è da cinque giorni un giocatore rossonero: acquistato all'intervallo della sfida d'andata con la stretta di mano tra Galliani e il corrispettivo bielorusso.

Per lui il poker con cui i rossoneri regoleranno gli ospiti, guadagnandosi il passaggio al turno successivo, sarà un match estremamente strano. Tristezza e felicità si mischiano fuori dal terreno di gioco, perché Vitali in quel match non è né in campo, né in panchina. Nel biennio precedente - senza un procuratore alle sue spalle - ha ascoltato i consigli del patron Anatoliy Kapskiy prima di lasciare il club: aspettava il momento giusto. Arrivato allo scoccare dell'autunno, nella primavera della sua carriera.

Il salto dal campionato bielorusso a quello italiano è estremamente complesso. La differenza tre i due tornei è abissale e nonostante tanta voglia di imparare e una maturità già raggiunta, il grande calcio rappresenta una sfida da affrontare con le dovute precauzioni. Ci vuole del tempo per trovare spazio, considerando l'età, il cambio totale di vita e l'ultima posizione nella gerarchia degli attaccanti di Terim prima e Ancelotti poi. Uno spazio che si tradurrà in quattro presenze stagionali: due in campionato, contro Lazio e Roma, e due in Coppa Italia, nella doppia sfida contro il Perugia valida per gli ottavi. Totale: 37 minuti. Gli unici della sua vita al Milan.

AL FIANCO DI CRISTIANO RONALDO

Serve una tappa intermedia per abituarsi al calcio occidentale: il torneo portoghese. Il Milan decide infatti di cedere in prestito il ragazzo, ventiduenne, allo Sporting di Lisbona. Per puntare al top europeo, infatti, la squadra meneghina ha bisogno di classe per i tifosi ed esperienza per Ancelotti. Non può aspettare i giovani provenienti da campionati minori. Le scelte di Rivaldo e Tomasson in avanti riconducono a questa logica, che porterà i suoi frutti nella primavera successiva davanti al successo dell'ennesima Champions League.

Kutuzov, invece, partirà titolare sin dalla sua prima gara nel torneo lusitano. Punta al fianco di Jardel o Niculae nel team guidato da László Bölöni, dovrà aspettare il quinto turno per festeggiare per il suo primo goal ufficiale nell'estremo ovest europeo, lui, figlio dell'est. Non una prima volta felice, vista la pesante disfatta in casa del Braga. Contro la squadra di Castro, sotto per 4-2, lo Sporting ha tentato il tutto per tutto inserendo nella mischia anche il numero 28, che nel 2002/2003 sta disputando un'annata tra team B e prima squadra. Ha solamente diciassette anni, ma sulla fascia sembra avere colpi importanti per dare una mano nel corso degli anni.

Cristiano Ronaldo andrà leggermente oltre. Una settimana dopo il k.o contro il Braga, troverà la prima rete ufficiale contro il Moreirense, partendo titolare sulla corsia mancina: goal numero uno e personale doppietta, che chiuderanno la contesa dopo il vantaggio, segnato proprio da Kutuzov. Vitali, nel corso degli anni, racconterà il suo rapporto con l'adolescente di Madeira, timido, impacciato, ma con un piano di conquista:

"Ronaldo era molto giovane e curioso, voleva capire tante cose. Mi aveva fatto qualche domanda su Milan Lab che all'epoca era molto rispettato. Giocavamo più o meno nello stesso ruolo. Qualche volta siamo stati insieme nella stessa stanza in ritiro. Io non parlavo bene portoghese, ma era bello provare a chiacchierare e vivere le partite insieme. Spesso chiedeva consigli e mi faceva domande sul calcio. Pur egocentrico, temeva di sbagliare. Cercava di essere sempre perfetto".

Negli almanacchi, lo stesso numero di reti al termine del campionato: tre per Kutuzov, tre per Cristiano Ronaldo. Stessa stanza da condividere nelle trasferte in giro per il Portogallo, stessa voglia di calcio. Con una carriera che prenderà due binari diversi: saltata l'ipotesi Juventus, CR si trasferirà al Manchester United, mentre Vitali, reduce da sette centri complessivi nelle varie coppe sotto la bandiera biancoverde, tornerà al Milan per giocare in prestito all'Avellino.

RADICI IN ITALIA E HOCKEY

La seconda delle sue sei squadre italiane, quella con cui ha avuto la stagione più prolifica: le quindici realizzazioni in Campania non convinceranno il Diavolo ad averlo tutto per sé, ma bensì a cederlo alla Sampdoria. Tra il 2004 e il 2012, Kutuzov gioca tra la massima serie e la cadetteria con le maglie di Parma, Pisa e soprattutto Bari, mettendo insieme solamente 28 reti, frutto di problemi fisici, scelte tecniche ed equivoci tattici in una nazione, l'Italia, in cui metterà radici, senza però affermarsi come il Milan, e lo stesso Vitali, avevano programmato un decennio prima.

Il periodo più lungo della carriera italiana di Kutuzov è quello al Bari: dal 2009 al 2012 fa parte di una squadra capace di mettere in difficoltà le grandi, mettendo in mostra alcuni interpreti ancora protagonisti nel calcio odierno. A 'Il Posticipo' il bielorusso racconterà però un periodo complicato, in cui ad ogni passo positivo ne seguirà uno negativo:

"Per me Bari è stata come una storia d'amore, nel bene e nel male. Dopo la retrocessione sono stato messo fuori rosa senza capire il motivo. Avevo avuto anche un infortunio pesante e in quelle condizioni non potevo cercarmi un'altra squadra. A Natale la squadra era in difficoltà e sono stato reintegrato. Dopo una settimana di allenamenti ho debuttato nel nuovo Bari ed è cominciata un'altra sfida per me: ho giocato dieci partite, mi sono comportato da professionista e il mister si è complimentato con me. Poi è successo quello che è successo. È stata una bella storia finita male".

Il motivo? Nel 2013 Kutuzov viene deferito per illecito sportivo dalla Procura Federale FIGC relativamente al filone Bari-bis sul calcioscommesse. Condannato in primo grado dalla Commissione Disciplinare Nazionale della FIGC a 3 anni e 6 mesi di squalifica, verrà assolto nel 2016 per non aver commesso il fatto. Dopo essersi rialzato in seguito al sogno Milan spezzato, Vitali passa nuovamente oltre. Ricorda il suo passato, per definire il suo presente. Lontano dal calcio, sceglie l'hockey: uno sport in cui si dilettava da bambino nella fredda Pinsk, divenuta la sua ancora di salvezza.

"Quando sono stato squalificato non ho fatto nessun ricorso: non credevo di dovermi difendere, non avevo fatto del male a nessuno. Volevo giocare, non volevo andare in tribunale. Mi è rimasto l'amaro in bocca, non credevo più nel mondo del calcio. L'hockey mi ha fatto sfogare, è stato un modo per tenermi in forma, farmi nuovi amici e divertirmi. Avevo 33 anni all'epoca: non è un'età critica per i calciatori, ma siamo verso la fine della carriera.

Da bambino ci giocavo in mezzo alla strada in Bielorussia, ma non avevo i pattini: li ho messi in Italia per la prima volta. Col tempo ho cominciato a divertirmi. D'estate andavo a fare qualche camp, mi ricordo quello in Repubblica Ceca: ogni giorno ero a contatto con ragazzi più giovani, quell'esperienza mi è servita tanto. Siamo rimasti lì per tre settimane: c’erano bambini di 8 anni e ragazzi di 21, io ne avevo 34 e aiutavo lo staff oltre a giocare".

Kutuzov diventa così portieri dell'Hockey Club Diavoli Rossoneri, squadra di Sesto San Giovanni che milita nel campionato patrocinato Fisg MHL, ovvero la Milano Hockey League. Eliminati gli scarpini, i calzettoni, i pantaloncini e la casacca a maniche corte, rifornisce il proprio armadio di pattini da ghiaccio, bastoni (più spessi rispetto ai compagni di squadra), caschi a griglia, guanti da presa, gambali e protezioni per spalle, bocca ed ogni parte a rischio, vista l'alta velocità del dischetto. Un pallone diverso, che una volta cercava di insaccare e nell'ultimo decennio spera di poter respingere, settimana dopo settimana.

KUTUZOV NON SI FERMA MAI

La vita di Kutuzov è andata oltre il calcio, abbracciando un altro sport come l'hockey. Senza rimanere aggrappata solamente alle partite giocate: ha infatti creato la società VK1 Global Sports Investment per aiutare la crescita di giovani talenti, provenienti soprattutto dalla sua Bielorussia, e supportarli nella strada verso il professionismo.

Non solo: ha spesso commentato grandi eventi calcistici in qualità di opinionista e vero e proprio giornalista, tanto da dar vita ad un siparietto con Antonio Conte a margine di una conferenza stampa in quel di San Siro durante l'era nerazzurra, anni dopo la vittoria del campionato a Bari, con il tecnico in panchina e l'attaccante in campo.

Senza dimenticare la piattaforma Sportex Club, lanciata nella sua versione beta. Al suo interno, ogni tifoso può acquistare l'abbonamento del team bielorusso NFC Krumkachy, ma anche far parte del management decisionale del club prendendo una quota di esso. Una visione spiegata nel dettaglio a 'socialmediasoccer':

"E' il mio sogno, è come immagino la vita di un club di calcio ovvero insieme in stretta connessione con i tifosi. Per adesso sembra una realtà utopica ma pian piano il mondo del calcio arriverà lì perché il tifoso è al centro di tutto e nel mondo moderno e super tecnologico il tifoso può essere ‘padrone’ di quello che andrà a vivere allo stadio. Se un tifoso viene coccolato, accudito diventa un’arma per il club, perché è il consumatore principale. Proprio per questo ho deciso di utilizzare questi nuovi strumenti per lanciare questo progetto in una realtà calcistica tranquilla in un contesto dove il calcio quasi non esiste".

Esiste invece l'amore per lo sport da parte di Kutuzov. Un ragazzo nato nella fredda Pinsk, capace di vivere il calcio come attaccante, supportare Cristiano Ronaldo, tramutarsi in portiere di hockey. Lasciando la porta aperta per l'attività imprenditoriale, verso il futuro. In un'unica capacità di reinventarsi continuamente. Senza freni, spinto dalle idee.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0