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Jay-Jay Okocha Nigeria Cult Hero HIC 16:9GOAL

Jay-Jay Okocha: il fantasista nigeriano che ha stupito Ronaldinho

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Il ruolo migliore di Jay-Jay Okocha ai Mondiali non è stato quello di giocatore di punta di una squadra vincente o innovativa, ma piuttosto quello di interprete di raro talento individuale in una formazione che ha deluso.

In effetti, Francia '98 ha rappresentato il prematuro disfacimento della Golden Generation nigeriana - la più grande squadra che il paese più popoloso dell'Africa abbia mai conosciuto - e in definitiva un'estate storica per Okocha, che è stato inserito nella Squadra del Torneo.

Le Super Aquile si avvicinarono al Mondiale del '98 tra grandi aspettative, con la speranza in patria di poter almeno emulare l'impresa del Camerun di otto anni prima, raggiungendo i quarti di finale.

La Nigeria aveva vinto la seconda Coppa d'Africa nel 1994 due mesi dopo aveva raggiunto gli ottavi di finale nella sua prima Coppa del Mondo, con giocatori del calibro di Rashidi Yekini, Emmanuel Amunike e Daniel Amokachi protagonisti negli Stati Uniti.

Nel 1996 arrivò l'oro olimpico - il primo trionfo in assoluto per una squadra africana - mentre Nwankwo Kanu, Victor Ikpeba e Celestine Babayaro iniziarono a ricoprire ruoli più importanti nella squadra.

Il mondiale francese, quindi, sarebbe dovuto essere il momento migliore della Golden Generation, un'occasione per costruire un decennio di progressi e forse anche per realizzare la previsione di Pelè che una squadra africana avrebbe vinto il titolo prima del 2000.

Nigeria 1996 Olympics GFXGetty/GOAL

Purtroppo, la realtà è stata ben al di sotto delle aspettative di quella squadra e, a dire il vero, da allora la Nigeria non ha mai goduto della stessa fama e non ha mai suscitato lo stesso entusiasmo della vigilia della Coppa del Mondo del 1998.

Il licenziamento dell'allenatore Philippe Troussier prima della competizione non ha aiutato, così come una serie di infortuni - non ultimo quello di Amokachi, Amunike e del portiere titolare Ike Shoronmu - mentre il nuovo ct Bora Milutinovic ha faticato a trovare un equilibrio a centrocampo.

Okocha però ha sempre fornito una serie di prestazioni positive, a volte delle vere e proprie battaglie personali.

Nella vittoria contro la Spagna - una partita caotica e divertente - Oliseh ha respinto tutto, mentre Okocha si ha dato sfoggio della sua qualità con e senza il pallone tra i piedi.

Alla fine l'ha spuntata la Nigeria ed è stato proprio Oliseh a mettere a segno il goal vittoria.

Agli ottavi contro la Danimarca però, la Nigeria non è riuscita a ripetere l'impresa, incappando in una brutta sconfitta per 4-1 che ha interrotto bruscamente il suo cammino.

Ciononostante, Okocha è stato ancora una volta imperioso, fornendo una delle più grandi prestazioni individuali di un giocatore africano ai Mondiali, mettendo costantemente in difficoltà la retroguardia danese e ispirando i suoi compagni di squadra in avanti.

Jay-Jay Okocha Nigeria Denmark 1998 World Cup GFXGetty/GOAL

Se da un lato il torneo del '98 ha messo in luce alcune delle qualità accattivanti di Okocha - la tecnica, il gioco di gambe, l'innovazione - dall'altro ha dimostrato alcune delle carenze che gli hanno impedito di ottenere risultati costanti in un grande club.

La sua mancanza a livello difensivo, soprattutto contro i danesi, ha lasciato Oliseh completamente oberato di lavoro a centrocampo. Ma a mancargli è stata soprattutto la disciplina per poter operare efficacemente all'interno di uno schema tattico.

Mentre la generazione dorata nigeriana cominciava a disintegrarsi, Okocha cercò fortuna al Paris Saint-Germain, dopo aver brillato in precedenza all'Eintracht Francoforte e al Fenerbahce.

È in Germania che realizza una delle sue reti più incredibili contro il Karlsruher, dribblando in area due volte alcuni difensori, prima di concludere e battere Oliver Kahn.

Il portiere è rimasto completamente spiazzato dalla flessibilità di movimento e dalla rapidità di pensiero del nigeriano e quel goal spettacolare è valso a Okocha diversi riconoscimenti.

Tuttavia, come molti dei momenti salienti della sua carriera, si trattò di un exploit isolato.

Al Fenerbahce, ad esempio, si ritagliò un ruolo da protagonista grazie ai calci piazzati, ma malgrado ciò non riuscì a contribuire alla difesa del titolo conquistato del 1996 e dovette persino assistere alla vittoria dei rivali del Galatasaray.

Al PSG, le cose sono andate in modo simile.

Jay-Jay Okocha PSG GFXGetty/GOAL

Okocha ha fatto divertire i tifosi con i suoi dribbling e la sua spettacolarità, ma la vittoria della Coppa Intertoto è stata l'unica magra ricompensa dopo il suo acquisto arrivato per 14 milioni di sterline (16 milioni di dollari).

Okocha ha lasciato in ogni casoun'eredità importante nella capitale francese, affermando in seguito di aver giocato un ruolo chiave nel fare da mentore a un giovane e precoce ragazzo prodigio di nome Ronaldinho.

"Ronaldinho ha cercato di imitare alcune delle mie abilità e dei miei dribbling", ha detto Okocha a On Time Sports. "Era ancora un giovane giocatore prima che io partissi per l'Inghilterra e lui si unisse al Barcellona".

Firmando per il Bolton Wanderers di Sam Allardyce nel 2002, dopo la sua partenza dal PSG e a soli 28 anni, Okocha ha sostanzialmente rinunciato a giocare a determinati livelli.

Tuttavia, il trasferimento ha portato a un altro capitolo scintillante della sua carriera, in quanto si è affermato come uno dei più grandi funamboli nella storia della Premier League.

I tifosi del Bolton hanno voluto ricordare al resto del campionato che Jay-Jay era "così bravo che l'hanno nominato due volte", ma la verità è che i tifosi ospiti non avevano bisogno di farlo notare.

Okocha, in un ambiente meno pressante, era semplicemente più a suo agio - se non addirittura adorato - dai tifosi avversari così come dai suoi.

Un giocatore di lusso? Forse. Ma anche e soprattutto un calciatore fantastico.

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