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Toni Kroos Zinedine Zidane Real Madrid 2018Getty Images

Kroos a Goal: "Zidane mi ha detto che il meglio arriva a trent'anni"

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Toni Kroos (31 anni) è un calciatore diverso, negli spogliatoi, in campo e fuori. Lo dicono i compagni e si vede subito se lo osservi da casa, allo stadio, se lo intervisti. In una conversazione di mezz'ora analizza il suo metodo, riflesso nella Toni Kroos Academy, per la quale ha creato un'app in spagnolo, inglese e tedesco, e che comprende le notizie del Real Madrid.

La Toni Kroos Academy ha la sua origine nella #ToniKroosChallenge, giusto?

"Sì, l'idea è nata durante la pandemia. Cercavo qualcosa che potessero fare tutti i bambini del mondo, visto che non potevano andare a giocare a calcio, per dare loro un po' di felicità. Ho pensato che fosse più facile online, perché passano molte ore a casa e sono tutti molto attivi sui social, quindi ho suggerito degli esercizi. Quando ho visto tutti i video che sono arrivati, più di 1.000, è stato incredibile. Questa è stata la base del progetto e poi ho pensato a cos'altro potevo fare. Mettendolo in inglese, spagnolo e tedesco raggiungiamo tutto il mondo. Volevo inoltre fare qualcosa di un po' più professionale, che potesse davvero aiutare. Credo davvero che se lo fai bene e ti alleni puoi essere un giocatore migliore".

'Sport1' ha scritto: "Kroos sta diventando il miglior allenatore di bambini". Sei cambiato e vuoi allenare in futuro?

"Non devo pensare al futuro perché ora ci sono molti bambini in tutto il mondo. È qualcosa che mi piace perché posso aiutare con la mia esperienza. Non è che qualcuno mi dia immagini, è che ho visto tante mie partite in questi anni, ho cercato cose importanti e le abbiamo registrate proponendole con le spiegazioni. Credo in questo. Non penso ancora di essere un allenatore professionista, ma più un qualcuno che può aiutare i bambini adesso. Non mi piace tanto viaggiare e stare tanto tempo in hotel, ma fare una cosa del genere sì, scegliere quello che faccio ogni giorno e poter aiutare tante persone nel mondo".

Nel capitolo "Ballando con la palla" c'è l'ispirazione ad un esercizio di Valdebebas e viene spiegata finta più taglio. Eppure non sei un palleggiatore...

"Correre tanto con la palla non fa parte del mio gioco, ma ci sono situazioni nelle quali bisogna farlo. In quel capitolo spiega come avere la palla vicina per avere sempre il controllo con la testa alta. Per essere in grado di farlo hai bisogno di molto allenamento. Ci sono dei giocatori che ripetono sempre gli esercizi e ci lavorano. Il mio calcio non è dribblare quattro avversari, ma avere un'idea prima che arrivi lui arrivi per non dover poi andare uno contro uno in velocità. È importante sapere dove ti stai spostando per andare dall'altra parte. Questa per me è la cosa più importante: leggere la situazione e controllare bene la palla in modo da non dover essere più veloce dell'avversario con le gambe, ma con la testa".

"Sono un po' speciale, non ho visto un altro giocatore del Real Madrid pulirsi le scarpe". In un altro capitolo si vede come pulisci i tuoi scarpini, che non cambi. È comune in uno spogliatoio come quello del Real Madrid?

"La verità è che è qualcosa di un po' speciale, non ho visto un altro giocatore al Real Madrid che si pulisce le scarpe ogni giorno e si prepara così. Con le mie sono un po' speciale perché sono la cosa più importante per me in campo. Mi trovo bene solo con quelle, non so perché, forse dipende dal materiale e dal colore. Adesso ogni uno o due mesi cambiano il colore, il materiale. Per molti giocatori non è un problema, danno loro scarpe nuove e ci giocano il giorno dopo. Sono un po' diverso, devo sentirmi molto molto a mio agio. Sette o otto anni fa ho iniziato con questi scarpini, che sono perfetti per me: sono bianchi, mi piace il bianco, il materiale è perfetto e non ne voglio altri. Verdi, rosse... non sono quelle che preferisco. Grazie ad Adidas, che le fa ancora solo per me, mi sento molto a mio agio. Le curo bene, le preparo prima dell'allenamento, le pulisco dopo affinchè siano perfette per il giorno dopo. Non ho visto nessun altro farlo".

Che ne dice lo spogliatoio dell'app?

"Mi hanno chiesto, ovviamente, cos'è e come funziona. Mi chiedono anche come faccio perché ho un podcast, un'app, tre bambini a casa. Ma il bello è che sono ancora giovane e quando viaggiamo, per esempio in hotel, non faccio cose sciocche. Non gioco a Play, approfitto del mio tempo sugli aerei e negli hotel per pensare a cosa possiamo fare per l'applicazione".

Come giudichi l'inizio di stagione di questa squadra?

"Possiamo essere contenti dei punti che abbiamo ottenuto finora. Alcune partite sono state molto difficili, molto ravvicnate, ma alla fine siamo riusciti a trovare un modo per vincerle. All'inizio è sempre difficile, non si può giocare bene dal primo giorno, non esiste. In più, c'è un nuovo allenatore".

Ancelotti è cambiato rispetto alla prima esperienza al Real?

"Ho avuto un ottimo rapporto nel 2014 con Carlo. Dato che finora non sono stato in grado di giocare diverse partite con lui, non posso dirlo esattamente perché non sono stato molto al centro e tutto il resto. Sì, c'è una differenza e posso dire che il nostro rapporto continua ad essere molto buono".

Si parla tanto di Camavinga, un buon rinforzo per il centrocampo. Finora è stato ottimo.

"Sarà più facile parlare di lui tra un po', quando mi allenerò e giocherò di più con lui, ma quello che ho visto finora nelle partite è molto positivo, ci ha già aiutato con la sua energia".

Si parla tanto anche di Fede Valverde. Ti dà fastidio che sia stato chiesto un cambio generazionale per alleviare Casemiro-Kroos-Modric?

"No, è giusto. Ci sta. Case ha 29 anni, io 31 e Luka 36, ma siamo ancora in grado di giocare ad un ottimo livello. Ricordo una cosa che Zizou mi disse due anni fa, quando avevo 29 anni: che il meglio, dalla sua esperienza di giocatore, è arrivato nel periodo tra 30 o 31 anni. Penso che a 31 anni posso ancora giocare molto bene a calcio".

Hai parlato con lui dopo il tuo addio?

"No, no, niente. Ovviamente abbiamo parlato nel momento in cui se n'è andato, abbiamo fatto un'ottima chiacchierata. Dato che lo conosco, voleva staccare un po'. Ha la mia stessa visione, sta approfittando del suo tempo con la famiglia per ora. Un giorno ne riparleremo di sicuro perché abbiamo sempre avuto un buon rapporto".

Stai aspettando Mbappé?

"In estate ho detto che mi sarebbe piaciuto averlo con noi, ma che comunque la nostra sarebbe stata una buona squadra. Vediamo cosa succederà in futuro, per me è difficile dirlo perché non sono io a decidere. La sua qualità non è cambiata, è un buon giocatore e quello che sappiamo è che il Real voleva ingaggiarlo ma alla fine non ci è riuscito. Si va avanti, anche senza Mbappé qui. Penso che stiamo facendo bene e per il futuro la mia opinione non è cambiata: i migliori giocatori devono essere al Madrid e lui sicuramente è uno di loro".

Kimmich è il tuo perfetto successore?

"Non deve essere il mio successore: abbiamo giocato insieme. E mi piace molto. Hanno cambiato un po' la sua posizione e quindi non abbiamo giocato insieme a centrocampo agli Europei, ma in passato lo abbiamo fatto e anche bene. Lo vedo molto bene, anche a livello caratteriale: vuole sempre vincere, è sempre motivato. Avrà un buon futuro, non ho dubbi al riguardo. Lo vedo in un profilo leggermente diverso, ma molto è bravo ed è giovane".

Non ti manca la Germania con questa carica che c'è adesso con Flick?

"Abbiamo ottimi giocatori, con un ottimo futuro. Conosco Flick perché abbiamo lavorato insieme per sei anni quando era secondo allenatore della Nazionale, abbiamo parlato dopo gli Europei, gli ho detto quello che volevo. La mia decisione non era legata all'allenatore, perché mi sarebbe piaciuto lavorare con lui e sapevo che questa squadra avrebbe avuto un ottimo futuro. E' stata una scelta più personale e sono felice. Gli auguro tutto il meglio perché non è solo un buon allenatore, ma una bravissima persona, avrà un ottimo futuro alla guida della Germania. La mia decisione non legata ad aspetti sportivi, ma personali. Volevo passare un po' più di tempo con la mia famiglia, riposarmi un po' di più, concentrarmi sul Real dopo tanti anni con la Nazionale. Avrei deciso così qualunque fosse stato l'allenatore".

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