Il fiuto del goal era la sua madrelingua, le difese avversarie le sue vittime sacrificali preferite: Ronaldo 'Il Fenomeno' lo conosciamo tutti e non ha bisogno di grandi presentazioni per capire quali imprese abbia compiuto, quali vicissitudini abbia dovuto sopportare per restare sempre al top.
Eppure c'è una fase della carriera del brasiliano, la prima, offuscata dalle vittorie successive e dai gravi infortuni che hanno penalizzato uno dei migliori interpreti della storia del calcio: su quegli anni si è posato un velo di mistero, come se contassero poco o nulla. Errore da matita rossa.
Reprodução YouTubeIl 1993 è l'anno che dà inizio alla leggenda con il passaggio al Cruzeiro dal São Cristóvão di Rio de Janeiro: è Jairzinho che lo consiglia al club di Belo Horizonte, suggerimento che da lì a poco avrebbe cambiato i connotati non solo del calcio verdeoro ma anche di quello mondiale.
Il passaggio dall'anonimato alla fama improvvisa non si rivela un problema per Ronaldo che continua a fare ciò che gli è sempre riuscito con successo, il goal: in un anno e mezzo ne realizza la bellezza di 44 in 47 presenze, alla media di quasi uno a partita. Dato mostruoso per un ragazzino diventato campione nel mondo a nemmeno 18 anni, nel 1994, pur senza mai scendere in campo nella rassegna iridata a stelle e strisce griffata Romario.
Forse è proprio il 'Baixinho', reduce da cinque stagioni eccellenti al PSV, a segnalarlo alla società di Eindhoven che se lo assicura per la stagione 1994/1995. Leggenda vuole che Ronaldo si sia confrontato proprio con Romario per chiedergli consiglio in vista dell'esperienza olandese: alla domanda "Cosa c'è ad Eindhoven", il connazionale avrebbe risposto così.
"Il freddo".
"E poi?".
"La Philips".
"E poi?".
"Basta. Il freddo e la Philips".
Forse è proprio dopo aver ascoltato queste parole che Ronaldo scopre la grande paura per il freddo, del tutto sconosciuto in Brasile d'altronde. Sempre un'altra leggenda sostiene che i compagni del 'Fenomeno' al PSV si siano accorti delle sue quattro paia di calzettoni indossate durante un allenamento, prendendo un po' troppo alla lettera il discorso di Romario.
GettyMa non sarà il freddo a fermare la sua voglia di gonfiare la rete: in Olanda la musica non cambia e in due anni i sigilli sono 54 in 57 apparizioni, numeri che avrebbero potuto essere migliori se solo un infortunio al ginocchio non avesse condizionato la sua seconda stagione, culminata con la vittoria della Coppa olandese, primo trofeo europeo.
Nel 1996 è il Barcellona ad accorgersi di questo brasiliano infallibile o quasi: 20 milioni di dollari che all'epoca sembrano un'enormità, considerato che il giocatore in questione non ha ancora compiuto i 20 anni. Cifra che, alla luce di quello che avrebbe 'combinato' in seguito, è un'inezia rispetto a quanto lo avrebbe pagato l'Inter un anno più tardi.
In blaugrana Ronaldo trova in Robson un padre calcistico e nel suo assistente Mourinho un fido collaboratore. Sarà proprio lo 'Special One', molti anni dopo, ad incoronarlo nell'eterno confronto con l'altro Ronaldo, Cristiano.
"Ronaldo 'Il Fenomeno' è il miglior Ronaldo di sempre. Non ho mai visto nulla del genere, quella al Barcellona è stata la sua stagione migliore. Per lui Robson era come un padre".
Getty ImagesA parlare per Ronaldo, come sempre, sono i goal: a fine annata saranno addirittura 47, che però non basteranno per conquistare la Liga, vinta dal Real Madrid di Fabio Capello. Saranno utili, invece, per portarsi a casa la Coppa del Re, la Supercoppa di Spagna e la Coppa delle Coppe, oltre al titolo individuale di 'Pichichi' della Liga con 34 reti, nove in più del primo inseguitore (Alfonso Perez del Betis).
La nomea che avvolge Ronaldo è quella di 'miglior giocatore del pianeta', quanto basta a Massimo Moratti per convincersi a mettere mani al portafogli e sancire uno dei primi grandi atti d'amore nei confronti dell'Inter e dei suoi tifosi: 48 miliardi delle vecchie lire, ossia la somma dell'intera clausola rescissoria, più un indennizzo di ulteriori 3 miliardi stabilito dalla FIFA, nelle casse del Barcellona. Più ricco ma, allo stesso tempo, clamorosamente più povero in termini di qualità.
L'avventura milanese e le innumerevoli tribolazioni di natura fisica le conosciamo benissimo, compreso il successivo passaggio al Real Madrid e il 'tradimento' con la firma per il Milan nel gennaio 2007, poi chiarito in un incontro pacificatore con Moratti avvenuto a bocce ferme molti anni più tardi: il freddo del capoluogo lombardo simile a quello di Eindhoven, uno dei pochi punti deboli del primo Ronaldo che solo due ginocchia ballerine hanno saputo fermare.
