Quando un mese e mezzo fa Roberto Mancini comunicò la lista dei convocati ad Euro 2020, alla lettura del suo nome ci fu più di qualche mugugno: Federico Bernardeschi aveva preso il posto di Matteo Politano, una scelta all'apparenza con poco senso da parte del commissario tecnico. Che alla fine ha avuto ragione.
Perché convocare un giocatore reduce da una stagione difficoltosa con la Juventus anziché uno che al Napoli ha fatto fuoco e fiamme sull'out di destra dell'attacco? La risposta sembra complicata eppure è sotto agli occhi, contenuta nell'apporto determinante dato dall'ex Fiorentina alla causa azzurra nei momenti più decisivi di Euro 2020.
Inserito in campo per giocare gli ultimi scampoli di partita contro Spagna e Inghilterra, è stato l'unico insieme a Leonardo Bonucci a realizzare entrambi i calci di rigore tirati nella lotteria conclusiva: segnale di fiducia nei propri mezzi e mente sgombra da scomodi pensieri, quelli che a Torino lo hanno tormentato praticamente sempre.
Una differenza netta in termini motivazionali racchiusa nelle parole pronunciate il 28 maggio al termine dell'amichevole contro San Marino, suggellata da un goal e da una prestazione positiva nel suo complesso.
"Le giocate mi sono riuscite? Ovvio, con l'Italia me le fanno rischiare. La qualità è molto alta e, quando ci sono giocatori così forti, poi tutto diventa più facile. Anche per il mister. Noi stiamo cercando di metterlo in difficoltà con le prestazioni".
L'azzurro bene sta sulla silhouette di Bernardeschi che in Nazionale può contare su un ruolo preciso e dei compiti predefiniti: al contrario di quanto accaduto a Torino con il club, dove l'estrema diversificazione dei compiti svolti ha finito per offuscargli le idee, rendendolo inviso a buona parte della tifoseria.
Forse è per questo motivo che Bernardeschi è sempre stato in prima fila nei festeggiamenti per la vittoria degli Europei, un'affermazione che sente sua più di ogni altro trofeo conquistato con la Juventus, importante sì ma dal peso specifico minore.
"Ci meritiamo tutto questo. Personalmente ho sofferto tanto, non è stata una stagione semplice per me. Quando fai una stagione del genere a volte le cose si complicano. Io però conosco solo un metodo: lavorare e rimboccarsi le maniche anche quando le cose non vanno bene".
Maniche rimboccate a dovere e capacità di incidere elevata all'ennesima potenza: Bernardeschi ha trovato l'elisir giusto per entrare nella storia dalla parte giusta, dopo vari tentativi andati a vuoto che sembravano sottrarlo definitivamente alle dinamiche proprie di quel grande calcio a cui pareva destinato nei giudizi di inizio carriera.
