Joel Campbell Frosinone 2018-19Getty

Idolo in patria, meteora in Italia: i 5 mesi di Joel Campbell al Frosinone

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A Frosinone negli ultimi anni sono stati abituati a fare le cose piuttosto in grande. Si pensi al nuovo stadio, un piccolo gioiello, tra i più moderni impianti del nostro paese. Oppure al regalo che si è fatto il presidente Maurizio Stirpe per la seconda promozione in Serie A nel giro di pochi anni, nel 2018: Joel Campbell.

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Nome già noto all’Italia calcistica. Basta la nazionalità per ricordare: costaricense. E subito riaffiora l’incubo del Mondiale 2014, dell’eliminazione ai gironi, della sconfitta per 1-0 contro i Ticos nella seconda partita del girone. La firmò Ruiz, ma Campbell era in campo. Per 75 minuti diede battaglia a Barzagli e Chiellini. Velocità contro fisico. Spesso ebbe pure la meglio.

Del classe 1992 si parlava sin dai suoi inizi nel Deportivo Saprissa, una delle principali squadre del campionato della Costa Rica. Dopo aver impressionato sia nella Gold Cup che nella Copa América nell’estate del 2011 - giocò entrambe le competizioni nel giro di un mese e mezzo - arrivò la proposta ufficiale dell’Arsenal. Ovviamente accettata. Mai il Costa Rica aveva avuto un giocatore in una squadra così di prestigio: forse soltanto Paulo Wanchope tra Derby, West Ham e Man City si era avvicinato, oppure Bryan Ruiz al Fulham. Per un paese di cinque milioni di abitanti senza una vera tradizione calcistica storica, l’approdo ai Gunners del talento di San José era già un traguardo inimmaginabile.

Joel Campbell Arsenal 20052016Getty

In realtà l’inizio non fu facile, visto che il permesso di lavoro in Inghilterra lo avrebbe ottenuto soltanto due anni dopo il suo arrivo. Il tempo di farsi le ossa in prestito, prima al Lorient e poi al Betis. Poi un altro anno, all’Olympiakos. La squadra che in Europa più di tutte gli evoca probabilmente i migliori ricordi. Il 25 febbraio 2014 segnò al Manchester United negli ottavi di finale di Champions League: i greci vinsero 2-0, ma vennero ribaltati al ritorno. Un anno e nove mesi dopo ci tornò da avversario, finalmente con l’Arsenal, in uno spareggio qualificazione nel girone di Champions. Decise una tripletta di Giroud, ma fu tra i migliori in campo. A Londra però non trovò mai continuità, salvo tra il novembre 2015 e il gennaio 2016. Così, altri prestiti: Villarreal, ancora Betis, Sporting. Poi, dopo aver girato cinque nazioni differenti, la sesta: l’Italia. La chiamata del Frosinone e della Serie A. Un’opportunità che, come raccontato a ‘Goal’, non poteva rifiutare.

“Il calcio italiano per me è un’opportunità di crescita. Qui sono stato accolto benissimo. L’ambiente è sano, in Italia si vive benissimo. Sono molto soddisfatto della scelta che ho preso. Pensavo di poter rientrare nel progetto di Emery, ero convinto di poter fare bene nella sua idea di calcio. Il club è stato di diverso avviso”.

Acquisto a titolo definitivo, voluto dal presidente Stirpe. Il fiore all’occhiello del calciomercato per il ritorno in A dopo soltanto un paio d’anni.

“Avevamo l’opportunità, l’abbiamo colta. Con l’Arsenal avevamo trattato anche Lucas Perez, invece era possibile prendere Campbell. Lo devo ringraziare: non è da tutti lasciare un top club per venire da noi. È stato un investimento importante e farà parlare di sé”.

L’inserimento per la verità fu graduale. L'inizio, lento. Fece rumore il suo sfogo social dopo che fu accusato da alcuni di aver inventato un infortunio. Dopo due spezzoni contro Bologna e Sampdoria, la prima da titolare contro la Juventus di Cristiano Ronaldo. Fino all’80’ i ciociari rimasero anche in partita, chiusi in difesa con un paio di accelerazioni pericolose in contropiede, anche a firma di Joel Campbell. L’avvio prometteva bene, finalmente. A ottobre, poi, tre assist in tre partite: Torino, Empoli, SPAL. Quest’ultima prima vittoria stagionale, l’unica del girone d’andata. E anche l’unica di Campbell in Italia. Le difficoltà del Frosinone sono state le stesse del costaricense.

“Non immaginavo la Serie A fosse così complicata. Per un attaccante è davvero un inferno. Ci sono pochissimi spazi. Tutta la squadra difende in fase di non possesso. Fare goal è difficile”.

Troppo, evidentemente, per il classe 1992. Che a gennaio ricevette una proposta del León, in Messico. La accettò: prestito di un anno e mezzo. Ritornato oltre l’Atlantico, vicino a casa. Lasciò la Serie A. In 18 presenze, nessuna rete. Solo tre assist, numero comunque non indifferente nel misero bottino di 12 goal della squadra nelle 20 partite con lui in rosa.

Giocò più o meno in tutti i ruoli dell’attacco: ala destra e sinistra, seconda punta e punta, anche trequartista. Moreno Longo ha cercato di renderlo centrale e valorizzare le sue doti tecniche. Prima della partita contro l’Inter del 24 novembre affermò che il modulo del suo Frosinone sarebbe dipeso dalle condizioni e dalla disponibilità di Joel Campbell. Marco Baroni, che dopo la 16esima giornata sostituì Longo in panchina, non era forse del suo stesso avviso. Il costaricense giocò 10 minuti nelle prime tre partite col nuovo tecnico, poi 84 minuti con l’Atalanta.

Poi un volo per il Messico. Biglietto di sola andata. Portandosi via tanta amarezza di 5 mesi da non ricordare.

Oggi Campbell è un giocatore dell'Alajuelense. E' tornato a giocare in patria dopo alcuni anni trascorsi in Messico e non è mai uscito dal giro della sua nazionale: se prima era idolo, ora è proprio icona. E il goal decisivo contro la Nuova Zelanda che ha portato i Ticos a Qatar 2022 lo ha certificato. Casa dolce casa.

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