Nel corso della sua lunga carriera ha vinto un Mondiale con la sua Germania ed ha anche avuto la possibilità di vivere una breve e poco fortunata avventura in Italia con la maglia della Juventus ed oggi è uno dei pilastri di quella Lokomotiv Mosca che in Russia punta a guadagnarsi un’altra partecipazione alla prossima Champions League.
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Benedikt Howedes, in un’intervista rilasciata a Goal e a Spox, ha ricordato alcune fasi del suo cammino nel mondo del calcio, partendo da quelli che sono stati i suoi primissimi passi a livello giovanile.
“Da molti compagni di squadra ebbi spesso modo di sentire che i padri stavano facendo grandi pressioni su di loro, questo perché vedevano nei figli la possibilità di guadagnare molti soldi. Alcuni genitori vivono il sogno più dei ragazzi stessi. Per me era una cosa completamente diversa. Nessuno della mia famiglia ha mai fatto pressioni”.
Giovanissimo, Howedes ha avuto la possibilità di comprarsi un’auto importante come un’Audi S5, la cosa però non l’ha reso orgoglioso.
“Mi vergognavo di quella macchina, mi resi conto che questo non era il mio mondo. Le macchine non erano importanti per me, ma da giovane professionista ho cercato di tenere il passo degli altri. Quando ti parlano di auto, orologi o abiti firmati, non vuoi ammettere di non saperne nulla. Devi commettere degli errori per ricordare se ciò che pensi sia giusto o sbagliato”.
Howedes è diventato capitano di una grande squadra come lo Schalke 04 ad appena 23 anni.
“Credo che fosse troppo presto, ero troppo giovane. In squadra c’erano giocatori come Raul, Jermaine Jones, Christoph Metzelder o Klaas-Jan Huntelaar che erano molto più esperti di me. Io dovevo ancora affermarmi, mentre loro erano grandi campioni”.
Con la maglia dello Schalke sono arrivate le prime soddisfazioni, ma il sogno più grande non si è avverato.
“Volevo fare qualcosa di grande, il mio obiettivo era vincere la Bundesliga o almeno vincere di nuovo una Coppa di Germania. Le offerte degli altri club non mi interessavano. Ero fermamente convinto che un titolo vinto con lo Schalke contro il Bayern valesse molto più di tanti altri. Ho lavorato duramente per farcela, purtroppo non ci siamo riusciti a farcela”.
Nell’estate del 2017 l’addio allo Schalke e l’approdo alla Juventus.
“La cosa mi ha fatto male, sono rimasto molto deluso. Mi ha offeso soprattutto il modo in cui si è consumata la separazione. Non avevo mai chiesto garanzie di essere sempre titolare o cose del genere. In campo devono scendere i migliori e se non sono tra essi accetto la situazione. Alla Juve c’era uno spirito di squadra eccezionale, sono rimasto molto colpito dai ragazzi. Ricordo l’eccitazione la prima volta che sono entrato nello spogliatoio. C’erano leggende assolute come Buffon e Chiellini che vennero a salutarmi in maniera raggiante, mi baciarono a destra e sinistra, erano contenti che fossi lì. La Juve è una grande famiglia e sono stato completamente accettato e rispettato. Non ho giocato molto, ma sono stato apprezzato come persona e come giocatore”.
Howedes ha spiegato cosa si può imparare da giocatori come Buffon e Chiellini.
“Hanno vinto tantissimi titoli, ma sono ancora affamati. Vogliono vincere sempre e la cosa mi ha impressionato. Ricordo ancora un discorso di Buffon prima di una partita, fu emozionante, quasi poetico e sapeva che quel giorno sarebbe andato in panchina. Alla Juve tutti, anche chi non gioca, vive lo spirito di squadra. Non vince l’ego, c’è solo il gruppo e questo è un qualcosa di grande”.
Il difensore tedesco ha ricordato un episodio particolare legato alla sua esperienza in bianconero.
“L’anno prima del mio arrivo, ad ogni giocatore è stata data una Ferrari in segno di ringraziamento per il campionato vinto, in alternativa, se non voleva un’auto, si poteva optare per un bonus in denaro. Questo fa capire a che livelli sono lì. Tuttavia, all’interno dello spogliatoio, nessuno si è mai vantato e nessuno ha mai mostrato risentimento”.
Howedes ha svelato quali sono stati i compagni dai quali ha imparato di più.
“All’inizio ho appreso molto da Marcelo Bordon e Mladen Krstajic. A livello di mentalità ho imparato tanto da Chiellini e Buffon a Torino. Entrambi mi hanno impressionato incredibilmente”.
Infine i suoi avversari più forti.
“Giocare contro giocatori piccoli e agili come Douglas Costa, Franck Ribery o Arjen Robben è sempre stato duro per me”.


