Esistono appuntamenti nel calcio che proprio non si possono fallire: crocevia che svoltano un'intera carriera, che scrivono la storia di un club. Esistono poi giocatori capaci di andare oltre il proprio fisico con una forza mentale superiore alla media: quella di Filippo Inzaghi nel 2007 è la classica storia di un predestinato, un giocatore che doveva essere nel posto giusto al momento giusto, ad ogni costo.
D'altronde Superpippo ha costruito un'intera carriera sul farsi trovare al posto giusto con un tempismo che ha spazzato via difese su difese. E quella notte l'ex attaccante rossonero doveva per forza essere in campo, nonostante tutto sembrava portare al forfait.
Pochi ricordano infatti che Inzaghi è stato in dubbio fino all'ultimo minuto prima del fischio d'inizio di quella finale del 23 maggio 2007: uno stiramento lo aveva messo ko qualche giorno prima e tutti spingevano ormai Alberto Gilardino verso un posto da titolare.
Tutti, tranne uno: Carlo Ancelotti si schierò contro staff medico e dirigenza, puntando ancora una volta sul proprio pupillo, consapevole che lo spirito e la fame del suo numero nove sarebbero andate oltre i problemi fisici nella partita più importante.
Getty ImagesIl retroscena è stato raccontato a distanza di anni da Adriano Galliani, storico dirigente negli anni d'oro del Diavolo e oggi ad del Monza:
"La sera prima della finale di Atene con il Milan, Inzaghi non si teneva in piedi, dissi a Carlo Ancelotti che forse era meglio far giocare Gilardino che stava meglio. Lui mi rispose ‘si ma Pippo anche se non sta in piedi, domani è capace di farne due’. Il giorno dopo Inzaghi fece doppietta e vincemmo la Champions contro il Liverpool".
Lo stesso Inzaghi raccontò successivamente la vigilia di quella finale, quando Carletto lo prese da una parte disegnando con le parole il suo destino: "Mi prese e mi disse 'non ho dubbi, domani giochi tu'. Però non stavo bene, ero ancora mezzo stirato e avevo addosso una pressione enorme".
Quella stessa pressione che ha da sempre alimentato una fame di goal più unica che rara: e quel magico teatro di Atene, dove 13 anni prima nel '94 il Barcellona di Cruyff fu spazzato via, diventa ancora una volta una dolce seconda casa per i colori rossoneri.
Da Massaro a Pippo Inzaghi, la storia è scritta: il numero 9 scende in campo e porta a termine una fredda e lucida vendetta contro quel Liverpool che due anni prima aveva segnato il più grande incubo sportivo del Diavolo in quella maledetta sera di Istanbul, quando lo stesso Inzaghi non scese in campo a causa di un altro infortunio.
Getty ImagesQuesta volta no: il talento piacentino stringe i denti e mette il suo sigillo con due goal, esattamente come previsto dal suo maestro. Prima la deviazione sulla punizione di Pirlo, poi il raddoppio sul filtrante di Kakà: Pippo scatta sul filo del fuorigioco, mette a sedere Reina e deposita in rete. Poi l'urlo di gioia, gli acciacchi fisici sono ormai uno sbiadito ricordo: la liberazione di un uomo che aveva rischiato di saltare anche questo grande appuntamento, raggiungendo invece il punto più alto della sua carriera.
Al posto giusto nel momento giusto: ancora una volta, nel momento più importante. Svoltando un destino che sembrava avverso. Inzaghi si è preso la storia, cancellando gli incubi e timbrando per sempre un 'secondo compleanno' nella propria vita: il 23 maggio, dopo quel 2007, sarà per sempre la notte di Superpippo.




