GOALCarlo Pellegatti, per la sua stazza e altezza, lo aveva soprannominato “Il mobiliere di Mariano Comense” , città dove Luigi Sala è nato il 21 febbraio 1974. 48 anni, con una carriera terminata a 36, il difensore comense aveva iniziato la sua carriera nelle giovanili della sua zona, esattamente al Como, dove aveva esordito poi in prima squadra all’età di 18 anni.
Con i lariani era riuscito a conquistarsi sin da subito un posto da titolare, dimostrando di poter essere un vero perno della difesa e mettendosi anche in mostra per la giovanissima età e per gli ampi margini di crescita. Nonostante l’attenzione dei club della zona, però, per Sala la storia aveva in serbo un destino diverso, verso le porte del Sud, più esattamente della città di Bari, che lo porterà anche a esordire in Serie A. Arriva al San Nicola di Bari e il 27 agosto 1995, nella prima partita ufficiale che la stagione gli mette a disposizione, all’età di 21 anni, festeggia l’esordio nel massimo campionato. La partita segna l’inizio di un’era, non solo per Luigi Sala, che una volta salito sul palcoscenico più importante d’Italia decide di non lasciarlo per diversi anni, ma per il calcio in generale: si entra nell’epoca dei tre punti e per la prima volta una vittoria in campionato vede aumentare il proprio valore.
La partita col Napoli termina 1-1, quindi nessuna delle due squadre riesce a vivere immediatamente la gioia di un bottino pieno: Sala si trova dinanzi gli azzurri allenati da Boskov, schierati con Alain Boghossian ma privi di Fabio Cannavaro, ceduto dal presidente Ferlaino al Parma. In questo scenario, che vede anche l’inserimento della numerazione fissa sulle maglie da calcio e l’aggiunta del cognome del giocatore sul retro della divisa, inizia a farsi spazio Luigi Sala. Era l’estate dell’arrivo di Roberto Baggio e George Weah al Milan, la squadra per la quale, tra l’altro, ha sempre tifato. Sala però, così come il Bari, è costretto a salutare la Serie A dopo appena un anno, terminando il campionato al quindicesimo posto: gioia solo rimandata, perché l’anno successivo arriva Eugenio Fascetti, in Puglia presto si inizierà a scrivere pagine di storia importante per il calcio biancorosso e in attesa di arrivare a produrre uno dei talenti più di spessore del nostro Paese - Antonio Cassano - la società dei galletti torna in Serie A.
Nella stagione 1997-1998 il Bari arriva undicesimo, con tre punti sopra il Brescia, l’ultima squadra a retrocedere insieme a Napoli, Lecce e Atalanta: Fascetti conduce i suoi ad appena una posizione sotto il Milan, che viene estromesso dalle coppe europee ed è chiamato, il club così come Fabio Capello, che ne è l’allenatore, a ricostruire e ripartire. Quale occasione migliore per puntare forte su un giovane, 23enne, che si sta mettendo in mostra diversi chilometri più a Sud? Nel 1998, quindi, Luigi Sala viene acquistato dal Milan per sei miliardi di lire e nei tre anni successivi, pur non riuscendo a eguagliare il numero di presenze totalizzate con il Bari, va a consacrare il suo percorso di crescita che lo porterà a vincere lo Scudetto alla sua prima stagione in rossonero: ha 24 anni, ad allenarlo c’è Alberto Zaccheroni e accanto a lui, nella difesa a tre, ci sono Paolo Maldini e Alessandro Costacurta. Per tutti, ‘Gigi’ è il nuovo Tassotti.
“A casa conservo ancora la tessera del Milan Club Seveso, al quale mi ero iscritto da bambino con mio padre, un altro che ha sempre avuto il rossonero nel sangue. E sempre a casa tengo, come se fosse una reliquia, una foto che mi ritrae con Mauro Tassotti il giorno della sua visita al nostro circolo. Chi ha fatto questo accostamento, a Tassotti, avrà la mia eterna gratitudine. Ma non vorrei che Mauro si offendesse...” , aveva dichiarato in un’intervista a Lorenzo Tatarella, nella quale Sala era certo di una cosa: il 1998 fu un anno da incorniciare, perché oltre al matrimonio con il Milan, arriva anche quello con sua moglie. E poi lo Scudetto.
Il Milan arrivava da un periodo di fortissima flessione, una debacle che costringe la società a rivedere il corso iniziato due anni prima. Inizia una fase di transizione che cancella il lavoro svolto da Capello e riparte da un emergente, il già citato Zaccheroni: il tecnico porta con sé dall’Udinese sia Helveg che Bierhoff, quest’ultimo capocannoniere uscente del campionato di Serie A. La stagione 1998-1999 è un altro crocevia importante per il calcio italiano, che se a livello regolamentare aveva deciso di introdurre l’espulsione diretta per il fallo da dietro, aveva visto dei movimenti importanti per le big del nostro calcio. Roberto Baggio aveva affiancato Ronaldo all’Inter, che sotto l’egida di Massimo Moratti aveva deciso anche di affidarsi a un giovanissimo Andrea Pirlo e un altrettanto scattante Nicola Ventola, tra l’altro ex compagno di squadra di Luigi Sala al Bari. Un derby tra amici, che vide però i rossoneri avere la meglio. Se l’Inter, infatti, cambiò ben quattro allenatori (Luigi Simoni, Mircea Lucescu, Luciano Castellini e Roy Hodgson) in una stagione di totale confusione tecnica, il Milan andò dritto verso l’obiettivo, perdendo appena quattro partite e vincendo lo Scudetto con un punto di vantaggio sulla Lazio di Couto, Mihajlovic, Conceiçao, Stankovic, Salas e Vieri.
GoalLa rincorsa alla vetta si concretizza alla penultima giornata, con la Lazio che viene fermata dalla Fiorentina e il Milan che invece supera in casa un demotivato Empoli: appuntamento ad appena otto giorni dopo, con i biancocelesti che riescono ad avere la meglio sul Parma per 2-1, ma che nulla possono sul Milan, che supera il Perugia con il medesimo risultato. Per i rossoneri arriva lo Scudetto più inaspettato della storia. Sala, in quella squadra, colleziona 24 presenze, cinque in meno di Costacurta, Helveg, Albertini e quasi le stesse di Weah e Boban. Mentre Donadoni, alla sua ultima stagione in rossonero, osserva dalla panchina, lui svetta nel tridente difensivo, sul centro destra. La stagione è da incorniciare , perché negli anni successivi lo spazio diminuisce: nella stagione 1999/00 scese in campo in campionato per 20 volte, mentre in Champions League riesce a debuttare soltanto contro l’Hertha, nella sconfitta dell’ottobre 1999. A 25 anni arriva però la soddisfazione del palcoscenico internazionale, ma Zaccheroni preferì a più riprese affidarsi ad Ayala in quello stesso ruolo. Era il Milan di Leonardo, di Shevchenko, di Gattuso, Serginho e Abbiati: sembrava che in qualche modo, in campo internazionale, non ci fosse spazio per Sala.
L’anno successivo, complice in alcune occasioni il passaggio a una difesa a quattro, vede il Mobiliere di Mariano Comense perdere ancora di più spazio nelle retrovie rossonere: Maldini e Costacurta sono inamovibili e per l’ex Bari lo spazio è sempre meno. Il Milan, però, si ritrova costretto a cedere il passo e Zaccheroni, nonostante lo Scudetto di due anni prima, viene esonerato alla ventiduesima giornata, lasciando spazio al tandem Tassotti-Maldini per terminare la stagione. È la fine del viaggio in rossonero per Luigi Sala , che con l’arrivo di Fatih Terim, poi esonerato in favore di Carlo Ancelotti, lascia il Milan per aggregarsi all’Atalanta: da lì in avanti la carriera del difensore lariano diventa un saliscendi di emozioni, condizionate da trasferimenti in squadre non più di prima fascia, tra cui il Chievo Verona, dove resta fino al 2005.
Passato alla Sampdoria, con la speranza di poter ricalcare le competizioni europee e in particolar modo la Coppa Uefa, riesce a ritagliarsi spazio per tre stagioni, prima di aggregarsi all’Udinese per un solo anno. In assenza di conferma, l’11 luglio 2009 passa all’Albinoleffe per due stagioni, squadra nella quale chiude la propria carriera da titolare, in Serie B, ma senza disputare i Play-Out che permettono alla squadra lombarda di mantenere la categoria, per un altro anno appena. Probabilmente un lento declino, che a ‘Gigi’, però, aveva saputo regalare la soddisfazione dello Scudetto con la sua squadra del cuore: “Perché il Milan è una delle società più prestigiose del mondo e, soprattutto, è la squadra per la quale ho sempre tifato”.


