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Ronald Koeman Barcelona Sampdoria Champions League 1992Getty Images

Koeman e il Barcellona: l’uomo della prima Champions chiamato a ricostruire

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L’appuntamento con la storia era stato fissato da tempo e il luogo dell’incontro, Wembley, era uno di quelli che di grandi eventi ne aveva ospitati parecchi. La Sampdoria per l’occasione aveva indossato il suo abito migliore, visto che tra gli altri poteva contare su Pagliuca, Vierchowod, Vialli e Mancini, ovvero quattro tra i migliori giocatori al mondo all’epoca, ma alla fine a presentarsi puntuale fu un ragazzo che veniva dall’Olanda, dotato di un tiro dalla potenza devastante che gli valse il soprannome di ‘Rambo’ e che di lavoro faceva il difensore… un grande difensore: Ronald Koeman.

Quella del 20 maggio 1992 è stata una di quelle serate che probabilmente hanno cambiato, almeno in ambito calcistico, il corso delle cose. Da una parte c’era appunto la Samp che, dopo aver vinto l’anno precedente il suo primo e sin qui unico Scudetto, alla sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni si era guadagnata la possibilità di salire sul tetto d’Europa, dall’altra c’era un Barcellona che certamente aveva maggiore confidenza con i grandi trionfi, ma che era ancora all’inseguimento di un trofeo che nel corso degli anni si era trasformato in un’ossessione.

Roberto Mancini Gianluca Vialli SampdoriaGetty

Quando alle 19,15 il direttore di gara Aron Schmidhuber decreta l’inizio della 37ª finale di quella che solo pochi mesi più tardi sarebbe diventata la Champions League, non sono in moltissimi a puntare su un successo dei blucerchiati. In realtà, non solo gli uomini di Boskov se la giocano ad armi pari con quelli di Johan Cruijff, magari affidandosi a qualche lancio lungo in più rispetto ai catalani, ma vanno più volte vicino a quel goal che non arriva anche perché Vialli, un bomber che in quel torneo di reti ne realizzò ben sei, incappa in una serata tutt’altro che straordinaria.

“Le mie scarpe dovrebbero stare nel museo del Barcellona per le occasioni che ho fallito”.

La partita scivola via fino al 90’ in sostanziale equilibrio, con i portieri Pagliuca e Zubizarreta sugli scudi a recitare il ruolo di grandi protagonisti, e la storia sembra non cambiare nemmeno nei supplementari, visto che nessuna delle due squadre dà l’impressione di avere in canna il colpo che può valere la vittoria. Questo almeno fino al 112’ quando Invernizzi, dopo un contrasto con Eusebio Sacristán, si vede fischiare contro un fallo che a detta di molti non c’è. E’ calcio di punizione per i blaugrana.

La posizione è di quelle pericolose e, cosa che ancor di più induce a tremare, è che il pallone l’ha fin da subito fatto suo Koeman. Il Barcellona è una squadra che può contare su campioni dal grande talento come Guardiola, Laudrup e Stoichkov, ma quando c’è una punizione nei pressi dell’area avversaria non ci sono storie: deve calciare ‘Rambo’.

“Da quella posizione è chiaro che toccava a me tirare. Mancavano pochissimi minuti, era una grande occasione, forse l’ultima per segnare ed evitare i calci di rigore. C’è voluto un po’ di tempo perché l’arbitro sistemasse la barriera. Loro cercavano di avvicinarsi. Io avevo deciso di calciare di potenza, come facevo di solito”.

Koeman la forza ce la mise tutta, tanto che per anni quel suo tiro è stato considerato il più potente di sempre. Allora si parlò di un pallone schizzato via dal suo destro a 188 Km/h, quello che è certo è che Pagliuca non poté farci nulla.

“E' vero, il tiro era sul suo palo, ma era fortissimo, tremendo. Non ha colpe, sono stato bravo io”.

Nell’istante stesso in cui la sfera varcò la linea di porta svanì il sogno della Sampdoria di laurearsi campione d’Europa, tutto questo mentre Koeman entrava nella storia del Barcellona. I catalani, grazie a quella magia ad un soffio dal triplice fischio, quella sera vinsero la loro prima Coppa dei Campioni e in un colpo solo si misero alle spalle un’ossessione e si guadagnarono finalmente a pieno titolo l’ingresso tra le grandi del calcio mondiale.

Barcelona Champions League 1992 Sampdoria Alexanko Zubizarreta

Quella dell’olandese, che sul tetto d’Europa ci era già salito anni prima quando era una delle colonne del PSV di Guus Hiddink, non fu una prodezza estemporanea. Nel corso della sua straordinaria carriera da giocatore, ‘Rambo’ ha segnato qualcosa come 253 reti in 763 gare ufficiali, cosa questa che lo porta ad essere universalmente considerato il miglior difensore-goleador di tutti i tempi.

Cruijff lo scelse per il suo Barça perché sapeva che nessuno meglio di lui sarebbe stato capace di far ripartire l’azione, perché doveva essere il primo ingranaggio del ‘Totaalvoetbal’ che aveva pensato per il suo Barça, ma anche perché consapevole del fatto che nel portarlo in Spagna si sarebbe garantito un’arma potenzialmente letale anche in fase realizzativa. I fatti, come spesso accadde, gli diedero ragione, tanto che Koeman anni dopo riuscirà perfino a laurearsi capocannoniere di un’edizione della Champions League: quella 1993-94 che coincise con il tracollo in finale contro il Milan e la fine di un’era.

“Quando allenavo il Barça, ricordo che con Koeman o con Stoichkov giocavamo a non mettere la palla in rete, era troppo facile. L’obiettivo era colpire la traversa o uno dei pali, proprio per aumentare la precisione del tiro”.

Johan Cruijff Ronald Koeman

Gli anni di Barcellona e degli allenamenti con Cruijff sono lontani, ma il pallone e l’arancione (il Barça contro la Samp indossò proprio una maglia di questo colore, prima di cambiarla per la premiazione) hanno continuato a far parte della vita di Koeman.

Lasciato il calcio giocato nel 1997, ha subito intrapreso la carriera da allenatore, entrando prima nei quadri della Nazionale olandese come vice di Hiddink e di Rijkaard e poi in uno staff di Van Gaal al Barcellona che comprendeva anche José Mourinho e André Villas-Boas.

Da lì le avventure alla guida di Vitesse, Ajax, Benfica, PSV, Valencia, AZ, Feyenoord, Southampton ed Everton, il tutto per un lungo girovagare scandito da alti e bassi, da successi importanti e qualche avventura finita male, prima di diventare, nel 2018, commissario tecnico di un’Olanda che, reduce da uno dei periodi più bui della sua storia recente, anche grazie al suo lavoro si è qualificata agevolmente per Euro 2020, la prima grande manifestazione alla quale prenderà parte - ormai nel 2021 - dal 2014.

“Nella mia carriera ho avuto la fortuna di essere allenato da tanti grandi professionisti. Ho imparato da Michels, da Hiddink, da Advocaat, ma io penso soprattutto a Johan Cruijff”.


Il calcio l’ha fisicamente portato per tanto tempo lontano da Barcellona e dal

Barcellona

, ma il legame con il club blaugrana non è mai venuto meno, tanto che ciclicamente per anni si è parlato di un suo approdo sulla panchina blaugrana. Si è fatto il suo nome per il dopo Luis Enrique e per il dopo Valverde, ma almeno fino al 19 agosto 2020 non si sono venute a creare le giuste condizioni per un nuovo matrimonio.

“Nel mio contratto c’è una clausola che riguarda solo il Barça e che sarà valida solo per un determinato periodo di tempo dopo gli Europei. Adesso ho un impegno con la Nazionale, ma a Barcellona ho vissuto i migliori momenti della mia carriera da calciatore ed amo la città. Magari un giorno riuscirò a diventare l’allenatore dei blaugrana”.

Quel giorno è arrivato e, dopo la sconfitta più pesante della sua storia contro il Bayern Monaco in Champions (un 8-2 che si è già guadagnato un posto negli annali), il Barcellona ha pensato proprio a chi la sua storia ha contribuito a farla per ripartire. Il lungo inseguimento, quello che sembrava non volesse mai portare al coronamento di un sogno, è finito. Proprio a Koeman è stato affidato il compito più arduo: dare vita ad un nuovo ciclo.

Il club blaugrana lo ha accolto con un ‘Bentornato a casa’. Il campo, giudice supremo di ogni vicenda calcistica, ha però detto che la sua seconda avventura catalana non è stata straordinaria come la prima. Il Barcellona d'altronde ha vissuto uno dei momenti più complicati della sua storia recente ed è stato eliminato prematuramente dell’edizione 2020-2021 della Champions League. Difficoltà che hanno portato al prematuro esonero di Koeman, sostituito per uno strano scherzo dal destino da un altro grande ex del centrocampo blaugrana come Xavi.

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