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Il debutto di Vlahovic con la Juventus e un'eredità pesante

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La parola passa al campo. Il colpo più caro della sessione invernale di calciomercato, a sorpresa, lo ha messo a segno la Juventus che si è assicurata il bomber del futuro e uno dei più richiesti in Europa: ovvero Dusan Vlahovic.

L'ormai ex attaccante della Fiorentina nonostante la giovane età (ha compiuto 22 anni proprio nel giorno della firma con i bianconeri) non è certo tipo che teme la pressione, come dimostra la scelta di indossare subito la numero 7 della Juventus che fino a qualche mese fa apparteneva a un certo Cristiano Ronaldo.

"Il 7 non rappresenta niente: qui tutti i numeri sono importantissimi, dall'1 al 100, e io l'ho scelto perché è il più vicino al 9". 

La presentazione sui social, però, ha ulteriormente incentivato i paragoni con l'illustre predecessore con tanto di hashtag #DV7. Mentre da Ronaldo sicuramente Vlahovic non erediterà la lussuosa residenza torinese, come ipotizzato da qualcuno al momento del suo sbarco in città.

"Devo essere umile, le cose fuori dal campo non mi interessano. Voglio solo il campo e migliorare giorno dopo giorno, oltre a vincere".

Magari a partire da domenica sera quando, a meno di ulteriori sorprese, Vlahovic debutterà dal primo minuto all'Allianz Stadium contro il Verona nel posticipo della ventiquattresima giornata di Serie A. L'attacco della Juve, d'altronde, ha un disperato bisogno di qualcuno capace di riempire l'area di rigore e tradurre in goal anche la minima occasione. Ruolo che dopo l'addio di Ronaldo nessuno ha fin qui saputo svolgere con la stessa efficacia realizzativa.

Basti pensare in tal senso come il miglior marcatore stagionale dei bianconeri sia Paulo Dybala, fermo a soli 7 goal in campionato, addirittura dieci in meno rispetto a quelli realizzati dal nuovo compagno col quale almeno da qui a giugno dovrà condividere lo spogliatoio. In attesa di capire cosa ne sarà del suo rinnovo.

L'attesa, intanto, sta finalmente per giungere al termine. Vlahovic plana quindi sul pianeta Juve come il salvatore della patria. Un ruolo forse fin troppo pesante per un ragazzo di 22 anni, seppure dalle spalle larghe. Col rischio concreto di bruciare un investimento sul presente ma soprattutto sul futuro. Cosa che a Torino tutti, tifosi compresi, faranno bene a non dimenticare nei prossimi mesi.

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