
Se non vengono apprezzate, è veramente ardua cercare di capire il perché del successo delle telenovelas. Certo, si potrebbe evidenziare come il genere sia andato oltre il target iniziale a cui era destinato, attirando anche insospettabili, ma di base il dubbio rimane, anche legato alla soap opera. Tirare per le lunghe, allungare il brodo fino all'infinito, tenere incollati gli spettatori tra interesse e noia, è la parola d'ordine. Se la maggior parte dei fruitori rimane all'ascolto, allora beh, bingo. Telenovele, nel calcio a più riprese, in diversi ambiti. Fanno rima con polemica, ma anche con trattative. Come quella di Giannelli Imbula.
E' talmente facile, che al primo minimo interesse da parte di entrambe, scatta subito la definizione. Milan e Inter osservano, con attenzione, priorità o semplice curiosità, lo stesso giocatore? E' subito derby di calciomercato. Banale, sì, ma usato una finestra di calciomercato sì e l'altra pure.
Tra voci, rumors e realtà dei fatti, le due compagini meneghine hanno spesso e volentieri realmente puntato lo stesso obiettivo. A volte l'ha spuntata il Diavolo, a volte il Biscione. A volte, come nel caso di Imbula, nessuna delle due.
Era il 2015 e un possente centrocampista in forza al Marsiglia, si metteva in mostra come possibile nuovo titolare della Francia del futuro. Bravo a rompere il gioco avversario, ma anche ad impostare, considerando le statistiche da 90% di passaggi riusciti in una stagione. Non bisogna lasciarsi scappare il ragazzo di Vilvorde, Belgio, con genitori congolesi e un futuro in Francia. Crescerà in diverse giovanili, tra cui quelle del PSG, senza però esordire tra dei big professionisti. Farà parte del Guingamp, prima di essere scelto dal Marsiglia per il salto di qualità.
Il Marsiglia è leggendario, ma oltre l'OM c'è attualmente qualcosa di più. Sicuramente il PSG in Francia, ma anche ulteriori squadre in giro per l'Europa. Sono leggenda anche Inter e Milan, che nel 2015 si fanno battaglia per averlo. Comincia la telenovela, che si mischia a soap opera, tra indizi colpi di scena e bocce spalancate. I rossoneri avanti, no i nerazzurri, no nessuna delle due.
Perché come spesso accade nel calciomercato italiano, quando il portafoglio è mezzo chiuso e la parola d'ordine fa rima con prestito con diritto di riscatto senza spendere al momento dell'acquisto, è qualcun altro ad avere la meglio. Il Milan tentenna, l'Inter chiude l'acquisto. Titoli di giornale: in pugno. Lanci web: in arrivo a Milano. Nè uno, nè l'altro, considerando che sarà il Porto ad avere la meglio.
Imbula, assistito dal padre Willy Ndangi, procuratore e genitore del 22enne, ha scelto la Francia per il suo futuro in Nazionale, ma a sorpresa non si è recato verso uno dei top campionati d'Europa. Il Porto sa come trattare dei giovani e dietro l'esborso di ben 23 milioni di euro, lo ha portato in terra lusitana. Si dice che metà di tale spesa sia stata messa sul piatto dalla Doyen Sports, fondo di private equity che controlla i calciatori in cambio di una percentuale sui trasferimenti.
E' lo stesso Imbula senior, anzi, a raccontare nell'estate 2015, il passaggio al Porto del figlio. L'Inter sembrava avercela fatta e il Milan, davanti alla possibilità di avere contro sia Kondogbia, che l'Europa vede come un futuro fenomeno, e il ragazzo francese, ha mosso le proprie pedine per evitarlo. Nelio Lucas, numero uno del fondo, è infatti in affari a quattro braccia con la società rossonera. La sua presenza al fianco di Galliani, in quel giugno di sei anni fa è costante, tra malumori nella società rossonera e possibilità, d'altra parte di evitare trasferimenti non desiderati dall'altra parte dei Navigli:
"La Doyen non ha alcun diritto su Giannelli. Mio figlio ha un contratto con il Porto, resta padrone del suo destino. Il Milan? Non poteva pareggiare subito l'offerta fatta da altri club. Poi si è complicato un po' tutto, perché se ho capito bene gli intermediari che lavorano per il Porto lavorano anche per il Milan. Alla fine il Porto ha trovato un accordo con Doyen che ha messo a disposizione un po' di risorse perché l'affare si concretizzasse".
Il padre di Imbula, mentre il figlio si trasferisce al Porto per giocare ufficialmente la Champions League ed entrare nel giro della Nazionale francese che, spoiler, non avrà mai modo di vivere, se non delle giovanili, non dimentica i movimenti dei giorni precedenti. Voleva portare il figlio in nerazzurro, ma alla fine si è reso conto di una verità scomoda:
"Ero molto interessato al suo passaggio all'Inter, un grande club con un progetto ambizioso. Abbiamo aspettato invano che Mancini parlasse con Giannelli, ma per quattro giorni non abbiamo avuto alcun segnale di vita da parte dei nerazzurri.
Il loro sistema mi fa vomitare, si sono svegliati solo quando hanno sentito che c'era il Porto su di lui. E i loro intermediari mi hanno anche mandato messaggi con minacce".
GettyOltre i messaggi al fulmicotone nei confronti dell'Inter, anche la smentita riguardo una presunta commissione da due milioni di euro ricevuta per il trasferimento al Porto:
"Ne sarei stato felice, ma non è così. Un agente inglese mi ha offerto un milione per portarlo al West Ham: che se li vada a spendere al casinò...".
Così Imbula gioca per il Porto, prendendosi la scena nella prima gara e la panchina, in maniera costante e consecutiva, ma mano. Tanto che a gennaio il tanto chiacchierato trasferimento a Oporto è già finito. I tifosi di Inter e Milan gongolano, nel vedere che il giocatore trasferitosi in Portogallo per evitare Milano e i colori, sia nerazzurri, che rossoneri, sembra non aver colto il meglio dalla sua decisione. Una decisione che secondo le dichiarazioni un po' oscure e un po' velate del padre del ragazzo, è figlia di macchinosi movimenti di calciomercato, tra fondi e collegamenti stretti da una parte all'altra d'Europa.
Per lo stesso prezzo, di poco più di venti milioni di euro, Imbula, magicamente, riesce ad approdare in un altro campionato top d'Europa, probabilmente il numero uno del mondo. Lo Stoke City decide di prelevarlo a titolo definitivo, facendogli firmare un contratto quinquennale. Si mette in mostra, segna, e le vedove vengono fuori. Quelle del Porto, quelle del Milan, quelle dell'Inter. E' però solo un momento passeggero per il ragazzo, per quel Giannelli, Imbula, che durante tutta la sua carriera non riuscirà più a trovare continuità nel post Ligue 1.
Comincia il suo girovagare tra Russia, Portogallo e Spagna, giocando poco, tra rimpianti, giovinezza perduta e fiducia non ripagata. Da parte sua e da parte e degli altri. Escludendo la Bundesliga, gioca in tutti i big five. Manca l'Italia? No, perché Imbula, dopo essere stato accostato al Nord, finisce al Sud, a Lecce. Nel 2019, quasi fosse tornata la memoria collettiva dopo una magia improvvisa, vengono alla mente i vecchi derby di calciomercato, le telenovele a puntante, gli sfregi e i sospetti.
Imbula è felice di essere a Lecce, dice. I tifosi osservano il curriculm e dicono che sì, può essere il colpo dell'estate. Tutto vero. Tutto falso. Gioca tre gare, scivolando rapidamente nelle scelte di Fabio Liverani. Uno che di centrocampisti centrali sa qualcosa. La sua era italiana dura pochi mesi, di altri rimpianti, di altre età che sfuggono rapidamente. A 30 anni, sorriso tirato per far finta che nel corso della carriera sia andato tutto bene, gioca nella Portimonense, il massimo campionato lusitano. Meh.
Niente Nazionale francese, visti Kanté, Pogba e chi più ne ha più ne metta. Niente Belgio, causa De Bruyne, Witsel e soci. Ha ripiegato sul Congo, dove è sicuro di un posto da titolare. Meglio di niente, certo. Ma la sua caduta è stata verticale, dopo le puntate della telenovela. Come sempre, quando si allunga il brodo e si và troppo per le lunghe, l'interesse cala.
