Pur essendo sempre stato avvezzo alle infatuazioni (dall’abbaglio Borghi a Savicevic, strappato in extremis alla Juventus), nei primi anni Duemila gli innamoramenti di Silvio Berlusconi hanno fortemente caratterizzato le estati di mercato del Milan. Corteggiamenti lunghi, serrati, insistenti, ricorrenti, per nomi che facevano battere il cuore di un esteta del calcio come il Cavaliere e accendevano la fantasia dei tifosi rossoneri. Conquiste che hanno poi segnato la storia del club, come nei casi di Nesta e Rui Costa. O che hanno donato solo gli ultimi lampi di classe, dopo carriere sfavillanti, come Rivaldo, Redondo o il pallino per eccellenza, Ronaldinho, adulato per anni con un corteggiamento che qualcuno potrebbe definire quasi stalking.
A quest’ultima categoria appartiene anche un altro campionissimo approdato al Milan soltanto all’imbrunire della sua traiettoria calcistica, ma che avrebbe potuto vestire la maglia rossonera con diversi anni d’anticipo: David Robert Joseph Beckham.
Per Berlusconi e Galliani ‘Becks’ è stato a lungo un cruccio, una casella da spuntare nella sua personalissima lista dei desideri, quasi con la brama fanciullesca di chi non vede l’ora di completare l’album di figurine. Una scintilla scoccata molto prima del 2009, anno in cui l’ormai 33enne David mise piede per la prima volta a Milanello, con la classe e il fascino di sempre ma una tenuta atletica non certo paragonabile a quella di inizio secolo.
L’estate del 2000 è quella del primo, vero ammiccamento tra il Milan e Beckham. Il Diavolo è reduce da un non certo esaltante terzo posto, il cielo sulla testa di Zaccheroni è già plumbeo, e Berlusconi sogna un colpo ad effetto per indirizzare la stagione (e la campagna abbonamenti) nel giusto binario. La dichiarazione d’intenti del presidente, ribadita poi anche da Galliani, è chiara e precisa:“O riusciamo a prendere uno dei primi cinque giocatori del mondo o stiamo così”. E il quintetto è presto fatto: il Pallone d’Oro in carica Rivaldo, l’altro fenomeno del Barcellona, Luis Figo (che finirà poi al Real Madrid per 140 miliardi di lire), i due top players della Serie A, Zidane e Totti, e poi lui, David Beckham, stella del Manchester United, già star planetaria dal punto di vista mediatico ma anche puramente tecnico, come testimonia il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro 1999.

E il piano per portare il centrocampista inglese in Italia e in rossonero, operazione complessa ma non irrealizzabile, si rivela ancor più articolato quando nei discorsi spunta anche il nome della moglie Victoria Adams, pronta a intraprendere la carriera da solita dopo lo scioglimento delle Spice Girls. Milan e Mediaset a braccetto, David a San Siro e la 'Posh Spice' su Canale 5 con uno show su misura, una combinazione da jackpot. Sognando Beckham, in anticipo di due anni sull'uscita del celebre film con Keira Knightley.
Una suggestione che sembra sempre più diventare realtà: Zaccheroni non si nasconde, ammettendo che Beckham “è un grande giocatore, il più bravo di tutti a crossare”, pregustando la qualità dei traversoni dell’inglese per la testa di Bierhoff. Una combinazione potenzialmente devastante: il miglior crossatore del mondo al servizio di un mostro sacro nel gioco aereo come il centravanti tedesco. Per non parlare delle qualità sui calci da fermo di David, stilisticamente quanto più vicino ci sia alla perfezione assoluta.
A metà luglio arriva la conferma ufficiale: il Milan, nella figura di Ariedo Braida, è in trattative con Alex Ferguson per arrivare a ‘Becks’, considerato però incedibile dal manager dei Red Devils. Le cifre sul piatto sono fantasmagoriche per l’epoca: si parla di un’offerta da 120 miliardi di lire per il cartellino e di quasi 6 miliardi di ingaggio per David, per un matrimonio caldeggiato (e finanziato) anche da Adidas, sponsor sia del Milan che di Beckham. Ma la posizione del Manchester United è irremovibile: il presidente Edwards dichiara incedibile la sua stella con un comunicato ufficiale e anche Galliani deve arrendersi, nonostante la volontà del giocatore di vestire i colori rossoneri.
“Il Milan può compiere un salto di qualità decisivo soltanto se arriva uno di questi tre giocatori: David Beckham del Manchester United, Rivaldo e Figo del Barcellona. Abbiamo sentito anche oggi il Manchester: non lo vuole proprio dare. Beckham non riesce a svincolarsi. E noi siamo rispettosi della volontà del Manchester”.
Alla fine, dopo aver dirottato le proprie mire su Rivaldo, Berlusconi dovrà accontentarsi del solo arrivo di Redondo, eletto miglior centrocampista della Champions League 1999/2000, la cui esperienza al Milan verrà però drammaticamente condizionata da un grave infortunio nel precampionato. E per Zaccheroni il mancato colpo Beckham sarà solo la prima delusione di una stagione culminata con l’esonero dopo l’eliminazione alla seconda fase a gironi della Champions League.
Beckham resta però per diversi anni un pallino del Milan, che torna alla carica nel 2003, quando il rapporto tra David e il Manchester United arriva al capolinea annunciato. La corsa allo ‘Spice Boy’ è uno dei grandi tormentoni di mercato, e dopo aver visto Juventus (Moggi dichiarò “piace più alle donne che a me”) e Inter defilarsi, il triangolo prende forma sull’asse Italia-Spagna: Barcellona, con Laporta che promette il suo acquisto in caso di vittoria alle elezioni, Real Madrid (nel rispetto della politica ‘Zidanes y Pavones’, per una rosa composta da superstar e giovani del vivaio) e Milan.
Galliani torna a sbilanciarsi, ammettendo: “Beckham mi intriga”. Ma il sogno rossonero si spegne definitivamente davanti alla richiesta del Manchester United: vi diamo Beckham ma solo in cambio di Shevchenko, l’uomo che pochi giorni prima ha trasformato Old Trafford nel teatro dei sogni (realizzati) del Milan, mettendo la firma su un’epocale finale di Champions League contro la Juventus. Impossibile anche solo immaginare di privarsi dello ‘Zar’ di Milano, un sacrificio troppo grande anche di fronte alla possibilità di mettere le mani su Beckham, il cui impero mediatico e commerciale lo ha portato nel frattempo a diventare uno degli sportivi più pagati. La 7 rossonera resta sulle spalle di Sheva, Berlusconi, come un amante ferito, si lascia andare a un commento che sa di chiusura definitiva. “Conosco molti modi migliori per spendere il denaro che acquistare il signor Beckham”. Che da lì a pochi giorni firma un contratto milionario con il Real Madrid.
GettyStoria chiusa? Sì, almeno fino all’inattesa operazione che nel gennaio del 2009 porta finalmente Beckham in rossonero. Con Berlusconi che può finalmente spuntare la casella dell’inglese sulla sua lista dei desideri.
“E' stata una sorpresa anche per me, è stato il cadeau di Galliani".
Sei mesi tra gennaio e giugno in prestito dai Los Angeles Galaxy nel periodo di pausa della MLS, il bis l’anno successivo, in un’esperienza chiusa con un brutto infortunio al tendine d’achille. Pochi mesi, sufficienti per spazzare via ogni pregiudizio e lasciare il ricordo di un professionista esemplare, un campione dalla classe innata. E il rammarico di non aver visto in rossonero il miglior crossatore del mondo all’apice della sua carriera…




