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Hatem Ben Arfa, il ragazzino che giocava con i jeans

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Avete presente quel ragazzino che era il più forte di tutti a giocare a pallone? Quello che passava la palla solo quando era costretto, quello che avresti preso a calci ogni volta che te lo trovavi davanti. Quello che smarcava tutti e poi segnava, con quel sorrisino fastidioso stampato in faccia.

Tutti noi che abbiamo giocato a calcio per strada o in piazza, almeno una volta nella vita, abbiamo conosciuto quel ragazzino. Lo odiavi per il suo atteggiamento, perché magari passava di lì per caso, giocava dieci minuti con addosso i jeans e non gliela toglievi mai. Però lo amavi e allo stesso tempo lo invidiavi per quello che sapeva fare con il pallone. Quel ragazzino è Hatem Ben Arfa. E non è mai cresciuto, nemmeno quando è diventato uno dei giocatori più pagati al mondo.

C'è una canzone dei Five for Fighting che dice: "It's not easy to be me", "Non è facile essere me". Parla di un supereroe con poteri straordinari, ma non infallibile e perfetto come tutti vorrebbero. Lo descrive come un normale essere umano con addosso la pressione di soddisfare le aspettative altrui. Non è facile essere Ben Arfa, non lo è mai stato.

"Non ha niente in meno di Cristiano Ronaldo", diceva Domenech.

"Fa giocate alla Maradona", sentenziava Wenger.

"Sembrava Messi, ma ha preso strade sbagliate", il riassunto finale di Benzema.

Lui e Karim sono cresciuti insieme nel miglior Lione della storia, con l'aureola da predestinati sopra la testa. Uno dei due vincerà quattro Champions League e a quei tempi nessuno dubitava su chi dei due ci sarebbe riuscito. Sbaglieranno tutti, ovviamente. Sbaglierà anche Ben Arfa a trasferirsi prima al Marsiglia e poi al Newcastle, dove a tratti è tornato ad essere quel ragazzino che giocava 10 minuti con i jeans prima di fare serata. Umiliando ovviamente tutti, senza sporcarsi. Mentre voi eravate lì, tutti sudati, in pantaloncini e con le ginocchia sbucciate.

“Era un fuoriclasse, ma passava poco la palla, e quando glielo facevo presente spesso si innervosiva”.

Il problema è che alla fine ad innervosirsi sul serio è stato proprio Alan Pardew, l'allora manager del Newcastle, che lo ha messo prima nella squadra riserve e poi sul mercato. L'esperienza in Inghilterra di Ben Arfa si è conclusa con la rescissione del contratto dopo un inutile prestito all'Hull City. Il ragazzino è rimasto senza squadra e a 28 anni, almeno teoricamente, non sarebbe nemmeno più un ragazzino.

Nessuno poteva immaginare quello che poi è successo a Nizza, senza troppe pretese, senza troppe aspettative. Ben Arfa è arrivato all'improvviso, come quel ragazzino su quel campetto. Ha chiesto solo di giocare e ha giocato praticamente da solo. Una sola stagione, ma da vero supereroe: 37 partite, 18 goal e 7 assist. Nizza in Champions League e lui (quasi) all'Europeo.

Faceva cose tipo questa:

O questa:

E ti ha fatto avere reazioni tipo questa:

Tre video che rappresentano l'essenza di Ben Arfa, il pacchetto completo. C'è quando ti fa impazzire saltando tutti come se stesse giocando contro i cuginetti nel giardino di casa, ma rimane splendidamente fine a se stesso. C'è quando decide di essere maledettamente concreto, facendoti impazzire comunque e allo stesso tempo riflettere, anche un po' incazzare. La reazione del suo portiere Cardinale, nell'ultimo dei tre video, è quella che abbiamo tutti ogni volta che Ben Arfa si inventa una magia delle sue. Non te lo spieghi, non ti dai pace sul perché non sia lì a giocarsela davvero con Messi e Ronaldo.

Ogni volta ci hai sperato che potesse essere quella buona. Come quando ha coronato il suo sogno di giocare nel PSG dopo la fantascientifica stagione trascorsa al Nizza. Contratto da 4 milioni e mezzo a stagione e occasione della vita in una big alla soglia dei 30 anni. La maturazione è avvenuta. Anzi, aspettate, rettifichiamo: la maturazione è avvenuta? No, ovviamente no, che domande. Da grandi poteri non derivano grandi responsabilità se sei Ben Arfa. Se sei Ben Arfa resti quel ragazzino, non smetti mai di esserlo. Come raccontato dall'ex compagno Meunier.

“Prima di una partitella di fine allenamento disse: ‘Adesso prendo la palla, scarto tutti e faccio goal sotto le gambe al portiere’. Prese il pallone, scartò tutti e fece goal al portiere sotto le gambe. Dopo esce e torna in spogliatoio. É qualcosa di grande Hatem. É un po' uno spreco, vederlo così".

Uno spreco, esatto. E' questo che è stato Ben Arfa al PSG. Uno spreco di talento e uno spreco di denaro per un giocatore rimasto un anno senza disputare una partita ufficiale. "Tu non sei Messi, altrimenti non staremo qui a parlare. Non puoi vincere le partite da solo", gli disse un giorno Emery in allenamento poco prima di metterlo fuori squadra. Ma era come dirlo a un ragazzino, a quel ragazzino. 

Il 5 aprile 2018 ha festeggiato un anno senza giocare una partita al PSG con tanto di torta: "Buon compleanno a me, si festeggia un anno in ripostiglio". Qualche mese dopo il calvario parigino si è concluso con l'ennesima rescissione. Nella stessa estate è arrivata la chiamata del Rennes: zero pressioni, zero aspettative. Ed ecco che la luce si è riaccesa. Ed ecco che siamo tornati ad avere quelle reazioni e quelle solite speranze dopo che Ben Arfa ha portato il Rennes a vincere il suo primo trofeo dopo oltre 40 anni, la Coupe de France, in finale proprio contro il PSG.

“Rivincita? No, sono fiero di me. Ho saputo gestire la tempesta, la vita oggi mi ha ricompensato. La dirigenza del PSG non mi ha rispettato come uomo. Quando ti comporti male, ne paghi le conseguenze. A loro, oggi, è successo proprio questo”.

Ma la magia ancora una volta è durata poco, proprio come quei 10 minuti in jeans al campetto. E' arrivata la rescissione anche col Rennes e un trasferimento improbabile al Valladolid di Ronaldo, dove tra Covid e infortuni non ha praticamente mai giocato. E pensare che in Italia avevamo iniziato tutti a sognare quando il suo nome era stato accostato a Sampdoria, Fiorentina e soprattuttio Atalanta. Lui stesso aveva votato sì a un sondaggio in una story pubblicata da una pagina Instagram di tifosi della Dea. Ma ve lo immaginate cosa poteva essere Ben Arfa al'Atalanta? Quasi pornografia.

Invece è ripartito dal Lille, dove ogni tanto si ricordava di essere ancora quel ragazzino. Quello più forte di tutti. Anche se per soli 10 minuti e con i jeans addosso. Mentre oggi, a 37 anni, si ritrova svincolato. In attesa di una nuova occasione, se mai arriverà.

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