Materia strana il calciomercato. Da sempre storia di intrecci, di retroscena, di sliding doors e, spesso e volentieri, di accordi sfumati sul più bello. Di esempi ce ne sono parecchi, ma quanto accaduto sull'asse Torino-Udine nell'estate del 1999 ha del clamoroso.
Tocca riavvolgere il nastro alla fine del 1998. La Juventus di Marcello Lippi guida il campionato ma all'ottava giornata deve fare i conti con il gravissimo infortunio di Alessandro Del Piero che, proprio a Udine contro l'Udinese, rimedia la rottura del legamento crociato che lo terrà fuori per dieci mesi.
Da quel momento i bianconeri si sfaldano: arrivano quattro sconfitte e un pareggio nelle successive cinque partite. Urge tornare immediatamente sul mercato e all'apertura della sessione invernale Luciano Moggi prende Juan Esnaider dall’Espanyol e, a sorpresa, un giovanissimo Thierry Henry dal Monaco.
Il francese gioca appena un paio di spezzoni sotto la guida del tecnico viareggino, che si dimette all'inizio del girone di ritorno. Al timone bianconero subentra Carlo Ancelotti che nel suo scolastico 4-4-2 inquadra 'Titì' come un'ala pura. Henry, con il numero 6 sulle spalle, gioca dunque a tutta fascia. I risultati però non entusiasmano.
Il calciatore dà a più riprese la sensazione di avere colpi importanti nel motore ma la collocazione da quarto di centrocampo comprime ancor di più un potenziale decisamente inespresso. La stagione della Juventus è un'indigestione di bocconi amari ma il 18 aprile la Vecchia Signora si toglie lo sfizio di battere la Lazio capolista infiammando la lotta Scudetto tra i biancocelesti e il rampante Milan di Zaccheroni.
Si gioca allo Stadio Olimpico sotto un potente acquazzone e al 34' Henry esplode un destro dai venti metri sul quale Marchegiani la combina grossa e 'regala' il vantaggio alla truppa zebrata. Sempre nel primo tempo arriva il raddoppio targato Nicola Amoruso, mentre ad inizio ripresa la Lazio riapre i giochi grazie al colpo di testa di Roberto Mancini. Al 64', però, Marchegiani non trattiene la punizione-bolide di Davids e sulla ribattuta sbuca nuovamente il giovane francesce campione del Mondo, che insacca da due passi.
Per Henry si tratta dei primi due goal in bianconero dopo quattro mesi di stenti, mentre l'altro arrivo Esnaider riesce nell'impresa di fare peggio non segnando mai. Quasi quaranta miliardi di lire per tre goal, perché all'ultima giornata il francese segna anche contro il Venezia ma la stagione della Juve si chiude con un fallimentare settimo posto, ulteriormente aggravato dalla sconfitta nello spareggio per andare in Coppa UEFA che relega i bianconeri al purgatorio dell'Intertoto.
Il ko nello spareggio matura per mano dell'Udinese e nelle settimane successive è proprio con il club friulano che i vertici bianconeri si siedono al tavolo per imbastire una trattativa importante. Con un Del Piero ancora in infermeria ed una campagna acquisti invernale da buco nell'acqua, l'obiettivo dichiarato della dirigenza juventina è un attaccante: nel mirino finisce Marcio Amoroso, che proprio quell'anno ha vinto il titolo di capocannoniere in Serie A segnando 22 goal in 33 partite.
L'attaccante brasiliano acquistato dall'Udinese nel 1996 - su intuizione del presidente Pozzo che lo strappa al Flamengo nonostante un infortunio al ginocchio - è al suo terzo anno di A e sta vivendo il periodo di massimo splendore. Lo stato maggiore del club sabaudo pensa che il centravanti di Brasilia possa essere il profilo giusto per cambiare le sorti di un reparto offensivo che sotto la gestione Ancelotti si è decisamente inceppato. La Juve è disposta a tutto e oltre ad un lauto conguaglio mette sul tavolo della trattativa anche il cartellino dello stesso Henry, acquistato soltanto sei mesi prima, ma sul quale Madama vuole comunque mantenere un certo controllo.
"Ci incontrammo con Giraudo, Moggi e Bettega nella casa del presidente Pozzo. Concludemmo la cessione di Marcio Amoroso alla Juventus in cambio della metà del cartellino di Thierry Henry e 55 miliardi di lire. Henry, però, rifiutò il trasferimento e lo stesso fece Amoroso che preferì il Parma alla Juve. Io ancora oggi conservo il contratto preliminare di quella trattativa: avremmo potuto avere Thierry Henry. Come avremmo potuto avere Crespo se solo non fosse saltato il passaggio di Bierhoff al Parma nella stessa trattativa, perché convinto da Zaccheroni a trasferirsi al Milan", confesserà Pierpaolo Marino - all'epoca DG friulano - ai microfoni di DAZN.
Getty/GoalProposta di scambio confermata a 'Sky Sport' anche da uno dei diritti interessanti, ossia Marcio Amoroso:
"Ci fu la possibilità di andare alla Juve in uno scambio con Henry, ma lui rifiutò. Così io rimasi a Udine e lui poi andò all'Arsenal".
Le traiettorie di Henry e l'Udinese non si incroceranno mai. Non solo, quell'estate il transalpino taglierà definitivamente i ponti con i colori bianconeri, mal digerendo l'ipotesi di essere utlizzato come pedina di scambio dopo appena sei mesi. Il monito del francese era chiaro: continuare a vincere. E così, tanti saluti all'Italia e via verso una nuova esperienza in Premier League, dove ad accoglierlo a braccia aperte ci sono l' Arsenal e Arsene Wenger, che lo aveva già allenato al Monaco.
Sbarcato in Inghilterra, Henry diventerà non solo una leggenda dei 'Gunners', ma anche uno dei calciatori più forti della sua generazione su scala mondiale: a Londra segnerà 228 goal vincendo due Premier League, entrando a far parte dell'Arsenal degli 'Invincibles', insieme ai vari Vieira, Pires, Bergkamp e Ljungberg, che nel 2004 vincerà il titolo da imbattuto.
Nell'estate del 2007 si trasferirà al Barcellona, dove agli ordini di Guardiola e al fianco di Messi vincerà anche la Champions League. Con buona pace dell'Udinese e, soprattutto, del popolo juventino che ancora oggi lo considera uno dei più grandi rimpianti di mercato della propria storia.
E Amoroso? Mentre Henry approdava sulle rive del Tamigi, l'attaccante carioca decise di rimanere in Italia trasferendosi al Parma, che in quegli anni scendeva in campo con dichiarate ambizioni di vertice. In Emilia, però, non riuscì a replicare i numeri di Udine salutando la compagnia dopo appena due stagioni. Rilanciò le proprie quotazioni trasferendosi al Borussia Dortmund - dove segnò 26 goal al primo anno - e successivamente al San Paolo, dove nel 2005 mise le mani sulla Coppa Libertadores.




