Notte di Champions League per la Juventus, quella di domani. Una notte tremendamente decisiva perché i bianconeri - davanti al pubblico dell'Allianz Stadium - si giocano una grossa fetta di qualificazione agli ottavi di finale.
E' soltanto la seconda giornata della fase a gironi ma risultati e calendario alla mano, la formazione di Massimiliano Allegri si trova già di fronte ad un bivio e con un unico grande imperativo in testa: battere il Benfica per dimenticare il passo falso di Parigi e, soprattutto, per incanalare sui binari congeniali il cammino all'interno del gruppo H.
Contro i lusitani, Madama incrocerà le traiettorie con una vecchia conoscenza del calcio italiano. Un giocatore che in Serie A non ha mai brillato di luce propria - tutt'altro - ma che sotto la sapiente ala di Roger Schmidt ha ritrovato la linfa dei giorni migliori, tornando ad esprimersi ad alti livelli. Di chi stiamo parlando? Ovviamente di Joao Mario.
Il centrocampista portoghese, in Italia, ha vestito la maglia dell'Inter che nell'estate del 2016 - quella che l'ha incoronato campione d'Europa con il Portogallo - l'ha prelevato dallo Sporting per 40 milioni di euro più bonus. Per intenderci, il terzo acquisto più oneroso nella storia del club dopo Romelu Lukaku e Christian Vieri.
Getty ImagesApprodato in quel di Milano come fiore all'occhiello della campagna acquisti della formazione affidata all'epoca dei fatti a Franck de Boer - e con un biglietto da visita simile sarebbe stato difficile aspettarsi il contrario - l'esperienza del classe 1993 sulla sponda nerazzurra dei Navigli si è rivelata un autentico buco nell'acqua.
32 presenze, 2 goal e 7 assist alla prima stagione non sono bastati all'Inter per evitare l'ennesima stagione da comprimaria, ulteriormente sconvolta dall'avvicendarsi in panchina di ben tre allenatori: dopo De Boer - saltato dopo nemmeno metà campionato - sono arrivati prima Stefano Vecchi e poi Stefano Pioli, chiamati in corso d'opera per salvare quel poco di salvabile di un altro capitolo amaro per il popolo nerazzurro.
Nella stagione 2017-2018, Joao Mario si ripresenta ai nastri di partenza con rinnovate ambizioni e la scelta della maglia numero 10 è uno di quei segnali che lasciano presagire qualcosa di veramente importante.
Peccato che sulla panchina interisti arrivi un certo Luciano Spalletti e con il tecnico di Certaldo il feeling non sboccerà mai. Morale? Il portoghese finisce presto nel dimenticatoio e viene ceduto in prestito al West Ham già nel mercato di gennaio.
I successivi sei mesi in Premier precedono il suo ultimo rientro all'Inter. Una seconda chance dal finale però scontato: al timone c'è sempre Spalletti e l'esclusione dalla lista Champions è soltanto il primo di una lunga serie di bocconi amari.
L'ultimo è la cessione alla Lokomotiv Mosca, sempre a titolo temporaneo. E in Russia le cose non vanno di certo meglio tanto che dopo un solo anno - fatto più di ombre che di luci - le valigie sono di nuovo pronte, destinazione Sporting. Il ritorno.
In quel di Lisbona, l'aria di casa fa il suo e Joao Mario ritrova ritmo e confidenza diventando subito un punto fermo della squadra di Ruben Amorim. Gioie e consensi, in tal senso non mancano: al primo colpo centra il 'Double' vincendo campionato e coppa nazionale. Bottino che però non basta per garantirgli la permanenza.
Altro giro e altra corsa, dunque. Terminato il prestito, torna di nuovo all'Inter, ma è un passaggio puramente transitorio. Il 12 luglio del 2021, infatti, risolve il proprio contratto con il club fresco di Scudetto e il giorno dopo firma con il Benfica, la rivale per l'eccellenza dello Sporting protagonista del suo rilancio.
Al da Luz ritrova assoluta centralità e smalto. E i numeri, in questo caso, non mentono. Al primo anno gioca 44 partite, sommando tutte le competizioni, per un bottino di 4 goal e 7 assist.
All'imbocco della stagione 2022/23, Joao Mario è ormai un tassello imprescindibile nel 4-2-3-1 dell'allenatore tedesco Roger Schmidt, che l'ha inquadrato come riferimento centrale nel tridente alle spalle dell'unica punta Ramos.
Il Benfica sin qui ha assunto i connotati della macchina perfetta: 11 partite ufficiali, 11 vittorie, 28 goal fatti e 5 subiti. Primo posto in campionato, primo posto nel girone di Champions. E in tutto questo, una parte del merito va sicuramente attribuita a quel ragazzo che in Italia ha fatto tanta, troppa fatica.
Tra le poche soddisfazioni a tinte nerazzurre c'è la vittoria contro la Juventus (2-1 a San Siro) in campionato. Era il 18 settembre 2016, roba di una vita fa. Ci proverà di nuovo.




