GOALSe Nenad Krsticic ha potuto giocare a calcio fino a 33 anni lo deve soprattutto a un uomo. Il suo nome è Amedeo Baldari, dottore genovese che da medico sociale della Sampdoria ha di fatto salvato la vita del centrocampista serbo, allora arrivato in Italia solo da pochi mesi.
Krsticic nasce a Belgrado nel 1990 in quelli che sono anni difficili per la ex-Jugoslavia, scossa da continui conflitti fino all'intervento della NATO nel 1999. Nenad nonostante tutto, come raccontato a 'La Tribù del Calcio', riesce a coltivare la passione per il pallone e cresce nelle file dell'OFK Belgrado dove a notarlo è Fabio Paratici, braccio destro di Beppe Marotta alla Sampdoria, che vola fino in Serbia per fare firmare questo giovanissimo trequartista dal sinistro fatato che qualcuno in patria paragona a Zvonimir Boban.
"Ho vissuto la guerra del 1999, la ricordo bene. Per fortuna ne siamo usciti vivi. Spesso non andavamo a scuola per paura delle bombe, ma a giocare a pallone ci andavamo sempre. Ero già nelle giovanili dell'Ofk Belgrado e il calcio era l'unica mia speranza".
Krsticic si divide tra la Primavera di Pea e la Prima squadra di Walter Mazzarri, che il 19 ottobre 2008 lo porta in panchina a 'San Siro' contro il Milan. A novembre però ecco iniziare l'incubo: prima un infortunio al menisco rimediato con la Primavera, quindi l'operazione e la comparsa di strani dolori all'addome. Una sintomatologia che non convince il dott. Baldari, come raccontato dallo stesso medico a 'il Secolo XIX'.
"Dopo l’intervento ha cominciato ad avere male all’addome. Ci siamo insospettiti e abbiamo deciso di fare un ricovero, coinvolgendo nel caso il professor Giancarlo Torre e il dottor Napi. Gli esami del sangue erano anomali, è stato fatto un prelievo bioptico di linfonodo, giusto prima che partisse per le vacanze di Natale".
L'esito, purtroppo, è drammatico così come la telefonata con cui Baldari chiede a Krsticic di fare immediato rientro in Italia per sottoporsi alle cure del caso. Il ragazzo è affetto da una rara forma di tumore, il linfoma di Burkitt.
"Quando sono arrivati i risultati ho allertato subito il centro ematologico dell’ospedale San Martino, guidato da Michele Carella, un vero esperto. Il 26 dicembre tutti erano lì per seguire Nenad. È stato fondamentale stilare una diagnosi giusta, poi una terapia efficace, perché il tumore era aggressivo ed ha avuto un’evoluzione rapida, il ragazzo ha perso 6 o 7 chili. Krsticic ha avuto una forza morale impressionante: le terapie sono state cruente”.
Inizia così una lunga battaglia che Krsticic ha raccontato a 'La Gazzetta dello Sport'.
“Sono stato 4 mesi in ospedale, poi per un periodo a 20 giorni di ricovero ne alternavo 2 o 3 a casa. A febbraio-marzo pesavo 50 chili. La Sampdoria non mi ha lasciato solo neppure un giorno. È venuto a trovarmi anche il presidente Garrone. All’inizio non sapevo cosa avevo, poi me lo hanno detto: in pratica quando sono arrivato in ospedale avevo 48 ore di vita. Io ho sempre creduto di guarire e di poter tornare a giocare".
Cosa che è effettivamente successa tredici mesi dopo la spietata diagnosi, quando Krsticic è sceso in campo contro la Primavera del Sassuolo.
"A luglio mi sono sottoposto a dei test dal professor Bruno Carù, a Milano, che mi ha fermato per altri tre mesi. Test che ho ripetuto a gennaio ed è arrivato il via libera...”.
Mentre intervistato a 'La Tribù del Calcio' confesserà di non aver capito subito la gravità della situazione.
"Sentivo un dolore persistente alla pancia, non mangiavo, non stavo in piedi. Il 24 dicembre mi portarono in ospedale: non parlavo bene l'italiano e lo capivo meno. Soltanto dopo seppi che avevo una malattia molto brutta e che tutti temevano che mi rimanessero pochi giorni di vita. Durante le feste natalizie tornai a casa, ma stavo male e così Baldari mi fece rientrare d'urgenza a Genova, dove iniziai a fare la chemioterapia. Mi incitavano, mi dicevano che ce la dovevo fare, ma in realtà sentivo che erano tutti molto preoccupati: capivo che la mia carriera di calciatore era finita. C'era un'altra partita da vincere. E ben più difficile".
Partita vinta definitivamente il 2 giugno del 2010 quando arriva anche un goal pesantissimo, perché decisivo, contro la Primavera del Milan, che permette alla Sampdoria di accedere alle semifinali del campionato. Il peggio è definitivamente alle spalle, Krsticic può tornare a sognare inseguendo un pallone come fa da quando era un bambino sulle strade di Belgrado.
Tanto che a dicembre del 2010 fa il suo debutto con la Prima squadra della Sampdoria in Europa League, contro il Debrecen. L'allora tecnico blucerchiato, Mimmo Di Carlo, lo schiera titolare insieme a Sammarco dietro all'unica punta Koman. E pazienza se alla fine arriverà una sconfitta. Krsticic la sua partita l'ha vinta, eccome.
Nel 2011/12 la Sampdoria scivola in Serie B e il giovane serbo entra stabilmente nel giro della Prima squadra contribuendo all'immediata promozione. Non solo, nelle due stagioni successive Krsticic trova sempre più spazio soprattutto con Ciro Ferrara che stravede per la qualità del suo mancino. Il primo goal in Serie A arriva contro la Fiorentina.
"È stato un momento durissimo, ma non ho mai pensato di smettere con il calcio. La Samp mi è stata molto vicina, non finirò mai di ringraziarla. Voglio ripagare sul campo tutto l’affetto e la vicinanza. Il mio desiderio è quello di rimanere alla Samp il più a lungo possibile. Diventare una bandiera? Magari. Significherebbe saldare in qualche modo il mio debito con questa società che mi è stata vicina nel periodo più buio della mia vita.”.
Non solo, a ottobre del 2012 arriva anche la prima convocazione in Nazionale da parte dell'allora CT della Serbia, Sinisa Mihajlovic. A frenare di nuovo quella che sembra una carriera in ascesa, il 13 aprile 2013, stavolta è un grave infortunio subito in seguito a un durissimo intervento di Matuzalem durante il Derby della Lanterna che dà il via a una infuocata polemica con Krsticic che accusa l'avversario sulle pagine de 'Il Secolo XIX'.
"E' entrato per far male. La palla era ormai avanti, se vuoi colpire la palla o anche colpire senza fare male, vai con il collo del piede. Io gioco con il suo stesso ruolo, queste cose le so bene, lui invece è arrivato con il piede a martello. L'entrata era da espulsione, questo è chiaro. Non mi ha chiesto scusa, solo come stavo, ma ridacchiava. Si sapeva già prima della partita che loro potevano picchiare e basta. Noi abbiamo cercato di giocare a calcio, sarà anche il derby, ma non si può fare così. C'è una bella differenza tra il gioco duro e il gioco cattivo. Se saranno ancora in Serie A, ci vedremo l'anno prossimo...".
La sua stagione, però, intanto è finita lesione del legamento astragalico, del legamento peroneo calcaneare e della capsula della caviglia. Matuzalem dal canto suo non ci sta a recitare la parte del cattivo e replica a Krsticic con un lungo comunicato pubblicato sul sito del Genoa.
"Non era assolutamente mia intenzione fargli del male e spero con tutto me stesso che si ristabilisca nel minor tempo possibile. Parlare di volontarietà a fargli del male, però, è una falsità che non può passare sotto silenzio. Come non è vero che lo abbia deriso, quando ci siamo incontrati all’esterno dello spogliatoio. Sono cose che possono capitare, come sportivamente ha ammesso l’agente di Krsticic, Naletilic. Durante la mia carriera ho subito tanti contrasti di gioco e, purtroppo, ne ho subito pure le conseguenze. Il mio dispiacere l’ho espresso anche davanti alle telecamere a fine partita, in campo, senza che mi fossero rivolte domande specifiche sull’episodio. Ci tenevo io a puntualizzarlo. Affermare che si sapesse già prima della partita che noi potessimo picchiare e basta, è un’affermazione grave, lesiva dell’immagine della nostra squadra, delle tradizioni di un club storico come il Genoa, che tanto ha fatto per la promozione del calcio in Italia e non rispondente all’andamento della gara. Nella ripresa li abbiamo schiacciati nella loro metà campo. Auguro a Krsticic una pronta guarigione, lo ripeto, e che la sua carriera lo possa portare a disputare la Champions League com’è accaduto a me. Comprendo il suo disappunto, esternazioni dettate dall’amarezza del momento. Non è accettabile però che arrivi a minacciare, velatamente, di rivederci in campo l’anno prossimo. Se ci salveremo, beninteso. Mi dispiace che un giocatore professionista parli così, io non sono il tipo che premediti determinate azioni, quando vado in campo ci metto il cuore per la maglia che indosso. E’ una questione di stile. Le cose che succedono in campo, è una regola non scritta ma una buona norma, dovrebbero rimanere confinate in quell’ambito dopo il fischio finale"
Krsticic tornerà a giocare ad agosto ma l'infortunio sembra avere lasciato troppe scorie nel suo fisico e soprattutto nella sua testa. Nel gennaio 2015 quindi la Sampdoria decide di girarlo in prestito al Bologna dove Nenad per uno strano scherzo del destino si ritrova come compagno di squadra proprio Matuzalem con cui vincerà il campionato di Serie B. Le scuse del brasiliano però non arriveranno mai ed a spiegarne il motivo sarà lo stesso centrocampista durante una diretta Instagram: "Non devo chiedere perdono. È più violento uno sputo in faccia. Al Saragozza un’entrataccia di Yaya Touré del Barcellona mi fece rivedere il campo dopo sei mesi: non pretesi mai le sue scuse".
La storia di Krsticic alla Sampdoria si chiude definitivamente nell'estate 2016 quando, di rientro dal prestito al Bologna, rescinde consensualmente il contratto. La sua carriera continua in Spagna, nelle file dell'Alaves, dove resta solo una stagione prima di tornare in patria, alla Stella Rossa, la sua ultima squadra da calciatore prima di appendere gli scarpini al chiodo nell'estate 2023 e iniziare la carriera da dirigente. La Sampdoria e l'Italia però restano la tappa più importante sia a livello professionale che umano di questo ragazzo cresciuto sulle strade di Belgrado e rinato a Genova.
"Oggi quando sento che un calciatore è stressato, sorrido. In campo non puoi avere paura, non si può aver paura del calcio. Ho superato una guerra e battuto un linfoma. Per me il calcio è vita".


