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Keisuke Honda, 'samurai' giramondo: giocatore, allenatore e presidente

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Il modo migliore per descrivere la carriera di Keisuke Honda potrebbe davvero essere tramite una vera e propria serie tv. Giocatore atipico, personalità particolarissima e tante avventure in giro per il mondo per un atleta che non ha mai avuto paura di sperimentare il nuovo.

Cresciuto nelle giovanili del Gamba, il biondo giapponese ha lasciato il proprio paese quasi subito per iniziare la sua prima storia europea in Olanda con la maglia del VVV-Venlo. Dopo appena due anni la voglia di cambiare aria è già tanta ed ecco che arriva la prima grande avventura a Mosca, dove il CSKA lo porta nella capitale russa per affidargli un ruolo da assoluto protagonista.

Trequartista tecnico dotato di un mancino molto sensibile e di un fisico importante: il ruolo e i capelli ossigenati scatenano immediatamente pesanti paragoni con l'illustre predecessore Nakata, ricordato con piacere in Italia in particolare dai tifosi di Perugia e Roma.

2017-05-22-milan-keisuke-honda(C)Getty Images

Con il connazionale classe '77 non condivide però lo stesso successo in Serie A. Nel gennaio del 2014 un Milan in completa ricostruzione lo chiama infatti per affidargli la prestigiosa numero 10: per molti soltanto un'abile mossa di marketing da parte del 'condor' Galliani, finalizzato alla diffusione del brand rossonero nel continente asiatico.

Arriva però a Milano con un curriculum di tutto rispetto: 127 gare con il CSKA Mosca, 28 reti e 29 assist, con l'etichetta di mago dei calci piazzati e soprattutto con la fama di lavoratore instancabile in campo e professionista esemplare fuori dal rettangolo di gioco.

Honda viene subito gettato nella mischia e ben presto diventa titolare di una squadra che non eccelle sicuramente per qualità offensiva, ma il giapponese viene sempre schierato nell'insolito ruolo di esterno destro, dove raramente riesce a strappare gli applausi convinti del popolo di San Siro. Non ha il passo e i tempi di inserimento dell'ala, tende invece spesso ad accentrarsi per cercare la rifinitura di sinistro, ma l'impatto con il calcio italiano si rivela più complicato del previsto.

"l club non aveva soldi per comprare top player. Quindi molti giocatori ‘normali’ hanno avuto la chance di indossare quella maglia. Non c’era strategia, una struttura societaria precisa, ogni tre mesi arrivava un nuovo allenatore. Con un clima così era impossibile fare risultati. Noi abbiamo dato il 100%, ma i tifosi si aspettavano di più", confesserà con un pizzico di amarezza qualche anno più tardi.

Complice anche il pessimo momento storico del Diavolo, Honda entra ben presto nella lista dei capri espiatori dei fallimenti rossoneri. Con il passare dei mesi finisce ai margini della squadra e con l'arrivo di Montella in panchina (che lo esclude di fatto dal progetto tecnico) la società decide di non rinnovargli il contratto nell'estate del 2017.

Da questo momento in poi la carriera di Honda diventa un vero giro per il mondo: inizia passando un anno in Messico al Pachuca, poi vola dall'altra parte del pianeta in Australia per vivere un altro anno al Melbourne. Nel 2019 resta sei mesi senza squadra prima di fare ritorno dove tutto era iniziato: in Olanda, per vestire la maglia del Vitesse.

"Ho sempre bisogno di nuovi stimoli e di superare me stesso. Non è una questione di carriera, ci pensavo quando ero giovane. E neanche di soldi. Seguo soltanto la mia passione, il calcio".

Honda Botafogo Coritiba Brasileirão 02 09 2020Foto: Vitor Silva/Botafogo

L'età avanza ma il DNA non cambia: Honda decide così di tentare l'avventura sudamericana con il Botafogo. Resta un altro anno in Brasile prima di ritrovarsi però nuovamente svincolato e finire addirittura in Azerbaigian. Proprio qui si è laureato campione con il Neftchi Baku un anno fa, prima del trasferimento in Lituania al Sūduva, ultimo capitolo di una storia che attualmente lo vede in cerca di una nuova squadra.

Nella tortuosa e adrenalinica carriera da calciatore del talento nipponico c'è però anche molto altro: molti non sanno infatti che nell'agosto del 2018, subito dopo il trasferimento al Melbourne Victory, l'ex rossonero ha accettato l'incarico di commissario tecnico della Cambogia in via parallela con l'attività di calciatore.

Nonostante l'esperienza pari a zero nel ruolo di allenatore, Honda firma un biennale con valenza part-time per poter continuare nel frattempo anche a giocare: arriveranno tante sconfitte, alcune anche pesantissime come il 14-0 contro l'Iran, ma il giapponese avrà l'opportunità di mettere in mostra il suo calcio basato su idee offensive, pressing e possesso palla, con tanto di elogi da parte della stampa nazionale.

Ma non finisce qui: l'ex numero 10 del Milan è diventato anche presidente a partire dal 2015, quando ha acquistato il club austriaco dello Sportverein Horn, che ha poi portato subito alla vittoria del campionato di terza divisione. Qualche anno più tardi lo stesso giocatore ha addirittura fondato un suo club in Giappone, l'One FC Tokyo, in quarta divisione regionale della metropoli nipponica.

Keisuke HondaGetty Images

L'intraprendenza del nativo di Osaka trova libero sfogo anche altrove nel mondo dell'impresa: insieme al fratello Yoji ha infatti fondato una società a conduzione familiare, la Honda Estilo Co., mediante la quale gestisce ben 60 scuole calcio in Giappone.

"Ho curato i miei affari in Giappone, parlato con i miei collaboratori, lo sa che ho 110 dipendenti? Ho 60 scuole calcio, con 80 allenatori e 3000 bambini. Vorremmo espandere il progetto in Thailandia, Cina, Cambogia, Vietnam e anche negli Usa".

Giocatore particolare, uomo dalle mille risorse alla costante ricerca di nuove esperienze: Honda rappresenta un modo di vivere il calcio unico, con una visione della vita del tutto particolare abbinata alla continua fame di inedite avventure.

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