Segnando al Werder Brema il 22 ottobre del 2022, Vincenzo Grifo ha realizzato il suo goal numero39 in Bundesliga, superando Luca Toni e diventando ufficialmente il miglior marcatore italiano nella storia della Bundesliga, secondo le statistiche. Il classe 1993 è nato in Germania, ha doppia cittadinanza, ma veste la maglia della Nazionale Italiana in gare ufficiali e per questo le sue reti contano come ‘azzurre’. Ecco perché i 51 di Daniel Caligiuri non vengono conteggiati come se fossero effettivamente un record:perché il 35enne con la divisa azzurra non ci ha mai giocato. Ha ricevuto una convocazione, e null’altro. Stop. Anche se avrebbe voluto riceverne altre: probabilmente le avrebbe meritate.
Friburgo, Wolfsburg, Schalke 04, oggi Augsburg. Il classe 1988 è nato in Germania, ma ha origini calabresi (il papà è della provincia di Crotone). Ha giocato per quattro squadre della massima serie tedesca: con le prime tre ha superato persino la tripla cifra di presenze, dato statistico piuttosto raro, specialmente perché se dovesse mantenere il passo anche con l’Augsburg, con cui è tesserato ad oggi, potrebbe agguantare le cento. Togliendosi tante soddisfazioni e confermandosi come uno dei giocatori più continui dell’intero campionato tedesco, di cui è una presenza fissa dal 2009.
Ci è arrivato un po’ tardi, relativamente: aveva già 21 anni nel giorno dell’esordio, il 7 novembre 2009, sul campo del Bochum, con Robin Dutt in panchina. Era cresciuto nell’Under-19 con il mitico Christian Streich, dal 2011 ad oggi alla guida della prima squadra, poi era passato nella seconda squadra con Marcus Sorg, oggi assistente della nazionale tedesca e predecessore di Streich, sempre perché a Friburgo si fa tutto in casa.
Seguiva l’esempio del fratello maggiore MarcoCaligiuri, cresciuto nell’altra grande realtà del sud-est della Germania, lo Stoccarda: di quattro anni più grande di Daniel, aveva già giocato in massima serie con il Duisburg, per poi tornarci col Mainz a inizio anni 2010, dopo la prima parentesi al Greuther Fürth, il club a cui ha dedicato maggior parte della sua carriera e della sua vita. Era un difensore centrale (si è ritirato nel 2020). Daniel, invece, sin da subito si era proposto come centrocampista esterno,uomo di fascia, indifferentemente destra o sinistra. In grado di vedere la porta, di dare l’assist, di rifornire cross e mettere calci piazzati sempre pericolosi.

Se Friburgo è stato l’inizio, il Wolfsburg è stato la grande occasione: al suo arrivo nel 2013 il club veniva da anni modesti che avevano seguito lo storico titolo conquistato nel 2009 trascinato da Dzeko e Grafite. Certo l’inizio non fu facile, perché ci era arrivato con un infortunio a inizio stagione a cui era seguito un inizio un po’ singhiozzante. Il meglio comunque doveva ancora venire, per davvero, perché la stagione 2014/15 è stata piena di picchi positivi.
L’allenatore DieterHecking vedeva Caligiuri come il bilanciamento ideale nei tre dietro la punta Bas Dost: con Kevin De Bruyne e Ivan Perišić quasi intoccabili, l’italiano si alternava con André Schürrle, con quest’ultimo che però era visto come l’arma ideale dalla panchina. E così i suoi 7 goal sono stati decisivi per arrivare al secondo posto dietro soltanto al Bayern Monaco di Guardiola, in una delle squadre più iconiche e divertenti del decennio di Bundesliga.
La sua mano, anzi, il suo piede è stato anche decisivo per portare nella città della Volkswagen la Dfb-Pokal: due goal e cinque assist, tre dei quali in semifinale, più uno nella finalissima contro il Borussia Dortmund vinta per 3-1. Corse e qualità che non potevano non far alzare gli occhi a chi in Italia gestiva la Nazionale: Antonio Conte, che nel proprio 3-5-2 necessitava di esterni proprio come Caligiuri. Quello di ‘quinto’ sarebbe stato un ruolo inedito per il nativo di Villingen-Schwenningen, ma sembrava poter avere tutte le carte in regola per interpretarlo al meglio.
La chiamata in azzurro è arrivata a fine maggio, proprio dopo la vittoria in coppa: “Se arrivasse una chiamata dell’Italia, non ci penserei un attimo” aveva ammesso poche settimane prima, quando si parlava anche di possibile convocazione nella Germania di Joachim Löw: “Io ho il doppio passaporto, aspettavo la prima nazionale che chiamasse”.Ci è arrivata prima l’Italia: in quel mese di giugno doveva sfidare la Croazia nelle qualificazioni a Euro 2016 e il Portogallo in amichevole. Era arrivato insieme a Nicola Sansone, anche lui nato in Germania.
A Coverciano Caligiuri ha scoperto un mondo nuovo, affrontando anche qualche difficoltà linguistica (il suo italiano non è fluente nemmeno ora), ma con la voglia di imporsi.
“Tutta la mia famiglia è contenta, anche per me era il sogno da piccolo. Mio padre è calabrese, di Crotone, mia madre è tedesca, mia nonna abita vicino a Milano, a Bresso”.
Per la verità è durata piuttosto poco, perché di fatto l’esterno del Wolfsburg non è andato in panchina per nessuna delle due partite. Di fatto il suo è stato poco più di uno stage. E una volta tornato in Germania, l’azzurro è rimasto una specie di chimera. Anche dopo il suo trasferimento allo Schalke 04 nel gennaio 2017, le cose non sono cambiate.
“Non è andata come mi sarei aspettato, ma questo non vuol dire che sia un capitolo chiuso. Anzi. Credo che il Ventura sappia chi sono e cosa posso dare alla Nazionale italiana. Se farò bene potrò avere una chance”
A Gelsenkirchen ha centrato anche un secondo posto da assoluto trascinatore, con 6 goal e superando per la prima volta la doppia cifra di assist. L’Italia però non lo ha mai più considerato.
"Io credo ancora fortemente alla Nazionale - aveva detto nel settembre 2017 ad ‘Extra Time’ - Un paio di stagioni fa ero stato chiamato da Conte per uno stage, mi spiace non mi abbia più convocato. Sono convinto di essere ancora sul listone, fra i tanti nomi del giro. Me lo merito. Giocare in Italia sarebbe un vantaggio. Io sto bene, anzi benissimo allo Schalke, però vorrei assolutamente arrivare in nazionale. Ci sto provando, e di sicuro non mollo”.
Le strade non si sono più unite. Dopo la mancata qualificazione al Mondiale del 2018, Roberto Mancini ha aperto un ciclo nel quale per Caligiuri non c’è stato mai spazio, nonostante la sua continuità.
“In Germania non hanno problemi a convocare i giocatori tedeschi che giocano in altri campionati europei - aveva affermato a ‘Tuttosport’ - Mi auguro che questo possa accadere anche per l’Italia e che mi sia data la possibilità, se la merito, di vestire la maglia azzurra”.
Una possibilità che, pur probabilmente meritata, non è mai arrivata. Nel frattempo Caligiuri si è divertito a Gelsenkirchen: ha deciso due Revierderby contro gli arcirivali del Borussia Dortmund (a cui ha segnato 6 gol in carriera), uno che è persino costato ai gialloneri la possibilità di concorrere con il Bayern Monaco per il Meisterschale nel 2019.
Dal 2020 si è trasferito all’Augsburg, in cui ad oggi non è più un titolare: è passato ad un ruolo da veterano. L’ultimo treno per coronare il sogno di vestire la maglia azzurra sembra già passato.
