Chi lo ha detto che i capitani sono bandiere o veterani? Prendete Morten Hjulmand, l'eccezione fuori dal coro. 'Play' classe 1999, il danese indossa maglia del Lecce e fascia al braccio nonostante sia sbarcato in Salento appena due anni fa.
Una novità che fa di Hjulmand il capitano più giovane della Serie A ed uno dei talenti di maggior interesse del campionato: merito di Pantaleo Corvino, che su profili sconosciuti o quasi da valorizzare ci ha costruito una carriera e che si è mostrato ancora una volta il più bravo a scovare questo ragazzotto scandinavo nella prima divisione austriaca.
"Lo pagai 170 mila euro- ha evidenziato di recente il ds giallorosso a 'Radio CRC' - A volte non conta quanto costa il calciatore, ma quanto percepisce. A volte anche prendendo un calciatore a parametro zero può avere un costo elevato per l’ingaggio. Poi quando prendi un giocatore a prezzo basso e con l’ingaggio basso, capisci che potresti aver fatto l’affare. Diciamo che quando ti trovi in certi club dove devi fare il meglio di quello che puoi, devi dare sfogo alle idee".
Una filosofia che ha reso Corvino uno dei migliori dirigenti nel piazzare colpi low cost in campionati anonimi: il serbatoio da cui stavolta ha attinto è stato quello dell'Admira Wacker, oggi precipitata in Erste Liga.
Diciotto mesi in Serie B hanno consentito a Hjulmand di prendere le misure ed adattarsi ai ritmi del nostro calcio, diventando immediatamente una certezza del Lecce: 21 presenze in metà 2020/2021, poi 38 in quella scorsa culminata nel ritorno in A dei salentini. Un'escalation rapida e convincente, che gli ha portato in dote applausi e fascia da capitano.
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GettyChi nutriva dubbi sulle sue reali capacità, attendendolo ad esami più probanti al cospetto di big come Inter, Juve, Milan, Napoli e Roma, è stato smentito dal rendimento super di Hjulmand: 21 gettoni stagionali su 23 tra campionato e Coppa Italia, appena 2 assenze per squalifica, sempre in campo per l'intero match tranne che in Roma-Lecce (espulso al 23') e contro il Bologna (sostituito al 73'), ma soprattutto un dinamismo che lo vede tra i primi calciatori della Serie A per media chilometri percorsi a partita (oltre 10).
Visione, personalità, doti tecniche e temperamentali: Hjulmand, piazzato davanti alla difesa, fornisce equilibrio e geometrie rischiando anche la giocata. Lo sa bene Baroni, che gli ha affidato le chiavi del centrocampo senza più sottrargliele. E le sirene di mercato rappresentano la conseguenza di quanto mostrato sul prato verde, col valore del cartellino schizzato a 20 milioni e lo sguardo vigile di Napoli e Roma. A gennaio inoltre il Lecce ha dovuto resistere all'assalto giunto dalla Premier, con gli 11 milioni messi sul piatto dal Southampton.
"Hjulmand ha potenzialità oggi diventate qualità - aveva evidenziato Corvino in estate a 'Radio Kiss Kiss' - L'ho preso da una squadra che era ultima nella A austriaca, dopo Vlahovic metto lui tra le mie migliori scoperte di questi ultimi anni".
Parole confermate dal campo, col gioiello e capitano del Lecce tra gli artefici dell'annata all'insegna del bel gioco e senza patemi di classifica vissuta fin qui dai salentini.
L'esplosione di Hjulmand fa il paio con quella del connazionale Rasmus Hojlund: entrambi danesi, entrambi cresciuti nel vivaio del Copenaghen, entrambi saliti in cattedra in Austria ed entrambi giunti in Italia seppur a cifre diametralmente opposte, visti i 17 milioni sborsati dalla Dea per strappare l'attaccante allo Sturm Graz rispetto ai 170mila euro investiti da Sticchi Damiani.
Il Lecce è nei piedi di Hjulmand, già leader a 23 anni e dal futuro assicurato.


