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Ivano Trotta, l'ex Juve che ha aiutato il Napoli a tornare in A

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Una vita in provincia con Juventus e Napoli ad impreziosire la carriera. Ivano Trotta, ex tornante destro, ci ha messo il cuore e - anche se in modo differente - in bianconero ed azzurro di emozioni ne ha vissute molteplici.

Trotta cresce nel vivaio di Madama e viene lanciato da Marcello Lippi, laureandosi campione d'Italia da giovanissimo: corre il 1996/97, non ha nemmeno 20 anni e vive la gioia dell'esordio in Serie A (nell'ultima giornata, 20 minuti contro la Lazio) prima ed in Champions League poi (5' in Juve-Fenerbahce della fase a gironi) agli ordini dell'allenatore viareggino.

"È stato incredibile - ammette Trotta in un'intervista concessa a giugno a 'MondoNapoli' - A soli 19 anni ho avuto la possibilità di dividere lo spogliatoio con giocatori così importanti, a cui aggiungerei Deschamps, Peruzzi, Di Livio, Vieri, Lippi in panchina. Ho avuto un anno importante in cui esordii anche in Coppa Italia a San Siro contro l’Inter. Fu un’annata bellissima, un’esperienza incredibile in una realtà che mi ha fatto crescere in fretta dopo i tre anni nel settore giovanile".

Trotta, seppur Primavera e comprimario, in quei mesi vede la squadra piemontese alzare anche una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, nonchè sfumare la possibilità di vincere la Champions nella finale persa col Borussia Dortmund. Il feeling col mondo bianconero sembra non mancare, finchè non inizia un valzer di prestiti che lo vede prima passare al Fiorenzuola (dove gioca con Luca Toni) e successivamente alla Carrarese (qui il primo goal tra i professionisti, da centrocampo!) e alla Viterbese.

Col successivo approdo al Padova, tra l'ex esterno e la Juve - come raccontato dallo stesso Trotta a 'CalcioNapoli24' nel 2018 - si spezza l'idillio.

"Ero ancora di loro proprietà ma la società, nello specifico Moggi, che era il mio procuratore, ed il papà, che era il ds, decisero che dovevo rimanere un altro anno alla Viterbese. Ci fu uno screzio tra me e Moggi ed andai al Padova. Poi la Juventus decise di svincolarmi".
"Loro ritenevano opportuno che restassi un altro anno in prestito a Viterbo, io invece pensavo di poter fare un'altra categoria anzichè la Serie C. Non trovammo l'accordo ma io ero sotto contratto con la Juve, allora decisi di andare al Padova".

Tra Trotta e la Vecchia Signora, un addio per nulla sereno.

"Mi sentii sorpreso: avevo giocato in Serie A, avevo fatto una presenza in Champions ed ora mi trovavo improvvisamente svincolato. Non mi dissero nemmeno arrivederci, nulla".
"Non mi sono date spiegazioni e non le voglio, però oggi non devono chiedermi perchè tifi Napoli e non Juve, non devono chiedermi perchè il Napoli è nel mio cuore e della Juve non me ne frega nulla. Il motivo c'è".

Napoli appunto, l'isola felice di Trotta. Ivano, dopo il burrascoso divorzio con Madama, tolte Padova e Gualdo si erge a protagonista assoluto nella scalata del Rimini dalla Serie C2 alla B. Prestazioni, goal e un rendimento costanti che gli valgono la chiamata della vita: gli azzurri stanno risalendo dalle ceneri del fallimento con Aurelio De Laurentiis e, nel gennaio del 2006, scelgono di puntare su Trotta per puntellare l'organico impegnato nella rincorsa alla cadetteria.

Edy Reja gli riserva un ruolo importante nel proprio scacchiere tattico e lo schiera in maniera continuativa, facendo leva sulle doti del ragazzo nel saper interpretare con buon profitto sia la fase difensiva che quella offensiva.

La corsia destra arata in lungo e in largo vale a Trotta la conferma anche una volta riportato il Napoli in Serie B, dove nel 2006/2007 trova anche 2 goal. Uno in particolare, quello rifilato al Frosinone a tempo scaduto, si rivelerà fondamentale per la promozione degli azzurri in A.

"Fu bello ma soprattutto importante, segnare nel finale di una gara così ci diede la spinta decisiva - ha ricordato 3 anni fa Trotta a 'Gianlucadimarzio.com' - Era una B che sembrava una A2. C’eravamo noi, la Juventus, il Genoa, fu un campionato atipico. Con la maglia azzurra ho vissuto un anno e mezzo fantastico: la promozione in B, poi la cavalcata di quella stagione fino alla A".

Il destino, in quella stagione, gli farà togliere la soddisfazione di 'punire' proprio i bianconeri: il 6 novembre 2006, infatti, in un 'San Paolo' gremito Trotta disegna l'assist che consente a Bogliacino di siglare la rete dell'1-1. Un altro frame da tenere ben incastonato nell'album dei ricordi azzurri.

"Vorrei ringraziare la città, che porto ancora nel cuore e i tifosi napoletani, che sono davvero magnifici - l'atto d'amore dispensato dall'ex laterale nel 2012 ad 'IamNaples' - Ricordo tutti con piacere. Fu un’annata splendida, e i miei compagni di tante battaglie e soddisfazioni sono stati magnifici".
"A Rimini abbiamo creato tutto dal nulla, salendo dalla vecchia Serie C2 alla Serie B. A Napoli ho completato un importante progetto personale e di vita che ho cominciato da quand’ero bambino. A mio avviso non ci sono tappe migliori, anzi sono tutte importanti per raggiungere dei risultati e per la propria formazione personale".

A 30 anni, dopo l'addio al Napoli, Trotta vive una parentesi poco felice a Treviso.

"Il direttore Pierpaolo Marino mi continuava a dire che erano cambiati i piani societari nei miei confronti e quindi ho capito che da parte sua c’era una forte volontà di vendermi, anche se avevo il contratto e sarei potuto restare. Avevo captato nel Treviso un’opportunità per rifare lo stesso exploit di Napoli, con giocatori importanti, poi la società è fallita e mi sono ritrovato dalle stelle alle stalle, da un bellissimo progetto ad un fallimento".

Ultimi slot da calciatore spesi a Ravenna e Bellaria, a cui fa seguito la decisione di appendere gli scarpini al chiodo e studiare da allenatore: parentesi da vice proprio al Bellaria, poi l'esperienza al timone del Palocco. Oggi Trotta, insieme all'ex compagno ai tempi del Napoli Tommaso Romito, gestisce la 'IT7', società che accoglie singoli calciatori (nonchè bambini) e collabora con i club per il perfezionamento della tecnica di base mediante stage o allenamenti individuali.

"Mi è venuto naturale quando ho smesso di giocare, tutti sperano di arrivare in alto, ma è difficile farlo sia da calciatore che da tecnico. Cerco di fare sempre tutto con passione, ma se non dovessi arrivare ad alti livelli almeno avrò fatto tutto con orgoglio".
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