Non sarà sicuramente uno dei compleanni più felici per Paul Pogba, costretto nuovamente a fermarsi ai box a causa dell'ennesimo infortunio di natura muscolare che ha tramutato in un incubo una stagione che per lui avrebbe dovuto avere i sentori della rinascita. Quella del ritorno alla Juventus.
Proprio così perché il centrocampista francese, a partire dallo scorso 11 luglio, è tornato a vestire la maglia bianconera. Quella indossata per la prima volta nell'estate del 2012. Quella che l'ha consacrato, in maniera, fragorosa sulla scena del calcio italiano e non solo.
L'uomo Pogba, che oggi spegne 30 candeline, ha ormai soppiantato quel ragazzo che di anni ne aveva 19 e che per la prima volta faceva capolino nel mondo a tinte zebrate. A fari spenti, senza dare nell'occhio. La proverbiale quiete prima della tempesta. In dodici anni tra i professionisti il 'Polpo' ne ha vissute tante, tantissime. Da talento tutto da sgrezzare a campione assoluto. Dai (tanti) titoli conquistati ai momenti più bui, nei quali a più riprese è sembrato l'ombra di se stesso. Gli infortuni, le ripartenze e tanto altro ancora. Un autentico frullatore di emozioni, frame e sliding-door che hanno forgiato un calciatore ma prima di tutto l'uomo che ci troviamo di fronte oggi. Semplicemente, Paul Pogba.
L'ADDIO ALLO UNITED, L'INTUIZIONE DELLA JUVE
Il Manchester United, per Pogba, è stato il primo grande pilastro del suo percorso. I Red Devils, infatti, l'hanno prelevato dal Le Havre nel 2009 intuendone talento e margini. L'ascesa nel settore giovanile del club è stata repentina al punto tale da proiettarlo in prima squadra già due anni dopo.
Altrettanto rapido, e per certi versi sorprendente, è stato l'addio a quel club che l'aveva fortemente voluto, cresciuto e lanciato. A 19 anni, Pogba reclama uno spazio in squadra che ancora non può avere e per questo motivo - spalleggiato dal procuratore Mino Raiola - rompe con Ferguson e lo United, scegliendo di non rinnovare e di svincolarsi al termine della stagione 2011/12. Ad attenderlo, a distanza di pochi mesi, c'è una squadra che dopo anni complicatissimi è tornata ai vertici: la Juventus.
Getty2012-2016: L'ESPLOSIONE IN BIANCONERO
I quattro anni di Pogba alla corte di Madama rappresentano ancora oggi la miglior versione che il centrocampista di Lagny-sur-Marne abbia mai dato di sé. Alla Juve ci arriva 'a zero', più o meno da perfetto sconosciuto. Un giovane di belle speranze chiamato a puntellare il reparto di centrocampo in dotazione ad Antonio Conte. Pogba si presenta in punta di piedi, ma si capisce subito che il ragazzo ha qualcosa di speciale.
"Dopo i primi tre-quattro allenamenti con noi, ci siamo tutti guardati per chiederci se a Manchester avessero visto bene", raccontò Buffon ai microfoni di 'Mediaset'.
Ci avevano visto bene a Manchester, eccome. Non a caso la sua partenza scatenò la rabbia di Sir Alex Ferguson, consapevole suo malgrado di aver smarrito una gemma rara. Ma il destino aveva previsto altro. Quantomeno inizialmente.
Alla Juve, Pogba dovette inizialmente inserirsi in un centrocampo collaudatissimo, composto dai tre uomini chiave risultati determinanti nella conquista del primo di nove Scudetti consecutivi: Vidal, Pirlo e Marchisio.
Dopo qualche spezzone, la partita che probabilmente traccia un solco nei primi quattro anni del 'Polpo' alla Juve matura il 20 ottobre 2012, giorno di Juventus-Napoli. Paul entra al 75’, sullo 0-0, e dopo il goal di Caceres è proprio lui a firmare il 2-0 con una micidiale volée mancina. La scalata ha inizio.
GettyIl 19 gennaio 2013 vive un'altra notte magica, quella che ha tutti i crismi della definitiva consacrazione: Pogba segna due goal contro l'Udinese, dei quali il primo - un capolavoro balistico di controbalzo da oltre trenta metri - destinato a diventare il suo sigillo più bello in maglia zebrata.
Confinarlo in panchina diventa pressoché impossibile e già dalla sua seconda stagione all'ombra della Mole, Pogba diventa un titolare inamovibile. Non come 'vice' Pirlo - come si pensava inizialmente - bensì come mezzala. Ruolo nel quale diventa uno dei profili più dominanti e ambiti dell'intero panorama europeo. Alla Juve impara a crescere mentre impara a vincere e nell'ultima stagione con il club piemontese diventa il proprietario della maglia numero 10, entrando in una cerchia ristrettissima di campioni capaci di scrivere la storia della Vecchia Signora.
Un centrocampista 'totale'. Fisicità impattante, tecnica e una facilità di calcio semplicemente impressionante. In quattro anni mette insieme 178 presenze, 34 goal e 40 assist, oltre ad infilare in bacheca 4 Scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa italiana. Da ragazzino di belle speranze a campione assoluto. Da 0 a 100, insomma. E si capirà ben presto il perché.
DA 0 A 100: IL RITORNO AL MANCHESTER UNITED
Le attenzioni nei confronti del centrocampista crescono a dismisura con il passare delle stagioni e la resistenza juventina cede nell'estate del 2016. A bussare alla porta c'è nuovamente il Manchester United che, dopo averlo perso a parametro zero quattro anni prima, concretizza il 'Pogback' sborsando una cifra record: 100 milioni di euro.
"Ho il Manchester United nel mio cuore. Questa è casa mia, quando me ne sono andato sapevo che sarei tornato. E’ tutto normale per me. E’ come se fossi andato in vacanza e fossi appena tornato. Davvero. Non è cambiato niente, sono la stessa persona".
Pogba fa ritorno all'Old Trafford con una risonanza totalmente differente. Il ragazzino che ruppe con il club solamente quattro anni prima, lascia ora spazio ad una star mondiale, tornato a 'casa' per chiudere il cerchio.
La Carabao Cup e l'Europa League vinte al primo anno - con tanto di goal in finale all'Ajax - sembrano il prologo ad una liaison destinata ad aprire un'era. L'era di Pogba al Manchester United. Una dolce, dolcissima illusione.
Se le prime tre annate inglesi sono da considerarsi globalmente positive, specialmente la 2018-2019 dove segna addirittura 13 goal in Premier League e 16 in stagione (record personale), le prime preoccupanti avvisaglie sfociano nel tormentato rapporto con José Mourinho.
Ma anche quando il portoghese lascia la panchina, le cose non migliorano. Anzi. Prestazioni sempre più altalenanti e una sequela impressionante di infortuni minano il percorso. Nelle ultime tre stagioni allo United salta qualcosa come 71 partite a causa degli infortuni che lo hanno tenuto lontano dal campo per 431 giorni. Calcolatrice alla mano, più di un anno.
Quello di Pogba è un calvario senza fine. Un tunnel senza luce che sfuma verso secondo addio - nuovamente a zero - al club che l'aveva lanciato e successivamente ripreso a suon di milioni. Questa volta di rimpianti ce ne sono davvero pochi. Da ambo le parti, evidentemente.
GettySUL TETTO DEL MONDO CON LA FRANCIA
Nel cuore dei suoi sei anni spesi con la maglia del Manchester United, però, le maggiori soddisfazioni se l'è tolte con la maglia della Francia.
Entrato nel giro della Nazionale nel 2013, Pogba ha disputato - soltanto un anno dopo - il primo Mondiale della sua carriera, culminato con l'eliminazione ai quarti di finale. Un boccone amaro che fa il paio con quello amarissimo di Euro 2016, giocato in casa con i gradi della grande favorita, ma poi perso in finale contro il Portogallo.
Per tramutare l'amarezza in gioia sfrenata ci sono voluti i Mondiali del 2018, quelli giocati in Russia: schierato titolare in tutte le partite del torneo, Pogba è stato uno degli uomini copertina del trionfo iridato dei transalpini, capaci di piegare la Croazia 4-2 in finale, grazie anche ad un goal dello stesso classe 1993. Senza dubbio il punto più alto di tutta la sua carriera.
GettyNell'autunno del 2021 mette le mani anche sulla sua prima Nations League, prima che il vortice di problematiche fisiche lo allontani anche dalla maglia dei Bleus. Dal giorno della finale - giocata a San Siro contro la Spagna - Pogba giocato solamente due partite in Nazionale e da ormai un anno è finito fuori dai radar di Didier Deschamps.
A frenarlo, ancora una volta, sono stati gli infortuni. Quelli che da troppo tempo non gli concedono alcuna tregua e che gli hanno impedito di partire alla volta del Qatar per provare a difendere il titolo Campione del Mondo che lui stesso si era guadagnato sul campo. Quelli che sin qui hanno bollato come autentico fallimento il suo ritorno alla Juventus.
Il club che l'ha reso grande. Il club che l'ha riaccolto a braccia aperte. Forse l'ultima grande chance per ritornare ai fasti di un tempo. Un treno che - ad anni 30 - non ci si può lasciar sfuggire.


