Hilgenbrinck Youtube/Getty

Hilgenbrinck, dalla MLS al seminario: carriera chiusa per fare il prete

Vicario parrocchiale a St. Mary in Moline, St. Mary and St. Anne in East Moline, Nostra Signora di Guadalupe a Silvis e membro del team di cappellani presso la Alleman High School di Rock Island nel 2014. Vicario parrocchiale presso St. Mary in Moline, St. Mary and St. Anne in East Moline e membro del team di cappellani presso la Alleman High School di Rock Island nel 2015. Assistente Cappellano presso la St. John Catholic Newman Center University of Illinois a Champaign-Urbana nel 2016. Infine, insieme all'ultimo, citato, impiego, anche quello di Direttore vocazionale diocesano per il reclutamento dal 2020, sempre a Peoria, capoluogo dell'omonima contea nello Stato dell'Illinois, Stati Uniti. Sarà ormai stato recepito che il ragazzo, 39enne, di cui si parla, è un prete. Nord-America, 167 km da Chicago, casa di Chase Hilgenbrick, un tempo calciatore professionista.

Abbiamo detto Chase Hilgenbrinck? Ops, ora non più. O quasi. Perchè a Peoria, e in tutte le circostanze che lo vedono intervenire per spiegare il suo percorso tra calcio e seminario, in cui è entrato nel 2008, si parla di Father Chase, 'Padre Chase'. Aveva una fidanzata, una squadra nel massimo campionato di calcio statunitense, il desiderio di continuare a vivere grazie al pallone. E' stato cresciuto con un dovere, quello verso la religione, e e uno sport in rapida espansione negli States, il soccer. Alla fine il piacere è rimasto tale, ma non a scopo lavorativo. Il presente di HIlgenbrinck, ormai Padre Chase, è all'interno di una chiesa, oramai da 13 anni.

Almeno a tempo pieno, perchè Hilgenbrinck, che in carriera ha giocato tra Cile e Stati Uniti (è nato a Quincy, Illinois) ha sempre frequentato la parrocchia. Insieme al fratello, mamma e papà, è cresciuto da cattolico praticante, facendo il chierichetto alla Holy Trinity Church in quel di Bloomington. La domenica è un giorno sacro per i credenti della religione cattolica, ma anche per quelli della religione calcistica. Un giorno, due modi per occuparla, a volte in entrambe le maniere, a volte con nessuna delle due. A volte con una sola.

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Hilgenbrinck ha avuto modo di fare entrambe, iniziando dal soccer giovanile con la mamma a bordo campo e il fratello al suo fianco, continuando una promettente carriera al College, alla Clemson University, in maglia Tigers. Dal 2000 al 2003, si mette in mostra come difensore centrale, giocando al fianco di Oguchi Onyewu nel suo primo anno con i colori arancio.blu addosso. Se il futuro flop del Milan verrà selezionato dal Metz cominciando la sua carriera europea nel 2001, Hilgenbrinck continuerà a darsi da fare in Illinois, sperando in una chiamata importante, da MLS o Vecchio Continente, che non arriverà in fretta e furia.

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LA CARRIERA DI HILGENBRINCK

Rappresentante di uno sport in ascesa come il calcio a stelle e strisce di fine anni '90, Hilgenbrinck fa parte della Nazionale statunitense Under 17 prima di trasferirsi al collage. Ballo di fine anno, approdo in una nuova realtà e triennio, già citato, con i Clemson Tigers. Titolare nel triennio di permanenza all'università, vedrà le sue aspettative di una carriera calcistica schiantarsi davanti al gelo nel draft della Major League Soccer 2004. Il suo è stato un discreto triennio, comunque non esaltante.

Le proposte dalla MLS non arrivano e Hilgenbrinck, deluso e spalle al muro, decide di accettare il consiglio di Claudio Arias, un allenatore cileno che lavora nella Southern Wesleyan University, vicinissima alla Clemson. Il manager gli ricorda che uno su mille ce la fa, ma lui può essere quel ragazzo straordinario di cui parlano canzoni, motti e modi di dire. Certo, dovrà passare per fuoco e spade, ma avrà comunque la sua opportunità.

Il suggerimento di Arias è quello di cercare in Cile un club che possa farlo crescere tra i professionisti. Non sarà l'Europa, ma è un punto di partenza tra i grandi, così da farsi notare per il futuro. E così, nel 2004, Hilgenbrinck firma per l'Huachipato. Le potenzialità ci sono, ma la squadra della massima serie non lo considera ancora pronto. Troppo lontano dalla cattiveria dei campi sudamericani, poco maturo per essere subito gettato nella mischia. Viene così ceduto in prestito al Deportes Naval prima e alla Ñublense a titolo definitivo poi, entrambi nella seconda serie.

Qua si rende conto di avere realmente delle possibilità di carriera calcistica, ringraziando il Cielo per l'incontro con Arias e il talento. Dopo la promozione con l'ultimo club citato e quattro anni in Sudamerica, Hilgenbrinck si è fatto un nome. Finalmente i club della MLS si accorgono di lui, tanto da farsi la guerra per averlo. I Colorado Rapids hanno la meglio nel 2008, ma il club delle Montagne Rocciose deve nuovamente spezzare sogni e aspettative di Chase: il club ha bisogno di tagliare dei giocatori per aver sforato il tetto salariale e tra i nomi scelti dalla società c'è anche lui.

Passa però poco, giusto il tempo di ricaricare pile e far sfogliare curriculum: due settimane dopo si fanno avanti i New England Revolutions, che senza dubbi sulle sue capacità e fastidi monetari, lo portano in squadra nel marzo 2008. A luglio, Hilgenbrinck giocherà la sua gara d'addio al pallone professionistico n quel del Gillette Stadium di Foxborough, Massachusetts: di fronte i messicani del Santos Laguna, per la sua quarta e ultima partita a difesa dell'onore dei NER.

LA VOCAZIONE

Hilgenbrinck chiude la carriera calcistica nel 2008 per cambiare completamente mestiere, dopo un anno di notti pregne di dubbi e giornate passate a pregare e calciare. Senza un preciso ordine. Dal 2007, quando gioca con la Nublense, ha dei grossi dubbi. E' diventato una star del campionato cileno, ma non pensa alla fama. Spesso questa scelta di vita lo limita, nonostante a lui piaccia così, sicuro della vita scelta. Vince il premio di miglior giocatore e con il premio denaro acquista attrezzature sportive per una scuola povera del luogo.

Viene visto come strano, fuori dal mondo calcistico, ma lui, come racconterà in seguito a EWTN, sarà spinto ulteriormente a fare del bene:

"Essere soli in un altro paese, con un’altra cultura e un’altra lingua, significavano molto. Sono sempre stato credente, e non nego che già da bambino mi sarebbe piaciuto diventare prete. Il difficile è arrivato quando ho dovuto scegliere, e spiegare ai miei genitori e alla mia ragazza che stavo per entrare in seminario".

E' diviso, ma la sua scelta sta tendendo verso la carriera ecclesiastica. Per essere sicuro, però, scrive al direttore del centro delle vocazioni, padre Brian Brownsey, in quel di Peoria. Il sacerdote gli chiede di scrivere un’autobiografia di 20 pagine e inviare le risposte a diverse domande come prova. Superata.

In Cile, dirà, approfondirà ulteriormente una fede mai abbandonata in vita sua, ma comunque non occupante la maggior parte del suo tempo, leggendo la Bibbia e diversi testi religiosi. Si sente solo in un paese diverso, con una lingua che sta imparando lentamente. HIlgenbrinck svelerà la sua svolta anni più tardi:

"Sono andato a pregare in una chiesa in cui ho trovato la mia pace. Nell’inverno del Cile, mentre pioveva e tutto era congelato, ero seduto da solo nella chiesa dell’Assunta. Stavo pregando davanti al tabernacolo, da solo con il Signore. Pregai per essere confortato, di avere più pace, che le cose mi andassero bene nel calcio. E proprio lì, in silenzio, ho sentito sul fondo del mio cuore, in inglese: 'Be my priest' (sii mio sacerdote) e non riuscivo a crederci. Quell'esperienza fu molto scomoda e non volevo crederci. Ho detto che non sapeva cosa stava dicendo, ero convinto che era qualcosa che avevo sognato, non ci avrei mai pensato e non volevo farlo. Ma in fondo sapevo che era la chiamata del Signore. Alla fine l'ho ascoltato e le cose hanno iniziato ad andare bene".

DAL CAMPO AL SEMINARIO

Negli Stati Uniti, il quattro luglio è il Giorno dell'Indipendenza. Trasmissione orale, libri, film, canzoni e incisioni hanno raccontato di come il 4 luglio 1776 le tredici colonie britanniche si resero indipendenti dall'Impero Britannico, dando via di fatto alla storia degli States. Più di duecento anni dopo, il primo del mese, Hilgenbrinck farà valere la clausola all'interno del contratto firmato con i New England.

Questa, di fatto, prevedeva che potesse liberarsi poco dopo tale data a determinate condizioni. Proprio il primo luglio si celebra l'ingresso dei nuovi seminaristi, che Hilgenbrinck ha colto come segno provvidenziale, per iniziare una nuova vita:

"Quando si gioca a calcio si deve migliorare ogni giorno. E’ lo stesso con la fede. Bisogna migliorare ogni giorno e cercare nuove opportunità per approfondire il nostro rapporto con Cristo. Voglio essere una sua luce. Ciò che conta è lui, non me. Dio mi sta permettendo di realizzare tutti i miei sogni, calcio compreso. Se mi mancheranno i campi da gioco? Certo, ma so che sto intraprendendo un percorso giusto. E che mi renderà felice".

Quando può, Hilgenbrinck partecipa a corsi motivazionali per raccontare di come, nonostante fosse in un mondo dorato, seppur lontano dalle copertine del più alto livello calcistico europeo, si possa scegliere di mollare tutto, ad appena 26 anni, per seguire un'altra strada, meno appariscente, condivisibile solamente in parte da tifosi e curiosi. Soggettività, personale.

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