GOALSi muoveva in area di rigore come un ginnasta al corpo libero e vedeva la porta come pochi. Hugo Sánchez aveva nella grande agilità e nel fiuto del goal le sue qualità predominanti, che gli consentivano di essere letale negli ultimi 16 metri. Quando i difensori, anche i più forti, ci giocavano contro, non potevano dormire sogni tranquilli.
A 'Hugol', come era soprannominato dai tifosi del Real Madrid, bastava una frazione di secondo, infatti, per leggere la traiettoria della palla, beffare gli avversari e con un solo tocco spedirla in fondo al sacco. Le sue gambe, esplosive come molle, lasciategli in dono dalla pratica della ginnastica in età giovanile, gli permettevano, lui piccoletto (un metro e 74 centimetri per 73 chilogrammi) di superare con una facilità impressionante in elevazione difensori molto più alti di lui.
Specialista della rovesciata, sublimazione delle sue indiscutibili doti acrobatiche, ma anche del colpo di tacco, festeggiava ogni goal segnato con una capriola in avanti, una dedica speciale per la sorella che ginnasta lo era diventata, ma anche uno sberleffo ai difensori. Non c'era avversario, del resto, che non dovesse fare i conti con la legge di 'Hugol'. Formalmente centravanti, era come se leggesse lo sviluppo dell'azione con una frazione d'anticipo sugli altri, e in campo era imprevedibile: dribbling nello stretto, finte, doppio passo, elastico, persino il cosiddetto 'colpo dello scorpione' rientravano nel suo ampio bagaglio tecnico.
Dal Messico alla Spagna, passando per gli Stati Uniti, Sánchez nella sua carriera ha fatto incetta di trofei (anche se gli manca la Coppa dei Campioni d'Europa) e di titoli di capocannoniere. Per 5 volte capocannoniere della Liga spagnola, in patria lo chiamano per questo 'Pentapichichi' e detiene un record difficilmente battibile, stabilito con il Real Madrid nell'annata magica 1989/90: realizzare 38 goal nella Liga con un solo tocco. Nello stesso anno si aggiudica la Scarpa d'Oro, il giusto premio per uno fra i più forti bomber del panorama mondiale nell'era moderna, autore nella sua carriera di oltre 500 reti.
GINNASTICA E CALCIO
Hugo Sánchez Marquez nasce a Città del Messico l'11 luglio 1958 in una famiglia benestante di sportivi. Sono sostanzialmente due le strade che si aprono da subito per lui: fin dalla tenera età infatti pratica la ginnastica con sua sorella e il calcio, che gli viene insegnato dal padre ex calciatore di Asturias FC e Atlantide, Héctor, e dal fratello maggiore Horacio, che gioca come portiere ed entra a far parte del Settore giovanile del Pumas UNAM, la squadra dell'Università nazionale autonoma del Messico.
La svolta arriva quando Hugo è uno studente di 11 anni ed è considerato un promettente ginnasta. Il ragazzo sceglie infatti di provare a sfondare nel Mondo del calcio e a sua volta viene preso, seppure con qualche perplessità per il suo fisico ritenuto "gracilino", nel Settore giovanile del Pumas UNAM dove inizia la sua trafila. A differenza del fratello Horacio, però, lui gioca in attacco, inizialmente da seconda punta.
Parallelamente chiede con insistenza a Diego Mercado e Alfonso Portugal, tecnici delle Rappresentative giovanili messicane, la possibilità di fare un provino per essere selezionato. I due allenatori gliela concedono e così Hugo si ritrova a far parte anche delle Selezioni giovanili del Tricolor. Veloce, agile e tecnico, si impone come talento precoce: nel 1975 trascina il Messico Under 18 alla vittoria del prestigioso Torneo Internazionale di Cannes.
È nata una stella. Se ne accorge anche il cronista Angel Fernandez, che lo ribattezza 'El Niño de oro', ovvero 'Il Ragazzo d'oro'. L'anno seguente due fratelli Sánchezrappresentano il Messico alle Olimpiadi di Montreal in specialità diverse: Hugo nel calcio, sua sorella nella ginnastica.
MESSICO E NASL
Il 1976 è un anno molto importante per Sánchez: raggiunta la maggiore età a luglio firma il suo primo contratto con la Prima squadra del Pumas UNAM, e, completati gli studi superiori, si iscrive poi alla Facoltà di Odontoiatria della prestigiosa università di Città del Messico.
L'esordio da calciatore professionista è datato 23 ottobre 1976 contro il Tigres UANL: Hugo subentra al 25' al brasiliano José Geraldo Candido. La sua squadra vince 1-0 con rete di Cabinho. Proprio con quest'ultimo il talento messicano farà coppia nei suoi primi anni da calciatore.
Il primo goal da professionista lo firma il 23 marzo 1977 in uno stadio leggendario: l'Azteca di Città del Messico, casa dell'America, che si impone in quell'occasione per 2-1. Come in tutte le storie di campioni, anche in quella di Hugo Sánchez è fondamentale un incontro: quello con l'allenatore serbo Bora Milutinovic, che approda sulla panchina del Pumas UNAM nel 1977.
Milutinovic intravede in Sánchez le stimmate del fuoriclasse e decide di cambiargli ruolo: non più seconda punta ma centravanti, atipico, certo, ma con il compito principale di far goal. La giovane promessa sente la fiducia attorno a sé ed esplode: dopo i 7 goal in 27 gare nella stagione d'esordio, nella quale contribuisce alla conquista del primo Scudetto messicano per il suo club, ne firma 11 in 30 partite nel 1977/78, 28 in 45 gare nel 1978/79, che gli valgono il titolo di capocannoniere del torneo assieme al compagno di squadra Cabinho, e ancora 30 in 44 presenze nel 1979/80 e 21 in 42 partite nel 1980/81. In tutto ben 104 in 200 apparizioni spalmate su 5 anni.
Simili performance, unite all'ingresso in squadra a partire dal 1979 di un altro talento messicano, Jorge Negrete, naturalmente portano la squadra dell'Università autonoma di Città del Messico a fare incetta di trofei anche a livello internazionale: nel 1980 il club conquista la Coppa dei Campioni CONCACAF (3 i goal nel torneo di Sánchez), nel 1981 la Coppa Interamericana contro il Nacional de Montevido, vincitore della Libertadores, allo spareggio. Nella prima gara, vinta 3-1 dai messicani, 'Il Ragazzo d'Oro' aveva messo la sua firma con una doppietta, ma il successivo 3-1 in Uruguay aveva richiesto la disputa della 'bella', con il trionfo del Pumas UNAM per 2-1.
Nel frattempo, quando il campionato messicano è fermo, ovvero in estate, Hugo arricchisce il parco dei campioni che militano nella NASL, la North American Soccer League, il campionato nordamericano, giocando in prestito per due stagioni nel San Diego Sockers. Anche negli Stati Uniti si mette in mostra segnado 12 goal in 17 gare nel 1979, 14 reti in 15 presenze nel 1980, ma non riesce a conquistare il titolo.
La sua fama nei primi anni Ottanta oltrepassa l'Oceano Atlantico e in Europa molti club vorrebbero ingaggiarlo. Sánchez si congeda dal Pumas UNAM da eroe il 9 agosto 1981: segna infatti uno dei 4 goal della finale di ritorno contro il Cruz Azul, travolto 4-1 dopo la sconfitta per 1-0 rimediata all'andata, e aiuta il club a vincere il secondo Scudetto della sua storia. Su di lui c'è il pressing insistente dell'Atletico Madrid e del presidente Vicente Calderón. Hugo, nonostante sia ancora molto giovane, è ormai uno dei calciatori più popolari del continente americano e alla fine, dopo aver respinto l'offerta dell'Arsenal, dice sì, fa le valigie e si trasferisce in Spagna, quella che diventerà la sua terra di conquista.
L'APPRODO IN EUROPA CON L'ATLETICO
Il ragazzo dai capelli lunghi, neri e ricci fa il suo esordio in gare ufficiali con l'Atletico Madrid il 16 settembre 1981, entrando in campo negli ultimi 12 minuti della sfida di Coppa UEFA contro il Boavista, persa 4-1 fuori casa. Tre giorni dopo, il 19 settembre, debutta nella Liga spagnola nella vittoria per 2-0 con l'Athletic Bilbao.
Il primo goal è subito decisivo: lo realizza il 30 novembre 1981 sul campo dell'Hercules di Alicante e propizia lo 0-1 finale per i Colchoneros. Ma la stagione dell'Atletico è profondamente deludente, con un doppio cambio di allenatore, e la squadra eliminata precocemente dalle coppe e soltanto ottava in campionato. E non mancano nemmeno le difficoltà di ambientamento per il ventitreenne messicano.
Ma l'arrivo in panchina di Luís Aragonés cambia diametralmente la prospettiva. Sánchez inizia a segnare con regolarità e a capire meglio il calcio europeo, rafforzandosi anche dal punto di vista fisico, e per le difese avversarie sono letteralmente dolori. Il messicano ritrova la media reti che aveva caratterizzato i suoi primi anni da professionista (circa 0,55 goal a partita) e i risultati dell'Atletico Madrid ne beneficiano sensibilmente.
Nel 1982/83 Hugo realizza complessivamente 22 goal in 39 partite, 15 in 31 gare nel solo campionato, 7 fra Copa del Rey e Copa de la Liga. Micidiale è l'avvio di stagione con 5 reti nelle prime 5 gare,la sua prima doppietta spagnola rifilata al Celta Vigo il 19 settembre 1982 (vittoria per 5-2) e la prima rete in carriera al Barcellona il 2 ottobre (1-1 al Calderón).
La Spagna si rende conto per la prima volta di avere nella Liga un fenomeno del goal e grazie anche ai suoi 4 goal, l'Atletico Madrid di Aragonés termina il campionato con il 3° posto finale e la qualificazione alla Coppa UEFA. Sánchez consolida l'abitudine che già aveva preso nel continente americano di esultare dopo ogni goal con una capriola in avanti, e anche questa sua gestualità contribuisce a creare un forte feeling con i tifosi e i semplici appassionati.
La stagione 1983/84 è interlocutoria, ma il 6 maggio 1984, nel primo turno di Copa de La Liga, il bomber messicano si toglie la soddisfazione di punire per la prima volta il Real Madrid nel Derby. Blancos in vantaggio per 1-0 dopo la mezzora con Butragueño, ma in pieno recupero Hugo fissa il risultato sull'1-1 finale, facendo esplodere di gioia i tifosi colchoneros.
I goal realizzati sono 18 in 41 presenze, di cui 12 in 27 partite di Liga, e l'Atletico giunge 4° ottenendo nuovamente l'accesso alla Coppa UEFA. La squadra è anche finalista di Copa de la Liga, ma in finale viene battuta 3-0 dal Valladolid nei tempi supplementari.
Hugo Sánchez non si accontenta e continua a lavorare su se stesso per affinare la tecnica e la potenza. Il sinistro, suo piede naturale, è ormai un'arma micidiale da far valere anche sui calci di punizione, mentre il destro, sempre più educato, diventa un diversivo per disorientare gli avversari. Che con lui non sanno mai come comportarsi. Le 'chilene' poi, che esibisce con una disinvoltura impressionante, sono uno spettacolo per gli occhi.
Gli sforzi fatti anche negli allenamenti producono il loro effetto nella stagione 1984/85, in cui Sánchez ripaga l'Atletico Madrid che aveva scommesso su di lui e i tifosi colchoneros con 28 reti in 51 gare. I suoi 19 goal in 33 partite di Liga gli valgono per la prima volta il titolo di Pichichi, ovvero di capocannoniere del campionato spagnolo.
Grazie alla sua prolificità l'Atletico Madrid del tecnico Aragonés e del presidente Calderón chiude la stagione al 2° posto nella Liga, staccato di 10 punti dal Barcellona campione, e, con una doppietta in finale all'Athletic Bilbao della sua punta di diamante, vince la Copa del Rey, primo trofeo europeo del messicano, mentre in Copa de la Liga la squadra raggiunge nuovamente la finale ed è sconfitto dai rivali del Real Madrid.
La partita che cambia la storia della sua carriera la gioca il 7 aprile 1985. È ancora un derby, e nel tempio del Real Madrid Sánchez sfodera una prestazione da urlo. L'Atletico espugna la fortezza dei rivali con uno storico 0-4 in cui il messicano mette la firma sullo 0-1. È in quell'occasione che la dirigenza dei Blancos matura l'idea di tentare l'impresa: provare a portare il centravanti messicano sull'altra sponda del Manzanarre.
GoalDAL POSSIBILE ARRIVO IN ITALIA AD ARMA LETALE DEL REAL
È ormai chiaro a tutti nel Vecchio Continente che Sánchez sia un bomber di caratura internazionale. Il 'Pichichi' dell'Atletico Madrid diventa quindi uomo mercato nell'estate del 1985. Fra le tante società che si fanno avanti, non mancano le sorprese. Una delle possibilità che gli si presentano infatti a 27 anni, nel pieno della maturità tattica e tecnica, è quella di sbarcare in Serie A, in quello che è all'epoca il campionato più bello e più difficile al Mondo.
L'idea, come spiega 'La Gazzetta dello Sport' dell'epoca, la matura l'Inter, che ha tuttavia già in squadra 2 stranieri, l'irlandese Brady e Karl-Heinz Rummenigge. Essendo tuttavia questi ultimi ormai alle ultime fiammate delle loro leggendarie carriere, i nerazzurri valutano Hugo un ottimo investimento per il futuro e pensano ad un'operazione da condurre in partnership con il neopromosso Lecce.
"Il Lecce si è offerto di tesserare subito Hugo Sánchez - scrive 'La Gazzetta dello Sport' - e di tenerlo ‘in caldo’ per l’Inter, addossandosi una parte degli oneri necessari per l’acquisto del giocatore. La società milanese ha ritenuto l’offerta molto positiva per se stessa e per il Lecce".
Una stagione di rodaggio in Salento, dunque, per poi trasferirsi a Milano. Sánchez ci pensa ma la risposta è alla fine negativa: il messicano è sempre stato ambizioso e mette nel mirino l'Europa come suo nuovo terreno di conquista. Ha successo, invece, nonostante continue intromissioni del Barcellona, la corte del Real Madrid del nuovo presidente Mendoza: le Merengues conducono una complessa trattativa e al termine di quest'ultima riescono a portare il 'Pichichi' al Bernabeu per una somma consistente di 240 milioni di pesetas versate nelle casse dei Colchoneros, pari a circa un milione e mezzo di euro attuali e a circa 2 miliardi e 800 milioni di vecchie Lire.
Il bomber messicano chiude con 82 goal in si unisce così ad una nidiata di giovani talenti che si sta affacciando nel calcio professionistico dopo aver fatto sfracelli a livello giovanile: è la cosiddetta 'Quinta del Buitre', composta dal 'Buitre', 'L'Avvoltoio', Emilio Butragueño, che diventerà il suo partner offensivo, e dalla sua coorte, rappresentata da Manolo Sanchís, Michel, Martin Vazquez e Miguel Pardeza.
L'impatto di Sánchez con la camiseta blanca è semplicemente devastante: il suo innesto in squadra segna l'inizio di un'era di grandi successi per il Real Madrid. Le merengues conquistano infatti per 5 volte consecutive La Liga spagnola (1985/86, 1986/87, 1987/88, 1988/89 e 1989/90), una Copa del Rey nel 1988/89 (1-0 in finale sul Valladolid) e la Coppa UEFA 1985/86.
In questa competizione, il Real in semifinale elimina l'Inter, vittoriosa 3-1 al Meazza ma travolta 5-1 ai supplementari al Bernabeu con i milanesi in 10 per l'espulsione di Mandorlini e senza punte, vista la doppia uscita per infortunio di Rummenigge e Altobelli, con il giovane Bernazzani schierato da attaccante. Sánchez punisce i nerazzurri con una doppietta. In finale l'avversario sono i tedeschi occidentali del Colonia e il fattore Bernabeu è ancora una volta decisivo, con un perentorio 5-1 (di Sánchez la prima rete) che rende indolore il k.o. per 2-0 in terra tedesca.
Completano i titoli vinti da Sánchez in maglia Real le 3 Supercoppe di Spagna conquistate nel 1988, nel 1989 (in modo automatico per il doppio trionfo in campionato e in Copa del Rey) e nel 1990. In totale 10 trofei in 7 anni, con l'unico rammarico di non essere riuscito a sollevare la Coppa dei Campioni.
Nella massima competizione europea per squadre di club, infatti, i Blancos si fermeranno per 3 anni consecutivi in semifinale, rimediando nel 1988/89 una severa lezione dal Milan di Sacchi. Nella gara di andata, tuttavia, Hugo beffa la difesa rossonera con una deviazione sotto misura da calcio d'angolo, sfruttando una sponda aerea di Schuster. Una rete, la sua, resa tuttavia vana dal pari di Van Basten e dallo spettacolare 5-0 dei rossoneri nel match di ritorno di San Siro.
Getty38 GOAL CON 38 TOCCHI E LA SCARPA D'ORO
Anche sul piano personale per Hugo Sánchez, che diventa presto 'Hugol' per i tifosi del Madrid, le soddisfazioni non mancano. Il messicano è una macchina da goal, e spesso riesce a trafiggere i portieri di prima intenzione. Le sue reti, frutto di un calcio atletico, tecnico e acrobatico, mandano in visibilio tifosi esigenti come quelli del Real.
L'esordio il 1° settembre 1985 contro il Betis è tuttavia particolare: il nuovo acquisto lo bagna sì con la prima rete (2-2 il risultato finale) ma nel finale è espulso per proteste dall'arbitro Urizar Azplitarte, e così capisce subito che la severità dei fischietti europei è molto alta rispetto a quella dei colleghi americani.
L'ex Pumas UNAM vince altre quattro volte il titolo di 'Pichichi', di cui tre consecutive, dal 1985 al 1988. Il numero 9 del Real va a segno 29 volte in 49 presenze nel 1985/86, 43 in 54 partite nel 1986/87, 35 in 50 gare nel 1987/88, e ancora segna 37 goal in 50 presenze nel 1988/89.
Il 29 settembre 1986, nel 2-6 con il Betis, realizza la prima tripletta spagnola. Il 7 dicembre 1986 è autore del goal dell'ex nel Derby pareggiato 1-1 e il 2 gennaio 1988 stende con una sua doppietta il Barcellona al Bernabeu.
Il goal più bello, invece, secondo molti, lo segna il 10 aprile del 1988 contro il Logroñes: una spettacolare rovesciata volante che si infila all'incrocio dei pali e manda in visibilio i tifosi presenti al Bernabeu, che in segno di ammirazione sventolano fazzoletti bianchi. La prodezza è ribattezzata 'Señor Gol', che non è altro che la parola Logroñes letta al contrario.
Anche il tecnico Leo Beenhakker quasi non crede ai suoi occhi e alla stampa dichiara:
"Quando un giocatore segna un goal come questo, la partita dovrebbe essere interrotta e bisognerebbe offrire un bicchiere di champagne ad ognuno degli 80 mila tifosi che lo hanno visto".
Ma l'anno magico di Sánchez è il 1989/90, quando diventa 'Il Pentapichichi', eguagliando Di Stefano e Quini, e stabilisce il record, tuttora imbattuto, di 38 goal realizzati ad un tocco. Quando la palla arriva dalle sue parti, il numero 9 del Real non ha bisogno di controllarla: sa già da diversi secondi dove spedirla. Un po' la sublimazione del concetto espresso più volte dal grande Johan Cruijff:
"Giocare a calcio è facile, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile".
'Hugol' eguaglia così il record di goal stagionali del leggendario Telmo Zarra, l'unico che ha vinto più titoli di capocannoniere di lui (6) nella storia del calcio spagnolo, e serviranno 21 anni perché Cristiano Ronaldo lo superi con un bottino di 40 goal nella Liga nel 2011. L'exploit del 1989/90 gli vale anche la vittoria della Scarpa d'Oro in coabitazione con Hristo Stoichkov.
Getty ImagesOLIMPIADI E MONDIALI COL MESSICO
Ma la storia di Hugo Sánchez è anche legata, gioco forza, a quella della Nazionale messicana. Il leggendario centravanti, dopo un goal in 3 presenze alle Olimpiadi di Montreal del 1976 con la Nazionale olimpica, nel 1977 è promosso in Prima squadra.
Debutta con 'El Tricolor' a 19 anni, nel settembre 1977, e ci giocherà per 17, fra alti e bassi, totalizzando 29 goal in 58 presenze. Con 'El Niño de oro' in squadra il Messico vince subito il Campionato CONCACAF nel 1977. In tutto partecipa poi a 3 Mondiali: Argentina '78, Messico '86 e USA '94, mancando la qualificazione nel 1982 e venendo squalificato per Italia '90 dopo aver schierato giocatori fuori età nelle Rappresentative giovanili.
Nel 1978 il 'Tricolor' chiude ultimo nel Gruppo 2 con 3 sconfitte in altrettante gare contro Polonia, Germania Ovest e Tunisia. I Mondiali '86 sono quelli della speranza per un intero paese, sconvolto da un terribile terremoto. Con Bora Milutinovic Commissario tecnico, il 'Tricolor' arriva fino ai quarti di finale, venendo eliminato, non senza polemiche, dalla Germania Ovest ai calci di rigore. 'Hugol' però non riesce ad esprimere il suo miglior calcio e dopo aver timbrato il cartellino nella gara d'esordio del girone contro il Belgio, con il colpo di testa che manda al tappeto i Diavoli Rossi, fallisce un calcio di rigore con il Paraguay.
I quarti di finale raggiunti dopo aver superato agli ottavi 2-0 la Bulgaria, rappresentano comunque il miglior risultato di sempre della Nazionale messicana in un Mondiale. Ad USA '94, invece, con Hugo ormai sul viale del tramonto, 'El Tricolor' si fermerà agli ottavi di finale nel match che segna la rivincita proprio della Bulgaria.
Nel 1993 arriva invece un 2° posto in Copa America alle spalle dell'Argentina vincitrice. Sánchez realizza il primo goal nel 2-0 delle semifinali contro l'Ecuador, ma deve inchinarsi in finale all'esplosività di Batistuta, autore della doppietta decisiva.
GettyGLI ULTIMI ANNI E L'ESPERIENZA DA ALLENATORE
Più unico che raro, saranno solo gli infortuni a segnare il declinodi Sánchez agli inizi degli anni Novanta. Beenhakker lo spedisce spesso in panchina, e il rifiuto di accomodarsi fra le riserve nella sfida di andata di Coppa UEFA con il Torino causa la fine della sua leggendaria storia con il Real Madrid nel 1992.
Dopo 10 trofei vinti e 208 goal in 282 partite con la camiseta blanca, decide di vivere gli ultimi anni da calciatore da nomade del pallone. Torna in Messico, dove con l'America conquista la seconda Coppa dei Campioni CONCACAF della sua carriera (suo l'1-0 in finale contro i costaricani dell'Alajuelense), dopo quella conquistata in età giovanile con il Pumas UNAM. Poi fa una nuova tappa a Madrid, chiudendo il cerchio con una stagione con la terza squadra della capitale spagnola, il Rayo Vallecano (35 gare e 17 goal), quindi ancora Messico con due stagioni nell'Atlante, infine Seconda divisione austriaca con il LASK Linz, Dallas nell'MLS e Celaya, l'ultima squadra della sua leggendaria carriera, in cui ritrova Butragueño e Michel, due dei suoi compagni nell'era d'oro del Real.
Chiude nel 1997, a 39 anni, una carriera leggendaria con 512 goal realizzati da professionista sommando quelli fatti con i club e con il Messico. Il 29 maggio 1997, in uno Stadio Santiago Bernabeu tutto esaurito, Hugo Sánchez ha giocato la sua partita di addio al calcio contro il PSG.
'Hugol' ha indossato la casacca del Real Madrid, e, come se il tempo per lui non fosse passato, ha determinato la vittoria dei Blancos per 4-1, segnando una tripletta con un goal spettacolare in rovesciata. È il suo saluto ai tifosi che tanto lo hanno amato.
Getty ImagesIntrapresa dopo aver appeso gli scarpini al chiodo la carriera da allenatore, non ha avuto particolare fortuna. Dopo aver vinto due campionati messicani con il Pumas UNAM, la squadra della sua gioventù, infatti, ha guidato il Necaxa, il Messico, cogliendo un argento nella Gold Cup del 2007 e un bronzo nella Copa America dello stesso anno. Esonerato nel 2008 dopo aver mancato con l'Under 23 la qualificazione ai Giochi olimpici di Pechino, ha allenato senza grandi risultati anche Almeria e Pachuca.
Sposato con Isabel Martín dal 2005, ha perso nel novembre 2014 il figlio Hugo Sánchez Portugal, che aveva intrapreso a sua volta la carriera da calciatore, in una tragedia verificatasi per una fuga di gas.
Getty ImagesAncora oggi Hugo Sánchez è considerato il miglior calciatore che il Messico abbia mai espresso. Non solo: nel 1999 l'IFFHS, la Federazione internazionale di Storia e Statistica del Calcio, lo ha eletto miglior calciatore del Centro e Nord America del 20° secolo, oltre a 16° assoluto. Nel 2004 Pelé lo ha inserito nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori giocatori al Mondo viventi, e nel 2007 è stato nominato ambasciatore della Liga in tutto il continente americano. Nello stesso anno gli è stata intitolata una nuova strada a Puebla.
Negli occhi di chi lo ammirato in campo restano le innumerevoli prodezze e le spettacolari 'chilene' del messicano che ha saputo coniugare concretezza e spettacolarità, mettendo d'accordo, in tutto il suo percorso, coloro che nel calcio guardano in primo luogo i numeri e coloro che, invece, mettono al primo posto l'estetica.
