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Juan Camilo Zuniga, la freccia del Napoli di Mazzarri

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Se c'è una persona che Juan Camilo Zuniga può considerare un 'angelo custode' del calcio, è Walter Mazzarri. L'attuale allenatore del Cagliari rende il colombiano un esterno coi fiocchi - completandone la crescita di Siena - e un gioiello del suo ciclo al Napoli, prima di una parabola verso il basso caratterizzata da trattative, eventi negativi e infortuni.

Zuniga arriva in Italia nel 2008 grazie al club toscano (in quegli anni in Serie A), che lo nota tra le fila dell'Atletico Nacional di Medellin decidendo di acquistarne il cartellino: dal Sudamerica al Bel Paese con titoli in valigia ed ottime credenziali, Zuniga si presenta così al grande salto.

Al 'cafetero', non a caso, per mettersi in mostra e far riecheggiare le sirene del mercato basta una sola stagione: club italiani e stranieri ne notano velocità, dribbling e qualità tecniche, bussando alla porta del Siena. Tra loro il Napoli, che riesce a spuntarla spendendo circa 8 milioni.

Zuniga in azzurro resta 7 anni, dal 2009 al 2016, dove prova tutti gli stati emozionali possibili ed immaginabili: belli, brutti, gioie, dolori, vittorie, sconfitte. Approda in Campania quando in panchina siede Donadoni, ma poche giornate e il cambio tecnico porta Mazzarri a sostituire l'ex ct dell'Italia. Tra il livornese e Camilo, scocca una scintilla bella forte.

Il 3-5-2, poi mutato in 3-4-2-1, si rivela una manna dal cielo per Zuniga: lui e Christian Maggio diventano le armi letali del calcio 'mazzarriano', uno su una fascia e l'altro sul fronte opposto. Sì, perchè il colombiano da esterno destro viene 'allevato' e istruito anche per giostrare sulla corsia sinistra: un'autentica svolta professionale, perchè il talento coi piedi gli consente di andare oltre ai cross.

Zuniga comincia a danzare sul pallone, attira avversari su di sè e a suon di finte riesce spesso a convergere sul piede preferito per tentare anche la conclusione. Ciò che da giovanissimo poteva sembrargli utopia diventa il fattore che lo rende uno dei laterali più in auge, sia con la maglia del Napoli che con quella della Colombia.

"Dovrò sempre ringraziare Mazzarri - ammette in un'intervista del 2020 a 'Napoli Magazine Live' - perché, nonostante la mie resistenze, mi ha insegnato tanto, soprattutto mi ha fatto giocare a sinistra e mi ha fatto diventare uno dei più forti del campionato in quel ruolo. Non è stato assolutamente facile perché in Nazionale giocavo a destra, alla fine, però, ha avuto ragione ed io ho fatto bene entrambe le cose".

Maggio a destra e Zuniga a sinistra significano dolori per le difese avversarie, spesso una sorta di attaccanti aggiunti quando Mazzarri ordina di far male. Assist e qualche goal impreziosiscono un rendimento elevatissimo, con tanto di Coppa Italia messa in bacheca nel 2012 dopo aver trascinato il Napoli a giocarsi gli ottavi di Champions League contro il Chelsea. Sempre da titolare, ormai padrone della fascia mancina.

Insomma, tra il 2009 e il 2012 Zuniga vive annate da protagonista e in costante ascesa, poi qualcosa si rompe: questioni contrattuali e noie al ginocchio incrinano un connubio col Napoli ai limiti del perfetto. In più le prestazioni super in azzurro attirano la Juventus, già vicina al calciatore prima del suo trasferimento dal Siena al club di De Laurentiis.

"Avevo altre offerte - rivelerà Zuniga sempre nel 2020 a 'Gol Caracol' - Sarei potuto andare alla Juve o al Barcellona, ma alla fine scelsi il Napoli per amore dei tifosi, per l'affetto della gente".

No al bianconero dunque, ma lo scenario che lo vede giungere alla corte di Madama nell'estate del 2013 torna a materializzarsi: Antonio Conte, per il suo 3-5-2, è pronto ad accogliere il colombiano a braccia aperte e renderlo un titolare della squadra campione d'Italia. Un affare low cost, visto che il contratto di Zuniga col Napoli scade a giugno 2014 e dunque l'esborso sarebbe minimo. Le difficoltà legate al rinnovo coi partenopei, unite al pressing di Marotta (che mette sul piatto circa 5 milioni per il cartellino), alimentano fantasmi e dubbi sul futuro tra i tifosi.

Un enigma che diventa telenovela il 29 luglio 2013, nell'amichevole precampionato col Galatasaray in cui il nuovo Napoli di Rafa Benitez e Gonzalo Higuain viene presentato al pubblico del 'San Paolo'. I fischi al laterale per la pista Juve sempre più calda si sprecano, poi però accade qualcosa visto raramente sui campi di calcio.

Zuniga dribbla il portiere del 'Gala' e segna a porta vuota: mani al cielo a mo' di scuse per ciò che stava avvenendo nelle stanze del mercato, un atto d'amore nei confronti del popolo napoletano. In che modo? Saltellando a palla lontana al coro dei tifosi 'Chi non salta juventino è'!'. Tutto vero, Camilo comincia a farlo, ricevendo boato e ovazioni. E' lì che si chiude il cerchio: Zuniga non va a Torino e rimane a Napoli.

Sembra tutto risolto dunque, anche perchè Benitez ci punta impiegandolo terzino sinistro nel suo 4-2-3-1: mansioni e posizioni diverse rispetto all'era Mazzarri, ma la centralità nel progetto tecnico non si discute. In più, ad ottobre arriva anche l'agognata firma sul contratto che lo lega al Napoli per altre 5 stagioni, con ingaggio adeguato a 3,5 milioni. Caso chiuso, si va avanti insieme.

"Sono felice a Napoli e vorrei chiudere la mia carriera in azzurro - le sue parole dopo l'ufficialità - Ringrazio il presidente per la fiducia e ringrazio i tifosi per l'affetto con il quale mi sono sempre stati vicini. I miei impegni con la Nazionale hanno contribuito ad allungare i tempi per il rinnovo".

Soddisfatto anche De Laurentiis.

"Ho sempre creduto in Camilo e lui ha creduto sempre nel Napoli. Il famoso balletto al San Paolo questa estate è stato il suggello ad un feeling mai interrotto. Le cifre? Sono quelle che lui si merita. In questi anni ha lavorato in silenzio ed umiltà e meritava questo riconoscimento".

Peccato che gli intenti reciproci vengano presto sconvolti dai guai al ginocchio del ragazzo: dopo il rinnovo Zuniga si opera per risolvere un problema nato 8 anni prima e riemerso in seguito ad un trauma più recente, lo stop previsto sembra minimo (meno di 2 mesi), invece i tempi si dilatano a dismisura. Clamorosamente, fino a maggio! E' lì che si rompe l'idillio e cambia la storia calcistica del colombiano.

Da pilastro e perno del futuro Zuniga diventa un oggetto misterioso: tra 2014/2015 e mezzo 2015/2016 in campo lo si vede col contagocce e i rumors su presunti attriti con la società aumentano, fino a renderlo estraneo al progetto Napoli.

Il suo rientro avviene alla penultima giornata di campionato a maggio 2014, giusto per rodarsi in vista dei Mondiali brasiliani alle porte, dove nonostante il lungo stop il ct Pekerman gli concederà stabilmente spazio. Lì però Camilo nel pieno di un periodo già buio vive un'ulteriore parentesi da dimenticare, l'entrataccia su Neymar nel quarto di finale tra Seleçao e Colombia. Ginocchiata sulla schiena e 'O Ney' a terra dolorante in lacrime, trasportato fuori in barella e subito condotto in ospedale. La diagnosi metterà fine al torneo del verdeoro: frattura di una vertebra e tempesta mediatica su Camilo.

Da una peripezia all'altra: tornando alle beghe col Napoli, a fronte del contratto pluriennale in essere ancora lungo ed oneroso sottoscritto diventa inevitabile trovare una soluzione: quando il calvario al ginocchio sembra alle spalle, per ritrovare campo e ritmo Zuniga - mai considerato da Sarri - accetta due prestiti in 18 mesi. A gennaio 2016 passa al Bologna, nel 2016/2017 ritrova Mazzarri in Premier League dicendo sì al Watford. In Emilia e a Londra gioca con discreta continuità, ma per lui ormai l'avventura in azzurro è al capolinea. Diatribe tra il Napoli e il club gestito dai Pozzo su presunto obbligo di riscatto e mancata acquisizione del cartellino, lo portano a trascorrere la prima metà del 2017/2018 senza mai giocare, finchè il mercato invernale non gli regala la chance di tornare da dov'è partito: all'Atletico Nacional, a Medellin, a casa.

La squadra da cui ha spiccato il volo lo rileva in prestito con opzione per poterne disporre anche nell'annata successiva, ma tra febbraio e giugno 2018 Zuniga riuscirà a collezionare la miseria di 5 presenze per un totale di 218 minuti giocati. Troppo annosi i guai fisici per continuare, a 33 anni Camilo dice basta e a luglio in conferenza annuncia il ritiro tra le lacrime.

"Ringrazio la società per avermi dato l'opportunità di provare, sono molti anni che cercano di andare al meglio delle possibilità, il Nacional ha aperto le porte per farmi tornare ma solo giocando uno sa cosa prova e tutto ciò che ho fatto per passione, per la maglia, per l'istituzione, perché questo era il mio sogno, per tornare in questa squadra".
"Oggi penso di più sul mio futuro, alla mia famiglia, mi faccio da parte e da domani posso fare una corsa nel parco con i miei bambini. Dal momento che sono venuto a Nacional ho dato la mia parola che avrei fatto tutto il possibile per tornare al top ma mi sento di essere tornato al 40% di quello che era, ho compiuto il mio sogno e sono tranquillo perché voglio andare in pensione a casa, dove ho avuto la possibilità di mostrarmi, di andare avanti, di giocare nel calcio europeo, di indossare la maglia della nazionale colombiana. Sono molto grato a tutti, mi fa male, ma sono grato a Dio per la carriera che mi ha dato, per avermi permesso di realizzare i miei sogni".

A 'Il Mattino', nel 2019, Zuniga proverà a far chiarezza su quanto avvenuto dopo la firma del nuovo contratto col Napoli.

"Dopo un interminabile tira e molla ero felice di aver rinnovato, mi incontrai con De Laurentiis prima della partita di Champions League con l’Arsenal. Ero convinto che dopo la riabilitazione sarei potuto tornare in campo senza problemi, non sapevo invece che sarebbe iniziato un vero e proprio calvario. Passavano i mesi e di miglioramenti al ginocchio neanche l’ombra, dopo un po' di tempo anche la fiducia è iniziata a calare".
"Personalmente ho la coscienza più che pulita, ho un ricordo meraviglioso di tutto l’ambiente societario. Mi dispiace molto non aver recuperato da quei problemi".

Estro e talento abbinati a gioie e dolori: oggi Zuniga si gode moglie e figli lontano dai riflettori impegnandosi nel sociale, consapevole che quel maledetto ginocchio gli ha cambiato irreversibilmente la carriera.

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