Quante volte l'avrete sentito nominare, in telecronaca, voi che siete cresciuti con il calcio dei primi anni 2000. Oppure anche voi, che nel 2000 non eravate ancora nati e siete qui per conoscere la sua storia.
"'El Pajarito' Valdes!". Un soprannome che ri ti rimane impresso. Ma cosa significherà mai 'El Pajarito'? Ci piaceva tanto come suonava, era perfetto, anche se non sapevamo cosa volesse dire. Qui ne troverete tanti di soprannomi che hanno fatto la storia, con tanto di spiegazione, ma per Valdes ci tocca fare spoiler.
In italiano il Pajarito è l'Uccelino, un nomignolo, anzi un apodo, come lo chiamano in Sudamerica, che è stato affibiato a Valdes sin da subito. Da quelle parti non sei nessuno se non hai un soprannome, è quasi obbligatorio averne uno, ti rappresenta e te lo porti dietro per tutta la vita, specie se fai il calciatore.
Per capire il motivo di quel soprannome bastava vederlo giocare. All'apparenza piccolo e gracilino, ma tremendamente rapido e sfuggente, quasi impossibile da mettere in gabbia. Carlo Regalia, il direttore sportivo del Bari, se n'è innamorato sin da subito e l'ha portato in Italia nel gennaio del 2000.
A Bari il talento di Valdes si incrociò con quello di un altro ragazzino niente male, che di soprannomi ne avrà parecchi: 'Peter Pan', 'Il Pibe di Bari Vecchia' e 'FantAntonio". Chiaramente si parla di Cassano.
"Penso che lui avesse 17 anni, mentre io 18 o 19. Era molto strano perché all’epoca io, che ero appena arrivato, parlavo poco italiano e lui… Beh, nemmeno lui parlava in italiano. Parlava in dialetto barese di cui si capiva davvero poco. Poi ci siamo ritrovati nel Parma, allora sia io che lui parlavamo un italiano migliore".
Insieme in realtà giocheranno soltanto 14 partite. Il primo Cassano prese presto il volo per Roma, mentre Valdes diventò il leader del centrocampo del Bari, la squadra con cui collezionerà il maggior numero di presenze in carriera dopo il Colo-Colo.
Bari sì, ma anche Lecce. Normalmente l'una dovrebbe escludere l'altra, ma il Pajarito non ha avuto paura di svolazzare dall'altra parte della Puglia dopo una brevissima parentesi alla Fiorentina. Non importa se sei "quello che giocava nel Bari' quando metti in fila 7 goal e 8 assist conquistando da protagonista la promozione in Serie A. Il campo, alla fine, ha sempre l'ultima parola.
Da Sud a Nord, il volo del Pajarito è proseguito con destinazione Atalanta, dove è diventato un giocatore totale, uno di quelli per cui oggi Gasperini farebbe carte false, capace di giocare in qualsiasi ruolo dal centrocampo in su. Due stagioni, due salvezze, 10 goal, 6 assist e il secondo incrocio importante della sua carriera, quello con un altro Antonio, che come Cassano era agli inizi della sua carriera, ma da allenatore.
"Già allora era chiaro che fossimo di fronte a un grande allenatore in rampa di lancio. Lui stesso ci diceva di essere di passaggio, che un giorno avrebbe vinto la Champions. È sempre stata una persona molto ambiziosa. Ho avuto l’opportunità di parlare molte volte con lui. Sapeva perfettamente che sarebbe potuto entrare nell’élite del calcio. Sapeva che sarebbe arrivato dove è ora. La sua filosofia di lavoro e il suo carattere da vincente mi hanno segnato molto”,
Esperienza breve ma intensa, anche con Antonio Conte. Solo 11 partite in comune con l'Atalanta, ma tre goal segnati da Valdes giocando come trequartista, tra cui uno alla Juventus. Conte, il trequartista, una storia già sentita. Alla fine all'Atalanta fu Valdes a restare e Conte ad essere esonerato.
Il Pajarito è planato poi a Lisbona, giocando l'Europa con lo Sporting, prima di tornare per l'ultima volta in Serie A e ritrovare Cassano al Parma. Un cerchio che si chiude insieme alla sua esperienza italiana. Troppo forte il richiamo del Cile e del Colo Colo, con cui vincerà tre campionati prima di annunciare il ritiro.
"Oggi è il giorno più triste della mia vita".
Tanto triste che un anno dopo il Pajarito ci ripenserà e tornerà a volare, a 40 anni, firmando con il Deportes La Serena con l'obiettivo - poi raggiunto - di conquistare un'incredibile salvezza. Valdes non ha alcuna intenzione di dire basta e a quasi 42 anni è ancora lì in campo con la maglia del Santiago Wanderers.
I ripensamenti, le scelte impensabili, le avrà imparate da Cassano. La voglia di vincere, di rimettersi sempre in gioco, l'avrà presa invece da Conte.
