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England celebrate Harry Kane penalty vs Denmark, Euro 2020Getty

L'Inghilterra sfida l'Italia: gioventù ed entusiasmo al grido di "it's coming home"

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“Football is coming home”è il tormentone che accompagna l’Inghilterra da ormai tre anni. Dal mondiale di Russia 2018, quando Gareth Southgate ha restituito la speranza a la voglia di crederci a un intero popolo. Euro 2020 non poteva fare eccezione. Con uno stimolo in più: l’arco di Wembley, sede della finalissima e delle semifinali. Ha ospitato cinque delle sei partite fin qui disputate dalla nazionale dei Tre Leoni. E ospiterà anche la finalissima dell’11 luglio alle 21.00, contro l’Italia.

Sarà la prima volta in cui gli azzurri sfideranno i britannici in una finale di una grande competizione. Harry Kane e compagni avranno il privilegio di giocarla in casa, davanti a 60mila persone. Non hanno mai abbandonato il loro pubblico, se non per il quarto di finale contro l’Ucraina. Vinto 4-0. Curiosamente, la prestazione più brillante è arrivata all’Olimpico di Roma. Una coincidenza, niente di più.

Anche la strada verso la finale percorsa dall’Inghilterra è stata piena di coincidenze. Ad esempio la sentitissima partita contro la Scozia nella fase a gironi, risolta con un democratico 0-0 senza troppe emozioni forti. Sono bastate le vittorie contro Repubblica Ceca e Croazia, entrambe griffate da Sterling.

Non lo è stata nemmeno la vittoria contro la Germania agli ottavi di finale, una vera e propria liberazione: era dal 1966 che gli inglesi non riuscivano a battere la loro nemesi in un grande torneo. 1966, l’anno in cui Bobby Charlton e compagni hanno vinto l’unico Mondiale. Di Europeo, invece, neanche uno. Coincidenze? Si vedrà domenica sera.

England Germany Harry Kane 01062021Getty Images

La semifinale con la Danimarca ha rappresentato l’impegno più complicato in termini di resistenza: 120 minuti e anche un goal incassato, il primo di tutta la competizione. Fino a quel momento, Pickford aveva fatto percorso netto. Solo la punizione di Damsgaard ha piegato la resistenza della miglior difesa del torneo per rendimento. Un solo goal subito in 570 minuti. Peraltro da palla inattiva.

L’attacco non è stato travolgente, anche se i numeri premiano Kane e Sterling, gli uomini chiave della nazionale: rispettivamente 4 e 3 goal. L’ala del City ne avrebbe potuto segnare a proprio nome un quarto contro la Danimarca se Kjaer non l’avesse anticipato sulla linea di porta, facendo autogoal. I due sono insostituibili nell’attacco di Southgate: insieme a loro in finale ci saranno probabilmente Mason Mount e Bukayo Saka, le scelte per la semifinale.

Le armi pesanti sono anche in panchina, su tutti Jack Grealish, quello che è a tutti gli effetti il ‘dodicesimo uomo’, colui che quando entra fa rumoreggiare Wembley per l’entusiasmo. Anche Foden sarà un’arma dalla panchina, al pari di Sancho e Sterling, che però sono più ai margini.

Centrocampo e difesa sono diventate delle certezze. Kalvin Phillips del Leeds e Declan Rice del West Ham, rispettivamente classe 1995 e 1999, rappresentano la diga a centrocampo, i volti nuovi di questa Inghilterra. La difesa invece è già rodata: il solido Maguire con Stones, con Walker e Shaw davanti a Pickford.

Inghilterra XIGetty Images

Una squadra giovane, come rappresentano gli innesti Saka e Rice. Che si affida al proprio capitano e leader Harry Kane. Più di tutti gli altri, si affida a Gareth Southgate, il CT che non doveva essere CT, se non dell'Under 21. L’uomo che è subentrato ad Allardyce e ha riportato entusiasmo e serenità intorno all’Inghilterra. L’ha riportata anche a giocare una finale.

Nel 1996 a Wembley aveva sbagliato il rigore decisivo in semifinale contro la Germania, costato l’eliminazione. 25 anni dopo ha un conto da chiudere con il passato. Tra lui e il suo sogno, la sua redenzione c’è l’Italia.It’s coming home?

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