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Il mito della Pro Vercelli e i 7 scudetti vinti in 14 anni

La Pro Vercelli nasce nel 1902, su iniziativa di 4 studenti, come sezione calcistica della Società Ginnastica Pro Vercelli, fondata nel 1887 e affiliata alla Federazione Ginnastica d'Italia dall'11 luglio 1892.

Fra i fondatori della squadra di calcio, che nel 1903 inizia la sua attività, c'è anche Marcello Bertinetti, colui che sarà medaglia d'oro a squadre nella sciabola nelle Olimpiadi di Parigi del 1924 e nella spada in quelle di Amsterdam del 1928. Proprio Bertinetti, recatosi a Torino per assistere ad una partita della Juventus, avrebbe poi comprato un pallone per istruire i suoi amici alla nuova disciplina sportiva.

Le prime maglie della neonata squadra sono a strisce bianconere, proprio per omaggiare la Juventus, ma il nero sulle maglie sarà presto abbandonato perché dopo il primo lavaggio, a causa di una lana non di alta qualità, il nero stinge e macchia le strisce bianche. Si decide allora che la maglia sarà una camicia bianca con pantaloncini neri.

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Con questi colori la squadra, che all'epoca rappresentava una città della provincia di Novara (Vercelli non era capoluogo) si imporrà in poco tempo all'attenzione e a partire dal 1908, il suo primo anno nel Campionato di Prima Categoria, farà incetta di Scudetti, conquistandone ben 7 nel giro di appena 14 anni, con l'interruzione legata allo scoppio della Prima guerra mondiale.

LA RAPIDA ASCESA DELLA 'PRO'

Nei suoi primi anni di vita la neonata squadra svolge attività autonoma, e nel 1906 arriva l'affiliazione alla FIF (Federazione italiana Football), corrispondente all'attuale FIGC. Alla presidenza del club viene posto l'avvocato penalista Luigi Bozino, grande appassionato di calcio e dirigente illuminato, che farà le fortune della Pro e resterà al suo vertice per 30 anni, fin quasi alla sua morte. Nella sua carriera dirigenziale ricoprirà anche la carica di vicepresidente della FIFA e più volte quella di presidente della FIGC.

Nel 1906 la Pro Vercelli è iscritta al Campionato di Seconda categoria, all'epoca secondo livello calcistico italiano. Ma in sole due stagioni riesce ad entrare nell'elite del calcio.

Il primo anno la Pro, che lascia il Campo della Fiera per disputare i propri incontri nel Campo di Marte, è estromessa nelle eliminatorie dalle riserve della Juventus, che passano il turno, ma già nel 1907 i progressi sono evidenti.

'Le bianche casacche', come vengono ribattezzati i giocatori della squadra, stavolta si prendono la loro rivincita sulla Seconda squadra della Juventus e accedono al Girone finale nazionale, dove affrontano Virtus Juventusque (società di Livorno) e Riserve della US Milanese.

Quando i toscani si ritirano, il campionato di Seconda categoria è deciso dall'ultima sfida in programma a Vercelli fra 'I Leoni' e le seconde linee della US Milanese. Al Campo di Marte il 5 maggio 1907 finisce 3-1 per 'Le Bianche casacche', che ottengono così il diritto a disputare l'anno seguente il Campionato di Prima Categoria, la Serie A dell'epoca.

Intanto però la Federazione opera un'importante modifica al regolamento, istituendo due diversi tornei, un Campionato Federale senza limiti di tesseramento, e un Campionato italiano riservato soltanto a quelle squadre che utilizzano nelle loro fila unicamente calciatori italiani o naturalizzati.

"L'Assemblea delibera che il Regolamento organico sia modificato in modo da comprendere due gare di campionato: la prima chiamata Campionato Federale, libera a tutti i soci appartenenti alle società iscritte alla Federazione, anche se stranieri..., e la seconda chiamata Campionato italiano e riservata ai soli giuocatori italiani o nazionalizzati... Alla prima sarà assegnata la Coppa Spensley... Alla seconda sarà invece assegnata la Coppa Buni...".

La scelta ha un obiettivo preciso: contrastare la crescita dilagante dei giocatori stranieri tesserati con club italiani, ma genera le proteste dei grandi club, su tutti Milan, Genoa e Torino, perché venivano esclusi anche coloro che avevano fondato il gioco del calcio nel nostro Paese.

5 SCUDETTI PRIMA DEL CONFLITTO MONDIALE

La Federazione va però avanti per la sua strada e la Pro Vercelli per il 1908 si iscrive a due Campionati: il Campionato Federale di Seconda Categoria, e il Campionato italiano di Prima Categoria. Intanto ottiene dal Comune l'autorizzazione a realizzare un proprio terreno di gioco in Piazza Camana. L'impianto era dotato di una barriera in legno che correva lungo il campo per destinazione, e di una tribuna coperta che poteva ospitare circa 2 mila spettatori. I tifosi potevano soltanto appoggiarsi alla balaustra in legno, ma non potevano oltrepassarla.

Per l'inaugurazione dello Stadio, denominato Campo Piazzale Conte di Torino, la Pro Vercelli ospita l'US Milanese il 1° gennaio 1908. Nei primi tre mesi dell'anno 'Le bianche casacche' si aggiudicano anche il Campionato Federale di Seconda Categoria. Travolta la Seconda squadra della Juventus per 5-1 nell'eliminatoria regionale, i piemontesi successivamente hanno la meglio nel girone finale sull'Ausonia di Milano e sulla Seconda squadra dell'Andrea Doria (Liguria).

A marzo avviene l'atteso e temuto esordio nel Campionato italiano di Prima Categoria, che va in scena tuttavia in formato ridotto per l'assenza per protesta di squadre di primo piano come il Milan, vincitore degli ultimi due Scudetti, il Genoa e il Torino.

Anche la Juventus, inizialmente iscritta, dopo due gare si ritira, e così tutto si risolve con un girone unico a tre squadre: oltre alla Pro Vercelli ci sono l'US Milanese e l'Andrea Doria. Contro ogni pronostico sono proprio i neopromossi 'Leoni' a sbaragliare la concorrenza, piazzandosi al 1° posto con 6 punti, uno in più dei lombardi.

Per la Pro Vercelli il 1908 è così l'anno del primo storico Scudetto. La squadra campione schiera: Innocenti; Salvaneschi, Celoria; Ara, Milano I, Leone; Romussi, Bertinetti, Fresia, Visconti e Rampini I. Come si può intuire, in squadra, nelle vesti di allenatore-giocatore, c'è anche quel Bertinetti che anni dopo conquisterà due ori olimpici nella scherma alle Olimpiadi.

Qualcuno sottovaluta l'affermazione delle 'bianche casacche', e pensa che il successo sia stato casuale. Invece è solo l'alba di una nuova era calcistica, nella quale al triangolo Genova-Milano-Torino si sostituirà un quadrilatero di provincia, tutto piemontese, costituito da Alessandria, Novara, Casale e, appunto Vercelli.

La Pro rimpiazza il Genoa come squadra pluriscudettata, puntando molto sul proprio vivaio giovanile interamente composto da giovani italiani e sulla preparazione dei suoi tecnici. Intanto, visto lo scarso successo del torneo con formazioni miste, vinto dalla Juventus, la Federazione, consegnata al Milan la Coppa Spensley, decide di trasformarsi da FIF in FIGC (Federazione italiana Giuoco Calcio), riammette gli stranieri e promulga un nuovo regolamento.

L'obiettivo è ridare compattezza al sistema calcistico e riportare nel Campionato i grandi club che l'avevano snobbato l'anno precedente. Ma sarà ancora la Pro Vercelli a imporsi per il 2° anno consecutivo. 'I Leoni', eliminate Juventus e Torino nel girone piemontese, superano il Genoa in due combattute semifinali (3-2 e 1-1) e accedono alla finalissima, nella quale devono vedersela con la US Milanese, che ha estromesso Milan, Inter nel girone lombardo e Venezia nelle semifinali.

La Pro, che gioca solitamente con lo schema 2-3-5, batte 2-0 l'US Milanese nella gara di andata in casa e pareggia 1-1 a Milano. Ancora una volta 'le casacche bianche' si laureano campioni. La formazione titolare del secondo titolo è composta da: Innocenti; Binaschi, Servetto; Ara, Milano I, Leone; Milano II, Visconti, Fresia, Rampini I, Corna. Mattatore della fase finale l'attaccante Visconti, autore di 3 delle 4 reti rifilate al Genoa e dei 2 goal casalinghi ai lombardi.

Nel 1909/10 i piemontesi vanno per il tris. La stagione è la prima a svilupparsi su due anni solari. Si iscrivono 9 squadre, 4 di Milano, tre piemontesi e 2 genovesi e la formula è di fatto quella del Girone unico con gare di andata e ritorno. Fra gare rinviate per neve o pioggia e qualche rinuncia non mancano i problemi logistici, e alla fine chiudono in testa alla classifica a pari punti (25) Pro Vercelli e Inter. La FIGC stabilisce che lo spareggio si giochi a Vercelli, in virtù del miglior quoziente reti, ma fissa la data della partita per il 24 aprile 1910, giorno in cui la Pro ha impegnati il portiere Innocenti e gli attaccanti Milano II e Fresia in un torneo fra squadre militari, la Coppa della Regina, a Roma.

Siccome all'epoca era impensabile chiedere alle autorità militari una dispensa per gli atleti, il presidente Bozino chiede alla FIGC il rinvio della partita. Senonché l'Inter rifiuta e la FIGC, chiamata a dirimere il contenzioso, conferma data e luogo della finale. Offesa dall'assenza di fair-play, la Pro Vercelli manda in campo una squadra di ragazzini di 11 anni, e l'Internazionale ha così gioco facile e vince 10-3. Fra i ragazzi schierati dalla Pro per l'occasione c'è anche un certo Virginio Rosetta, di cui si sentirà molto parlare.

Il 1° maggio la FIGC punisce la Pro Vercelli e squalifica i suoi calciatori fino al 31 dicembre 2010. Per questo motivo quando la Nazionale italiana gioca a maggio la sua prima partita contro la Francia (6-2), non ci sono in squadra giocatori della formazione piemontese. Secondo alcune fonti, sembra che nel momento di decidere il colore della tenuta di gioco, si sia voluto far indossare alla Nazionale la maglia bianca proprio in onore della squadra italiana più forte del momento.

Sfumato lo Scudetto 1909/10, la Pro Vercelli si rifà con gli interessi negli anni successivi, vincendo altri 3 titoli. Nel 1910/11 viene accantonato l'esperimento del Girone Unico per i problemi logistici che generava, e si torna alla vecchia formula dei gironi interregionali. In quello ligure-lombardo-piemontese, 'I Leoni' sono nettamente più forti della concorrenza, tando da permettersi di dare forfait nell'ultima gara della stagione regolare, avendo già da tempo conquistato l'accesso alle finali.

L'unica squadra che prova a contrastare il suo dominio è il Milan, forte dell'innesto di alcuni giocatori belgi, fra cui il fenomenale bomber Louis Van Hege, e dell'esplosione del giovane talento Renzo De Vecchi, soprannominato 'Il Figlio di Dio'. Ma non c'è storia: la Pro domina le eliminatorie con 16 partite giocate, 12 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta (a tavolino). Fra i risultati più eclatanti un 4-0 rifilato alla Juventus a domicilio e un 6-0 al Genoa.

La finale si gioca stavolta con il Vicenza, vincitore del gironcino emiliano-veneto. Ma 'le bianche casacche' sono troppo forti: con 2 vittorie, 3-0 in casa, con doppietta di Rampini I, capitano e anima della squadra, e 2-1 in trasferta, conquistano il loro terzo Scudetto. La formazione è: Innocenti; Binaschi, Valle; Ara, Milano I, Leone; Milano II, Berardo, Ferraro, Rampini I, Corna.

A testimoniare la bonta del vivaio vercellese, la Seconda squadra e la terza si aggiudicano i Campionati di Seconda e Terza categoria, per una sorta di 'Grande slam' irripetibile.

La stagione 1911/12 procede sulla falsariga della precedente, anche se la Pro Vercelli vince il suo girone con minor distacco (un solo punto di margine sul Milan, 2°). Nel girone veneto-emiliano stavolta ad accedere in finale è il Venezia. La sfida è senza storia e i piemontesi si impongono nettamente sia all'andata in laguna (6-0) sia al ritorno davanti ai propri tifosi (7-0), mettendo dunque in bacheca il 4° Scudetto.

Nel 1912/13 la FIGC apre alle formazioni del Centro-Sud. La Pro Vercelli, che è imbattuta da oltre un anno, domina il Girone piemontese con 9 vittorie e un pareggio in 10 uscite (con 38 goal segnati e appena 2 subiti), passando quindi al Girone Nazionale. Qui 'doma' il sorprendente Casale (al suo secondo anno nella massima serie) e il Genoa e accede nuovamente alla finalissima.

Avversaria, questa volta, in rappresentanza delle formazioni del Centro-Sud, è la Lazio. Ma nel confronto con la fortissima Pro non c'è ancora una volta storia: il 1° giugno 1913 a Genova 'le bianche casacche' travolgono i capitolini 6-0, vincendo il 5° Scudetto, il terzo consecutivo. I goal portano la firma di Berardo (2), Rampini I, Milano I e Corna (2).

La formazione vercellese consolida così la propria fama di squadra rocciosa ed insuperabile nell'anno in cui la Juventus termina ultima nel girone piemontese e rischia la retrocessione in Seconda Categoria, salvata soltanto dall'allargamento dei quadri e dal titolo sportivo, che le garantirà la permanenza nel massimo torneo.

Un mese prima dello Scudetto, il 1° maggio 1913, c'è un altro episodio che testimonia la forza della Pro. A comporre la formazione della Nazionale che sfida a Torino il Belgio ci sono infatti 9/11 della squadra che si laureerà ancora una volta campione d'Italia. In campo il selezionatore Umberto Meazza schiera: Innocen­ti; Valle, De Vecchi; Ara, Milano I, Leone; Milano II, Berardo, Rampini I e Corna. A parte Renzo De Vecchi e Fresia, ex ed ora attaccante dell’Andrea Doria, tutti gli altri sono giocatori della Pro.

Quell'Italia vince 1-0 con rete del vercellese Ara. Il goal passa alla storia perché sarà il primo, a livello internazionale, realizzato su punizione dopo una finta. Capitan Milano I finge di tirare, sbilanciando il 'muro' belga, quest'ultimo si apre e viene trafitto da una bordata di Ara.

Il titolo 1912/13 sarà tuttavia l'ultimo vinto dalla Pro Vercelli prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. L'anno seguente il testimone passa ai corregionali del Casale, con i colori sociali volutamente contrapposti a quelli dei 'Leoni'. Nel girone ligure-piemontese la Pro perde anche l'imbattibilità, che durava 2 anni e 47 gare, venendo sconfitto dal Genoa, che ha acquistato De Vecchi e alcuni britannici come Grant e Walshingham.

Nel 1914/15 la vittoria dello Scudetto sorride nuovamente al Genoa, e nel 1915 anche il massimo campionato deve fermarsi per la Prima guerra Mondiale.

GLI ULTIMI 2 TITOLI DOPO LA GUERRA

Il mito della Pro Vercelli non si ferma però nemmeno con il conflitto, e prosegue dopo la sua conclusione. L'Inter si aggiudica il torneo 1919/20, ma 'le bianche casacche' ottengono la loro sesta affermazione nella stagione 2020/21.

In un torneo con una struttura elefantiaca, cui partecipano 88 squadre, i biancocrociati, al termine di estenuanti fasi eliminatorie, con la nuova denominazione di Unione Sportiva Pro Vercelli (per la fusione con l'US Vercellese) arrivano alla finale con il Pisa. I toscani sono molto agguerriti ma 'I Leoni' impongono la loro legge e con una vittoria per 2-1 sul neutro di Torino conquistano il loro sesto Scudetto.

La formazione vittoriosa è: Curti; Rosetta, Bossola; Ara, Parodi, Perino; Ceria, Ardissone, Gay, Rampini II, Borello. L'anno seguente, il 1921/22, è quello dello 'scisma' del calcio italiano. Le maggiori squadre, fra cui la Pro Vercelli, si separano dalla FIGC per la mancata ratifica del progetto Pozzo, che voleva ridurre drasticamente il numero delle squadre partecipanti, e formano la Confederazione Calcistica Italiana (CCI).

Al termine dell'anno si hanno dunque due squadre scudettate: la Pro Vercelli, che vince il titolo Confederale (3-0 a Roma e 5-2 in casa contro la Fortitudo, società che si scioglierà nel 1927), e la Novese, campione del torneo FIGC. È il canto del cigno della provincia piemontese, che in futuro non vincerà più nessuno Scudetto.

La Pro Vercelli, con in bacheca 7 Scudetti, dopo aver dominato la scena per 14 anni, resterà comunque ancora diverso tempo ai vertici del calcio italiano, ma con il passaggio al campionato a Girone unico nella stagione 1929/30, e l'avvento del professionismo, nonostante il lancio di altri grandi calciatori, su tutti il campionissimo Silvio Piola, avvierà un lento declino, che culminerà nel 1935 con la retrocessione in Serie B.

Da allora la squadra non è più tornata in Serie A, ma grazie ai quei 7 titoli arrivati negli anni pionieristici del calcio italiano, resta a tutt'oggi la quinta società italiana calcistica italiana per numero di titoli nazionali vinti, nonché l'unica provinciale pluriscudettata.

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