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Pep Guardiola Manchester City Champions League final 2020-21Getty Images

Il City di Guardiola resta incompiuto: manca ancora il trionfo in Champions

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Tre Premier League, una FA Cup, quattro League Cup, un Community Shield. Qualunque squadra firmerebbe per viaggiare ad una media di due trofei conquistati all’anno. Il Manchester City di Pep Guardiola ci sta riuscendo davvero. A livello domestico ha vinto tutto, più volte, dominando. Eppure, i Citizens vivono un senso di incompiutezza per la mancanza di quello che è il bersaglio grosso: la Champions League. Sfumata nella notte di Oporto.

La storia recente insegna che le debuttanti in finale non vincono al primo tentativo. Ultima a riuscirci il Borussia Dortmund nel 1997 contro la Juventus. Poi, nell’ordine: Valencia, Leverkusen, Monaco, Arsenal, Chelsea, Tottenham, PSG. Tutte sconfitte. Il Manchester City sembrava deputata ad invertire il trend, invece ci si è accodato inesorabilmente.

Sembrava davvero essere il proverbiale ‘anno buono’ per Guardiola. Una squadra diventata un’armata, arrivata a vincere 22 partite consecutive in tutte le competizioni. L’ultimo anno di Agüero, che sognava il trionfo all’ultima partita con il City dopo 389 gettoni. Allineamenti astrali che non hanno avuto riflessi sul campo, dove è stato il Chelsea ad avere le migliori occasioni. Bilancio impietoso a Oporto: un solo tiro in porta, nel primo tempo. Risultato: medaglia d'argento. Pep dopo averla ricevuta l'ha comunque baciata.

Pep Guardiola medal kissGetty Images

Per l’ottavo anno consecutivo, Pep rinuncia al sogno di vincere la Champions League con la seconda squadra diversa, dopo i due trionfi del 2009 e del 2011 con il Barcellona. Con il Bayern Monaco si è sempre fermato ai piedi del podio, in semifinale: nel 2014 con il Real Madrid (con un pesante 4-0 all’andata), nel 2015 con il Barcellona (sconfitto 3-0 al Camp Nou), nel 2016 con l’Atlético Madrid (mancando una serie di occasioni, compreso un rigore).

Con il Manchester City non è andata meglio. Fuori agli ottavi con il Monaco nel 2017, ai quarti con il Liverpool nel 2018, ai quarti con il Tottenham nel 2019, sempre ai quarti con il Lione nel 2020, in finale con il Chelsea nel 2021. Aveva sfatato il tabù. Aveva battuto Mbappé e Neymar. Arrivato all’ultimo passo, non è riuscito a fare quello decisivo.

In Inghilterra ci sono state molte critiche per le scelte di formazione, in particolare di ‘overthinking’ per le esclusioni di Rodri e Cancelo.

“Ho fatto ciò che credevo fosse meglio in termini di formazione - ha risposto in conferenza stampa - come ho fatto la scorsa stagione contro il Lione, come ho fatto quest’anno contro PSG e Dortmund. Ho messo in campo la miglior formazione per vincere la partita, i giocatori lo sanno. Gündogan a centrocampo è stato eccezionale”.

Ci saranno altre occasioni per rincorrere le grandi orecchie, quelle che il City non è mai riuscito a stringere. Lo farà con Guardiola, che si è legato a lungo termine al club in cui allena da cinque anni. La missione europea ripartirà da settembre. Con ancora più ambizione e consapevolezza. E senza più essere una debuttante. Per baciare finalmente la coppa e non più solo amaramente la medaglia d'argento del secondo posto.

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