"E' stato un momento eccezionale, ma l'ho vissuto da solo": per Ibrahima Konaté questo è un periodo speciale. La convocazione di Didier Deschamps gli ha fatto guadagnare il suo primo Mondiale con la Francia, e la mente in questi casi corre indietro, al passato.
Agli inizi di carriera: nel suo caso segnati dal rapporto genuino con la sua famiglia: come racconta in esclusiva a GOAL, il centrocampista del Liverpool ha sempre intrapreso il suo percorso in autonomia, tanto da non vedere di buon occhio la nuova generazione di genitori, troppo interessati al risultato e poco al divertimento dei figli.
"Non avere pressioni familiari nella mia carriera ha aiutato. Oggi ci sono genitori che non riescono a capire la differenza tra il loro piacere e quello del loro bambino. Vedono giocatori che sono riusciti a farsi un nome e pensano che tutti possano riuscirci. C'è molto lavoro e sacrificio: e soprattutto deve essere un piacere".
Konaté è partito dal Sochaux, poi si è trasferito al RB Lipsia nel 2017, rimanendoci fino al 2021, quando è passato al Liverpool. All'inizio, però, c'è stata qualche titubanza.
"Mia madre non sapeva cosa fosse un centro di formazione: quando le è stato spiegato che il Sochaux mi voleva ha detto di no, voleva tenermi con sé. Poi ne abbiamo parlato: le interessavano le strutture. Quando siamo arrivati lì e abbiamo visitato la scuola ha accettato, perché la scuola è sempre stata molto importante per lei".
Tra i tanti giocatori incontrati nel corso della sua carriera, anche l'ex Catania e Leeds Souleymane Doukara, che un giorno gli ha consigliato di dare il massimo.
"L'ho incontrato qualche anno prima di entrare nel centro di formazione di Sochaux, mi ha detto: 'E' il calcio, non un regalo. Bisogna dare tutto in allenamento e non essere lì a divertirsi come fanno alcuni'".
Parentesi legata al recente passato: il trasferimento al Liverpool ha rappresentato un punto troppo importante per Konaté, come spiega a GOAL. Decisione presa autonomamente, ma con l'aiuto della sua famiglia.
"Quando abbiamo saputo che c'era Liverpool interessato, ci siamo riuniti e abbiamo parlato insieme. Ok, c'è il Liverpool e c'è il Lipsia, cosa facciamo adesso? Nel nostro dibattito pensiamo sempre ai 4-5 anni successivi: ognuno dice la propria idea, ma nessuno ti dirà che hai torto. E' come un puzzle: una volta che abbiamo raccolto i punti di vista vedo le cose più chiaramente. Poi la scelta dipende sempre da me. A volte mi isolo. A volte ho bisogno di un periodo di riflessione. Ma quello che ho capito è che finché le persone intorno a te ti amano e ti sostengono, non esiste alcuna cattiva decisione".
