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Son MilitaryGetty

Il successo da "fuori quota" e le "settimane difficili": l'addestramento militare di Heung-min Son

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Prima della pandemia da Covid-19, circa lo 0,3% del PIL della Corea del Sud dipendeva strettamente da tutto ciò che veniva prodotto, in termini musicali, culturali e turistici (sì, anche quelli) dai BTS. Insomma: parte dell’immagine del Paese, in senso positivo, si legava all’immagine che il gruppo sudcoreano dava allo stesso: economicamente, tutto ciò si traduce in 5,5 bilioni di won nelle casse dello Stato. Un impatto mediatico senza precedenti.

Il risvolto sociale dei Bangtan Boys non è da ignorare, poi: grazie al loro successo internazionale, i BTS sono riusciti a rendere solidi i rapporti diplomatici tra la Corea del Sud e gli USA, tant’è che il loro “fenomeno” è stato associato (calmi, si tratta sia di epoche che di generi e contesti differenti) a quello dei Beatles, e alla relativa Beatlemania. Eppure, neanche il gruppo K-Pop “più grande e di maggior successo al mondo” (come lo ha definito Forbes) è riuscito a evitare l’arruolamento al servizio militare obbligatorio, esibendosi per l’ultima volta il 15 ottobre 2022, prima di lasciare le scene fino al 2025 (anno in cui tutti i componenti dei BTS avranno terminato l’esperienza nelle forze armate). Figuriamoci se poteva riuscirci Son Heung-min.

In verità, l’articolo 39 della Costituzione della Repubblica di Corea fa una piccola eccezione, in termini di durata del servizio, per le figure di spicco in chiave culturale. Su raccomandazione del Ministro della Cultura, dello Sport e del Turismo, questi possono ridurre il periodo di addestramento militare dai ventidue mesi previsti dalla legge (prima entro i 28 anni d’età, poi portati a 30) a tre settimane. Uno sconto mica da poco: la conditio per evitare di “bloccare” la propria carriera “artistica” (anche il calcio è un’arte, si sa) per quasi due anni è ottenere riconoscimenti internazionali. Nel caso di un calciatore, occorre vincere qualcosa con la Nazionale sudcoreana. E qui bisogna fare un passo indietro.

Son KoreaGetty

Il 2018 per Son è un anno importantissimo per evitare di compromettere il suo futuro: a 26 anni non ha ancora vinto nulla con la Corea del Sud, nonostante abbia ricevuto due medaglie, rispettivamente di Bronzo e d’Argento, per il terzo posto e il secondo posto in Coppa d’Asia nel 2011 e nel 2015 (perdendo in finale contro l’Australia, ai supplementari, segnando pure).

Sui Mondiali meglio stendere un velo pietoso: in Brasile, nel 2014, le “Tigri asiatiche” chiudono il Gruppo H all’ultimo posto, dietro a Belgio, Algeria e Russia. Ecco, in Russia, nel 2018, va un po’ meglio, ma mica tanto: vincono sì contro la Germania con le reti di Kim Young-Gwon e dello stesso Son, ma finiscono dietro a Svezia e Messico. Il terzo posto davanti ai tedeschi non basta a evitare ai sudcoreani un ritorno a casa caratterizzato da un pesante, simbolicamente, lancio di uova e cuscini. Non restano molte altre occasioni per “evitare” il servizio militare.

Stiamo comunque parlando di uno dei più importanti giocatori al mondo, in quel periodo nel suo “prime”: nel 2015 e nel 2017 ha vinto il premio come miglior giocatore asiatico dell’anno (cosa che si ripeterà nel 2019). Nel 2018, poi, il Tottenham di Mauricio Pochettino arriva terzo in Premier League dietro a Manchester City (ok, a 100 punti) e Manchester United: dei 74 goal messi a segno, 12 sono di Son. Secondo solo ad Harry Kane (30).

Rientrati in patria, l’unico pensiero dell’attaccante nato a Chuncheon e cresciuto calcisticamente, in Europa, nell’Amburgo e nel Bayer Leverkusen, è proiettato a quel che può accadere ad agosto: in Indonesia si tengono i Giochi asiatici, a cui possono partecipare, però, solo le rappresentative giovanili. Lui, che come detto di anni ne ha 26, viene convocato come fuori quota. O la va, o la spacca. E pensare che l’esordio di Son è da dimenticare: subentra a mezz’ora dalla fine della sfida, la seconda nel torneo, contro la Malesia, che terminerà 2-1. Da quel momento in poi il commissario tecnico Bong-gil Kim preferisce non privarsene.

Gioca da capitano le restanti gare, fino all’atto conclusivo della competizione: la Corea del Sud batte il Giappone per 2-1 ai tempi supplementari. Sui goal di Sung-woo Lee e Hee-chan Hwang pesano gli assist di Heung-min Son. Trofeo internazionale alzato al cielo: leva obbligatoria parzialmente evitata.

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“Non avevo nemmeno un telefono: mi sono mancati i tifosi. Quando ho concluso l'addestramento non riuscivo a leggere tutti i messaggi da quanti erano. Sono davvero grato a tutti, spero di riuscire a farli contenti una volta tornato in campo”.

A rendere ulteriormente la cosa, ovviamente nei limiti del possibile (comprendete il senso del concetto), il lockdown dovuto alla diffusione del Covid-19: coi campionati fermi e sospesi, e senza ancora un’indicazione ben precisa, tra aprile e maggio del 2020 Son torna in patria per le 3 settimane previste (nel corpo della marina), per legge, dallo “sconto”. Un’esperienza particolare.

"Il primo giorno non ci conoscevamo e quindi è stato un po' strano. ma poi abbiamo dovuto passare tanti giorni insieme in una stanza con 10 persone: all'inizio i ragazzi non riuscivano nemmeno a parlarmi, ma dopo abbiamo riso e scherzato tutti insieme".

Settimane che Son definirà, ai microfoni del sito ufficiale degli Spurs, “difficili”. E ci crediamo: tra le prove sostenute ci sono anche degli scontri a fuoco simulati e cammini in marcia da 30 chilometri. Figuriamoci: corre sì, in campo. Lo ha sempre fatto: questa è un’altra roba.

Nel luglio del 2022 il Tottenham di Antonio Conte ha scelto la Corea del Sud per svolgere parte della pre-season estiva: una volta “scesi” dall’aereo, varcate le porte degli arrivi, all’aeroporto di Seoul ad attenderli c’è un uomo con un cartello. “Welcome to Seoul”: sorride, sotto la mascherina, prima di abbracciare l’allenatore italiano. Alle sue spalle c’è così tanta gente da non poterla quantificare. Lo adorano tutti: è un simbolo.

L'immagine chiave su cosa significhi, per Son, il calcio l'ha consegnata lo scorso dicembre: al termine della sfida dei Mondiali in Qatar contro il Portogallo, vinta dalla Corea, crolla al suolo. Piange. Al di là di tutto, al di là della leva, al di là delle scorciatoie, ci è riuscito. La sua Nazionale ha passato il turno. Tanto siamo abituati a vederlo sorridere, che le sue lacrime spezzano tutti, riflettendo l'orgoglio di un intero Paese. Non è un membro dei BTS (a cui toccherà la leva obbligatoria senza "sconti" nonostante i tanti riconoscimenti internazionali), Son: non ha neanche un’incidenza nel PIL del suo Stato. È, forse, il più forte calciatore che sia mai uscito da lì, però: e su questo ci sono pochi dubbi.

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