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I gemelli Zenoni: la gavetta, l'Atalanta, i sogni per il futuro

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Quando si parla di gemelli nel mondo dell'arte, dalla letteratura al cinema, dai manga al teatro, ci si imbatte spesso e volentieri in nudi e crudi stereotipi. Ci si basa su un vecchio archetipo che squadra tutto, più o meno egregiamente. Uno è buono, l'altro è cattivo. Uno rappresenta la luce, l'altro oscurità. Sono destinati a scontrarsi fino alla fine dei tempi. La lista è talmente lunga che non basterebbe nemmeno la ferma pazienza di tanti volontari per stilarla in tempi brevi. Nel calcio, il mondo dei fratelli nati a pochi istanti l'uno dall'altro, ha prodotto alcune grandi coppie. I De Boer, ad esempio, celeberrimi negli anni '90. Ed è proprio l'ultimo decennio del vecchio millennio, insieme al primo del nuovo, ad aver prodotto i maggiori interpeti in tal senso. I Filippini, i Neville (of course). I Zenoni. Damiano, Cristian.

Cosa rende unici i gemelli? A sentir parlare la parte presa in causa, è veramente difficile dirlo. Forse perchè sono gli altri, al di fuori, a vedere qualcosa di speciale, mistico e spiritualmente diverso, mentre i protagonisti, essendo cresciuti all'interno di un mondo di fratellanza, reale, sanguigna e sanguinea, non notano nulla di così strano oltre le simili esperienze, i luoghi, le conoscenze. Si chiamino Albert o Matthew, Federico o Valentino, Shinji e Jotaro. Sono normali, ma con un'aura particolare per il mondo esterno.

I fratelli Zenoni, come la maggior parte dei gemelli, sono cresciuti insieme condividendo palloni sgonfi e terra sulle scarpe, doti fisiche comuni e sogni identici, in una Bergamo lontana anni luce dalla Dea Atalanta che paura fa sotto Gasperini e i suoi adepti. A 12 anni, dalla loro Trescore Balneario (10.000 anime a pochi km dal capoluogo di provincia), vengono scelti dalla squadra più nota dei dintorni. Entrambi, perchè sono inseparabili e nessuno si sognerebbe di separarli. Del resto perchè farlo? Hanno tecnica, velocità e una fisicità da poter plasmare per crescere.

Così Cristian e Damiano Zenoni fuggono sul terreno di gioco, ma non dai sussurri delle tribune, di famiglie ed avversari. Guarda, quelli sono gemelli. Sono i protagonisti del chiacchericcio in ogni campo delle giovanili e non potrebbe essere altrimenti, per la già citata misticità attorno a due fratelli nati quasi nello stesso istante e per questo, sopra gli altri.

Non ci vorrà molto prima che entrambi debuttino nel calcio professionistico. Il tempo scorre, la clessidra fa cadere gli ultimi granelli nella parte inferiore e via, sulla carta d'identità gli anni diventano 18, con tanto di prime convocazioni nella prima squadra dell'Atalanta 1995/1996. Servirà altro scorrere inevitabile però prima della Serie A, perchè la massima serie è delicata, va mantenuta senza se e senza ma. In soldoni, lasciando in campo solamente gli esperti e non i nuovi arrivati, talentuosi sì, ma in bilico come migliaia di giovani che nel corso del tempo si sono fermati al primo errore, ad un passo dal traguardo e dall'esplosione.

Il carpiato è all'indietro, doppio, in Serie C. A Pistoia, nella ridente Toscana, cominciano a scambiarsi palloni e intese tra i grandi, Cristian e Damiano Zenoni. Sarà la 'prima ultima volta' insieme. Capiranno di essere gemelli e della loro fratellanza solamente nell'estate del 1997, quando uno andrà da una parte e uno dall'altra. Si dice che ci si accorge di qualcosa di importante solamente dopo averla perduta. Un caso simile, ma in termini differenti.

Dopo la buona annata alla Pistoiese, solamente Cristian viene richiamato alla casa base. Per Damiano invece l'Atalanta mostra la mano aperta in segno di alt, riparti dal tabellone. Deve ancora acquisire esperienza sulla corsia destra, in cui gioca anche il gemello: un altro anno prima di urlare insieme al gemello. Per entrambi il 1997/1998 sarà un anno cruciale in termini di crescita personale. Se Damiano giocherà con l'Alzano Virescit, capendo in cuor suo che per arrivare al top serve la tanto cara vecchia gavetta, Cristian subirà la prima delusione della sua vita, la retrocessione dell'Atalanta in Serie B.

Il negativo è anche positivo, lo yin è anche yang. E la caduta in Serie B permette ai due fratelli di riunirsi. Cristian riparte, confermato dall'Atalanta, Damiano ha vissuto due stagioni in Serie C e la cadetteria sembra essere una passeggiata di salute in confronto all'inferno delle botte da orbi subite più in basso.

In Serie B diventano idoli, insieme nel reparto di difesa, in difesa l'uno dell'altro, di loro stessi, dei colori nero e azzurro, di Bergamo e dei gemelli tutti. Vivranno due anni in Serie B, prima della tanto agognata promozione, quella che Damiano aspetta da sempre per confrontarsi con il grande calcio. Quella con cui Cristian ha un conto in sospeso per la vecchia, maledetta retrocessione.

Sì, ci riescono. Giocano entrambi in Serie A con la stessa maglia, posando per i fotografi con quel look di inizio anni 2000, stile hollywoodiano, biondo, Brad Pitt-Edward Norton style. Nel Fight Club della massima serie si dimenano, esistono entrambi, si salvano. E si salutano. Nel'estate 2001, Cristian e Damiano si separano nuovamente. Stavolta non per una discesa, ma per una scalinata verso il paradiso. Il primo infatti viene scelto dalla Juventus, mentre il secondo resta a Bergamo. Obiettivi diversi, ma telefonate continue per raccontare la propria vita calcistica, i calci ad un pallone diverso ma con lo stesso peso.

Cristian vincerà lo Scudetto del 5 maggio in maglia Juventus, riuscirà a conquistare la Nazionale azzurra. Quella con cui anche Damiano avrà modo di confrontarsi: due gare per il primo, una per il secondo, in tempi diversi. Per qualcuno una gara testa a testa, ma in famiglia mai a pensarla così. Il fatto che due gemelli della provincia bergamasca abbiano raggiunto il successo non può scadere nelle lotte alla Caino e Abele. Vince uno, vince l'altro. Petto in fuori, piedi per terra, strade diverse e carriere diverse fino a ritrovarsi nel 2012, per essere nuovamente osservati dai curiosi. Alla Grumellese, in Eccellenza.

Stavolta sugli spalti sono spuntati gli smartphone per immortalarli, non si parla esclusivamente tra curiosi arrivati a vederli. La questione è cambiata, ma è anche diversa. Erano ragazzini gemelli che portavano a commentare sull'essere quasi indistiguibili. Sono diventati uomini, fratelli, diversi. I sogni si sono evoluti.

Scarpette al chiodo e fischietto appeso al collo come allenatori. Damiano, più avanti. Cristian, più indietro. Un ribaltamento di una carriera da giocatore, che forse, ha dato più soddisfazioni in termini di palmares e grandi marchi, al secondo. Alla Feralpi Salò, dopo stagioni tra juniores, allievi e collaborazioni tecniche, Cristian è nel 2019 vice di Damiano. Serie C, di nuovo, da dove era partito l'essere giocatori, più che gemelli.

Il percorso è sempre lo stesso, sulla falsa riga di venticinque anni prima. Dalla C, alla A:

"Sì, è il sogno che abbiamo entrambi. Ma sarebbe bello farlo anche in B o in C. Vorrei trasmettere ai giovani quello che mi è stato insegnato. Vorrei togliermi soddisfazioni anche da allenatore con Damiano: è il mio grande desiderio".

Così parlava Cristian a 'Il Posticipo' nel 2020. La loro scalata è partita dalla C ai tempi del pallone calciato e si è bloccata, anche causa caos covid. Nel 2021 a chiamare Cristian è il Club Milano, società che milita in Eccellenza, ma la nuova avventura durerà poco. Stessa sorte per il gemello Damiano col Real Calepina in Serie D. Pazienza perchè neanche a farlo apposta, nel nuovo mondo degli Zenoni, la scalata è un must. Ancora Cristian, a definire il nuovo stile di vita, oltre il calcio. Ma sempre all'insegna della scalata:

"Quando non è possibile andare allo stadio mi dedico alla montagna, al trekking, allo snow. Cerco di vivere la montagna d'estate e d'inverno. Mi piace camminare in mezzo alla natura e in montagna: lì puoi stare in pace e in silenzio. Non c'è niente di meglio di una passeggiata in tranquillità.

Mi piace fare trekking: serve sacrificio perché devi resistere per raggiungere la vetta, devi camminare in salita. Tutti gli sforzi però vengono ripagati con la vista del paesaggio dal punto più in alto. Sono passioni che condivido con mio fratello. Mi piace avere al mio fianco una persona che veda le cose come me. Più volte abbiamo fatto giornate di trekking insieme. Non mi piacciono gli sport in cui non si fatica. Voglio lottare per raggiungere un obiettivo. Riuscirci dà più soddisfazione".

La soddisfazione che dà vivere insieme, allenarsi insieme, crescere, giocare con la squadra della propria città, scalare la montagna del professionismo, vincere, piangere, ritrovarsi. E ricordarsi al momento giusto di essere fratelli. Gemelli.

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