Questa è una storia che appartiene ad un altro calcio e in cui il protagonista ha un nome da romanzo. Si chiama Amos, di cognome fa Cardarelli, ed è nato nel 1930 a Monterotondo, comune a una manciata di chilometri da Roma.
Il periodo storico in cui è nato non è dei migliori e l'infanzia del piccolo Amos viene scandita dal ritmo delle bombe che cadono sull'Italia, dilaniata a metà da una guerra che presto sfocia nel fratricidio.
Amos però è bravo con il pallone e superata senza conseguenze la guerra, inizia a pensare di dedicare la propria vita al calcio muovendo i primi passi con la maglia del Ludovisi, una piccola selezione locale ormai non più esistenti.
Nel cuore, e nella testa, del ventenne Amos c'è però un'altra squadra. Quella per la quale tifa fin quando è bambino: la Roma.
A scoprirlo e segnalarlo al club capitolino è una vera e propria leggenda giallorossa: Fulvio Bernardini, al quale è dedicato ancora oggi il centro sportivo di Trigoria, che lo scova a Palazzo Federici, in zona Nomentana, e lo accompagna ogni giorno all'alba ad allenarsi in sella al suo motorino.
E nel 1950 grazie a Bernardini riesce a esaudire il suo sogno, venendo messo sotto contratto dai giallorossi. Non sono tempi facili per la squadra del presidente Pier Carlo Restagno.
Mentre l'Italia è in ricostruzione e si appresta a vivere uno dei periodi economicamente più floridi della sua storia, la Roma è in costante difficoltà ed è in disfacimento anche dal punto di vista tecnico.
Il primo campionato di Cardarelli in giallorosso è un vero e proprio incubo e culmina con un 19esimo posto, che significa retrocessione in Serie B per la prima (e fino a questo momento unica) volta nella storia del club nel 1951.
A Roma si vive un'estate bollente, ma si inizia fin dal giorno immediatamente successivo alla retrocessione a lavorare per far sì che la risalita sia immediata e indolore.
Obiettivo raggiunto al primo tentativo. Nel 1952 la Roma torna in Serie A e intorno ad Arcadio Venturi e Armando Tre Re costruisce una squadra in grado di evitare lo spettro di un nuovo ritorno tra i cadetti.
Cardarelli invece salta la stagione in Serie B per via di una pleurite, che lo metterà ko tutto il campionato e gli impedirà, tra le altre cose, di giocare i giochi olimpici del 1952 ad Helsinki con la nazionale italiana pur venendo regolarmente convocato.
Nel 1953 il ritorno in campo, con la Roma che nel mentre consolida la sua posizione nel calcio italiano di primo livello senza però riuscire a impensierire sul serio le tre grandi del Nord per quanto riguarda la corsa al titolo.
Gli anni passano e Amos continua a difendere la retroguardia della Roma con il solito spirito di sacrificio e il senso di abnegazione che contraddistinguono la sua carriera.
La disponibilità alla causa romanista è tale che Cardarelli accetta persino di giocare in attacco per aiutare l'allenatore Jesse Carver nel delicatissimo impegno contro la Juventus il 25 aprile 1954.
Una partita che iscrive per sempre Amos nel libro della storia giallorossa. Quella gara infatti la Roma la pareggia proprio grazie ad un goal del difensore prestato all'attacco, che ha il merito di sbloccare il risultato trovando anche la sua seconda rete in maglia giallorossa, la prima in Serie A.
Di goal, un difensore come lui ne segna pochi in carriera. Ma mai banali. Il primo in assoluto Cardarelli lo ha segnato in B, nella penultima giornata di campionato, nel 6-0 rifilato dai giallorossi al Siracusa e grazie al quale riescono a confermarsi al primo posto in classifica.
Mai banale, dicevamo. L'altra rete in Serie il difensore la segna alla Lazio in un derby perso per 3-1 ma che permetterà a Cardarelli di potersi vantare per sempre di un dettaglio del quale andrà sempre molto fiero.
"Ho segnato solo tre goal in Serie A, ma due alla Juventus e uno alla Lazio. Non c'è nessuno più romanista di me".
Parole del difensore, ripetute con orgoglio molto spesso alle feste dei tifosi romanisti che vedevano partecipare anche tante vecchie glorie giallorosse.
Gli anni passano e le cose cambiano. Dopo sette anni Cardarelli lascia la Roma per iniziare un lungo periodo di peregrinazioni. Approda dapprima all'Udinese, per poi trascorrere un paio di anni all'Inter. In seguito il passaggio al Lecco, prima del ritorno nella sua amata Roma, grazie alla Tevere Roma in Serie C.
Con l'Inter, Cardarelli ebbe la possibilità di marcare Pelé. La leggenda brasiliana affrontò i nerazzurri con il Santos in un'amichevole di prestigio assoluto giocata nel 1959.
Con il Lecco invece, il difensore ex romanista segnò il suo terzo e ultimo goal in Serie A, ancora una volta alla Juventus.
Chiusa la carriera in campo, Cardarelli inizia quella in panchina. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, comincia la carriera da allenatore dapprima con il Palestrina (’70-’71), per poi proseguire con l’Acotral Roma, il Frosinone, l’Almas Roma e il Banco di Roma nella stagione ‘81-’82.
Tutte squadre locali, per non allontanarsi dalla famiglia rimasta sempre a Monterotondo. Soltanto a una squadra Cardarelli disse no e che pur gli avrebbe permesso di restare a Roma e calcare palcoscenici ben più prestigiosi: la Lazio.
Troppo forte l'attaccamento alla Roma per poter accettare la pur generosa offerta messa sul piatto dai biancocelesti tramite l'allora direttore generale Antonio Sbardella.
Cardarelli si è spento a 88 anni, nel 2018, nella sua amata città di Roma. In seguito alla sua scomparsa, il sindaco di Monterotondo l'ha voluto omaggiare allestendo una mostra fotografica a lui dedicata nel Palazzo Comunale.
Il titolo scelto per l'esposizione è stato "Un calciatore dal cuore nobile". Una sintesi veritiera della persona, ancor prima del calciatore, che è stato Cardarelli.
I figli raccontano di come, nelle frequenti occasioni nelle quali si ripresentava all'Olimpico per assistere dal vivo alle partite della sua Roma, moltissimi tifosi lo riconoscessero ed esprimessero parole di affetto nei suoi confronti. Anche da parte di chi non lo aveva visto giocare ma si era sentito raccontare delle sue gesta dai tifosi con qualche anno in più.
Attestati di stima superiori a qualsiasi mostra, omaggio, trofeo o traguardo che avrebbe mai potuto raggiungere con la maglia giallorossa.


